In arrivo un altro accordo pericoloso per il mondo della Rete; questa volta si tratta del TPPA.


Stamattina a Dallas le rappresentanze di diversi Paesi si sono riunite per negoziare alcune nuove regole per Internet, comprese alcune norme sulla proprietà intellettuale che potrebbero sbiadire la libertà d'informazione online. Infatti un nuovo accordo commerciale attualmente in via di definizione denominato TPPA, acronimo che sta a significare Trans-Pacific Partnership Agreement, (qui la bozza in formato pdf), potrebbe rivelarsi peggiore dell'ACTA, creando nuovi standard per l'applicazione dei brevetti e del copyright. In pratica il TPPA è un accordo di libero commercio che ha come obiettivo quello di rimuovere i cosiddetti "ostacoli commerciali" come le tariffe doganali e le quote d'importazione per facilitare commercio ed investimenti nella regione Asia-Pacifico. Tuttavia però contiene anche alcune norme davvero pericolose per la Rete, intesa come piattaforma commerciale per la produzione e la vendita di beni, merci e servizi.  Infatti, secondo alcuni osservatori, tra cui anche la Electronic Frontier Foundation, (più comunemente conosciuta con la sigla EFF), il TPPA somiglia sia al tanto contestato accordo anticontraffazione, (vale a dire l'ACTA - Anti-Counterfeiting Trade Agreement), sia all'altrettanto contestata proposta di legge nota con la sigla SOPA, (acronimo di Stop Online Piracy Act), poiché nel capitolo che riguarda la proprietà intellettuale ne rimarca le raccomandazioni. Inoltre da alcuni documenti riservati trapelati negli scorsi mesi è emerso che il suddetto trattato: considera violazione del copyright anche le riproduzioni temporanee a dispetto delle regole stabilite dalla WIPO, (vale a dire l'Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale); vieta l'importazione di merci senza l'autorizzazione dei titolari del copyright ed, oltretutto, allunga la vita del copyright stesso oltre gli accordi TRIPs, (Agreement on Trade-Related Aspects of IP). In particolare per tutti i Paesi che decideranno di firmarlo questa estensione riguarderà la regola dei settanta anni di tutela dopo la morte dell'autore nel caso di opere individuali, 95 anni dopo la pubblicazione e 120 anni per quelle opere creative di proprietà aziendale, (come ad esempio, Mickey Mouse). Per di più il TPPA impone una norma che impedisce di applicare le misure tecniche di protezione, (le cosiddette TPM), e tratta il loro aggiramento come un reato separato anche in assenza di una vera e propria violazione del copyright, facendo praticamente carta straccia delle leggi più avanzate al riguardo, come quella neozelandese e quella australiana emanate nel 2007 relative alle misure di protezione dei codici regionali dei DVD, dei videogame, dei lettori e del software incorporato nei dispositivi che restringono l'accesso a beni e servizi. Oltretutto al suddetto accordo, d'altra parte già firmato da Singapore, Cile, Nuova Zelanda, Brunei, Australia, si sono detti interessati, oltre agli Stati Uniti che l'hanno proposto, anche Malesia, Perù e Vietnam, ovvero un insieme di Paesi che rappresentano circa il 40% del commercio mondiale, ed un volume di scambi destinato ad aumentare con la possibile aggiunta di Giappone, Messico e Canada. In tal proposito David Campbell, il presidente del Partito Pirata australiano, durante un incontro tenutosi a Melbourne, ha sostenuto: "Le norme del TPPA relative al copyright potrebbero impedire ad un utente di usare come gli pare i media che preferisce". Ed ha proseguito spiegando: "Se si acquista un nuovo iPod, non sarà più possibile accedere alla collezione di musica preesistente con il nuovo dispositivo, ma si dovrà pagare la licenza una seconda volta". Infatti in base al TPPA una compagnia straniera potrebbe ottenere informazioni personali dagli Internet Service Provider locali semplicemente accusando un loro cliente di attività illegale. Oltretutto, secondo la Public Knowledge, un associazione no-profit che si è rivolta al governo americano scrivendo una lettera aperta, "Un accordo commerciale del ventunesimo secolo dovrebbe riflettere i diritti e gli interessi di tutti coloro le cui attività siano influenzate dal copyright, poiché coinvolge non solo produttori e distributori di contenuti, ma anche tutte le aziende tecnologiche i cui prodotti sono usati per copiare, immagazzinare, accedere, usare e riutilizzare le opere protette da copyright". E dunque una protezione eccessiva indebolirebbe la capacità commerciale di tali compagnie altrimenti co-responsabili di violare una legge che, limitando la capacità di rintracciare l'uso di tecnologie e contenuti da parte dei singoli utenti, crea un grave danno alla libertà ed alla capacità di innovzione. Il che produrrà un saldo negativo sulle dinamiche commerciali degli stessi Paesi firmatari. Comunque Venerdì prossimo si chiuderà sempre a Dallas il dodicesimo round negoziale condotto dal Rappresentante Statunitense per il Commercio. Al riguardo il presidente americano Barack Obama ha, infine, chiesto che l'accordo venga chiuso entro la fine dell'anno in corso.

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