Un vaccino contro l'Herpes Zoster.


Secondo recenti statistiche, circa 1 persona su 4 in Europa è destinata a soffrire di Herpes Zoster, (o meglio noto come "Fuoco di Sant'Antonio"), nel corso della propria vita, ed in 2 casi su 3 ciò avverrà dopo i 50 anni. Questo perché si tratta di una malattia che, sempre in Europa, colpisce ogni anno oltre 1,7 milioni di persone, (di cui circa 157.000 in Italia), con un'incidenza che è destinata a crescere nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, con ricadute significative in termini economici e sociali. Tra l'altro molti non sanno che ammalarsi di varicella da bambini è sufficiente per essere passibili nell'ammalarsi di Herpes Zoster. Difatti, una volta esaurita la fase di invasione primaria come comune varicella, l'Herpesvirus umano si ritira nelle terminazioni nervose e qui vi ci si annida in uno stadio di latenza, per poi rendersi nuovamente visibile anche a distanza di anni, appunto, sotto forma di "Fuoco di Sant'Antonio; il che avviene principalmente come conseguenza del declino fisiologico delle difese immunitarie, (o immunosenescenza), che si verifica con l'avanzare dell'età. Inoltre l'invecchiamento è associato anche ad una maggiore gravità della malattia, alla comparsa ed alla severità delle sue complicanze ed ad un più alto numero di ospedalizzazioni che, per oltre il 60%, riguardano soggetti con più di 65 anni, facendo così registrare una degenza media annua di oltre 22.000 giornate. Ma tuttavia non è solo l'invecchiamento a poter aumentare il rischio di sviluppare l'Herpes Zoster, ma anche alcune malattie croniche: pazienti con diabete o Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, (meglio noto con la sigla BPCO), sono esposti da 2 ad 8 volte in più al rischio di sviluppare l'infezione in questione. Al riguardo Giancarlo Icardi, direttore del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Genova, ha spiegato: "Quando si parla di Fuoco di Sant'Antonio è facile pensare che si tratti semplicemente di un'eruzione cutanea che si manifesta con la comparsa di vescicole in corrispondenza dell'area interessata dalla riattivazione virale. In realtà la malattia è espressione di una sofferenza del nervo causata dal virus che, risvegliandosi, provoca un'infiammazione. Pertanto, anche se le manifestazioni cliniche sono limitate ad un'area circoscritta del corpo, il grado di compromissione dello stato di benessere dell'individuo è generale. Il 60-90% dei pazienti prova dolore durante la fase acuta dell'Herpes Zoster, che si risolve solitamente in 2-4 settimane con la guarigione dal rash cutaneo". Tuttavia non sempre il "Fuoco di Sant'Antonio" si esaurisce clinicamente con la fase acuta; infatti il 20-25% dei pazienti oltre i 50 anni con Herpes Zoster sviluppa la complicanza più temibile: la Nevralgia Posterpetica. In tal proposito lo stesso Giancarlo Icardi ha dichiarato: "La Nevralgia Posterpetica è causa di grande sofferenza ed invalidità, tale da interferire in maniera significativa nella quotidianità e nella vita attiva dei pazienti, in alcuni casi addirittura costringendo ad abbandonare in anticipo il lavoro. È principalmente questo il motivo per cui vi è un'attenzione diffusa verso il Fuoco di Sant'Antonio. Ciò non deve far comunque dimenticare che la malattia può provocare anche altre complicanze tanto frequenti quanto fastidiose. Tra queste, l'Herpes Zoster Oftalmico, che colpisce la divisione oftalmica del nervo trigemino ed interessa il 10-20% dei pazienti, con conseguenze anche molto gravi a carico dell'occhio, inclusa una riduzione permanente della vista e persino cecità". Mentre Tommasa Maio, responsabile del Progetto MMG e Vaccinazioni della FIMMG, ha spiegato: "La principale esigenza dei pazienti affetti da Fuoco di Sant'Antonio e da Nevralgia Posterpetica è senz'altro la riduzione del dolore, oltre alla necessità di tenere sotto controllo le infezioni cutanee per evitare il rischio di sovrainfezioni batteriche. I farmaci utilizzati, (antivirali, antinfiammatori ed analgesici), sono parzialmente efficaci nell'eliminazione del dolore in tempi brevi e, soprattutto, possono essere gravati da pesanti effetti collaterali, particolarmente significativi per quei pazienti che utilizzano già altri farmaci per patologie croniche concomitanti". Ad ogni modo attualmente non sono disponibili molti trattamenti medici che possano prevenire l'insorgenza del "Fuoco di Sant'Antonio" e delle sue complicanze: l'unico modo per prevenirle è attraverso la vaccinazione, ad oggi possibile grazie al primo vaccino contro l'Herpes Zoster, autorizzato recentemente in Europa per l'immunizzazione degli adulti over 50, nonché l'unico in grado di contrastare la riattivazione e la replicazione virale del virus varicella zoster, riducendo dal 51% a circa il 70% il rischio di sviluppare la malattia; oltretutto la sicurezza e l'efficacia del vaccino sono stati provati da numerosi studi clinici. Al riguardo Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze ed Ortopedia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché presidente di Italia Longeva, ha spiegato: "Vaccinare significa prevenire la presenza di condizioni croniche potenzialmente invalidanti e comunque ad alto impatto sulla qualità di vita dell'anziano. Per dare un senso all'aumento dell'aspettativa di vita bisogna mettere i cittadini nelle condizioni di realizzare una vita in salute, attiva ed indipendente mentre invecchiano". Ed ha successivamente aggiunto: "Non bisogna soltanto garantire un'assistenza alla popolazione over 65, ma soprattutto assicurare che le persone raggiungano in buona salute l'età anziana, cosa che oltretutto contribuisce a migliorare la sostenibilità e l'efficienza dei sistemi sanitari e sociali. La prevenzione vaccinale va assolutamente in questa direzione, contribuendo a realizzare il paradigma dell'Healthy and Active Ageing, identificato come una delle principali sfide per i Paesi europei. Per questo motivo, è importante richiamare l'attenzione sulla vaccinazione non solo in riferimento all'età pediatrica, ma anche all'età adulta-anziana, rispetto alla quale purtroppo la vaccinazione non è considerata un intervento sanitario di routine e risulta fortemente sottoutilizzata". Infatti la prevenzione vaccinale ha dimostrato di essere favorevole anche in termini di risparmio per il Sistema Sanitario: secondo un'analisi di costo-efficacia realizzata in Italia, l'intervento vaccinale anti-Herpes Zoster risulta essere costo-efficace, consentendo una riduzione sia dei costi diretti, (visite, terapie, ospedalizzazioni), che dei costi indiretti della previdenza sociale. In Italia, i costi ammontano complessivamente ad oltre 49 milioni di euro l'anno, considerando sia la gestione del "Fuoco di Sant'Antonio" che della Nevralgia Posterpetica. In tal proposito lo stesso Roberto Bernabei ha, infine, concluso dichiarando: "La prevenzione dell'Herpes Zoster negli anziani può pertanto rappresentare un'importante strategia per promuovere la sostenibilità dei Sistemi Sanitari nelle società che invecchiano, permettendo non solo di ridurre i costi sul lungo periodo, ma anche di garantire alle persone anziane di poter dare il proprio contributo attivo all'interno della società".

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