Dopo trent'anni dalla scoperta dell'AIDS, arriva la pillola che ne previene il contagio.


Sono trascorsi quasi 31 anni dalla scoperta dell'AIDS e, dopo oltre 46 milioni di morti in tutto il mondo, la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita è giunta finalmente ad una svolta che può essere considerata epocale. In pratica un gruppo di esperti che fanno capo alla Food and Drug Administration, ovvero l'ente federale statunitense per il controllo degli alimenti e dei farmaci, (conosciuta anche con l'aconimo FDA), in questi giorni ha espresso il primo parere favorevole all'utilizzo del Truvada, vale a dire una pillola in grado di prevenire l'infezione da HIV nei soggetti sani. Il che ha rappresentato la prima tappa tra l'approvazione ufficiale del farmaco, che dovrebbe avvenire entro quest'estate, e la sua successiva commercializzazione a fini preventivi anche nel resto del mondo, compresa l'Italia. Tuttavia il Truvada, che è stata prodotta da una società californiana, la Gilead Sciences Inc, viene utilizzata già dal 2004 per attenuare i sintomi degli individui sieropositivi al modico prezzo di 11-14 mila dollari l'anno, (equivalenti in media a 600.000 dollari nel corso di una vita). Però fino ad oggi non era mai stata approvata dall'FDA per la prevenzione dell'AIDS, (e pertanto le assicurazioni mediche non lo rimborsavano), anche se un precendente studio del 2010 ne aveva dimostrato l'efficacia nel ridurre i pericoli di contagio tra le coppie etero e quelle omosessuali nelle quali era presente un partner sieropositivo. In sostanza il Truvada prevede la combinazione di due farmaci, (vale a dire l'emtricitabina ed il tenofovir), che hanno la funzione di interferire con l'abilità del virus dell'HIV di replicarsi nelle cellule, e rappresenta anche un avvicinamento di profilassi da pre-esposizione priva di effetti collaterali. Inoltre, secondo gli esperti della Food and Drog Administration, il suddetto farmaco dovrebbe essere approvato per tutte le persone sane ma che sono a rischio di contrarre il virus, soprattutto uomini omosessuali e bisex e donne con partner sieropositivi. Comunque la decisione finale dell'ente federale statunitense, che è attesa entro il prossimo 15 Giugno, si prevede sarà positiva. Al riguardo Lisa Sterman, famosa dottoressa di Castro Street, cioè il quartiere gay di San Francisco, ha dichiarato: "Siamo alla vigilia di una svolta storica. È la prima volta in ben 30 anni che si parla di un farmaco efficace per la prevenzione dell'HIV". Tuttavia in un'America dove 1,2 milioni di persone sono sieropositive e 50 mila nuove infezioni vengono diagnosticate ogni anno, la comunità gay si è già spaccata in due. Infatti Michael Weinstein, presidente della AIDS Healthcare Foundation, ovvero il più grande fornitore di cure anti-AIDS degli Stati Uniti, ha affermato: "Il Truvada sarà una catastrofe per la prevenzione dell'HIV", poiché, sempre secondo quanto sostenuto da lui, "il farmaco finirà per incoraggiare comportamenti a rischio, smantellando decenni di campagne di informazione all'insegna del sesso sicuro". Successivamente Michael Weinstein ha proseguito spiegando: "Il metodo scientificamente più sicuro per prevenire l'AIDS è il preservativo. E sarebbe un disastro se gli uomini omosessuali smettessero di usarlo". Mentre il Dottor Barry Zingman, direttore dell'AIDS Center al Montefiore Medical Center di New York, ha, infine, concluso dichiarando: "Tuttavia anche il programma "siringhe pulite" venne a suo tempo accusato di incoraggiare le tossicodipendenze, ed invece ha finito solo per diminuire drasticamente i casi di epatite e di AIDS tra i drogati".

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