XDCP J0044.0-2033, il "Gioiello dell'Universo" distante 9,5 miliardi di anni luce dalla Terra.


Gli scienziati l'hanno battezzato "Gioiello dell'Universo" e si tratta del più massiccio gruppo di galassie scoperto finora che si trova alla distanza record di 9,5 miliardi di anni luce dalla Terra. In pratica questo gigantesco ammasso di galassie, (il cui nome in codice completo è XDCP J0044.0-2033), è stato l'oggetto due differenti studi condotti dall'Istituto Nazionale di Astrofisica, (noto anche con la sigla INAF), con l'impiego dei satelliti Chandra, (della NASA), ed Herschel, (dell'Agenzia Spaziale Europea o ESA), e risulta talmente massiccio che per "riempirlo" ci vorrebbero 400.000 miliardi di stelle delle dimensioni del Sole. Al riguardo i responsabili dell'INAF hanno spiegato: "Gli studi, da una parte certificano come questo ammasso sia il più massiccio gruppo di galassie scoperto finora alla distanza record di 9,5 miliardi di anni luce da noi. Ma dall'altro evidenziano anche l'età relativamente giovane dell'ammasso, che gli astronomi stimano all'incirca di un miliardo di anni". Ed hanno poi proseguito spiegando: "Inoltre risultano essere giovani anche le galassie al centro di questo ammasso, come mostrano le osservazioni nel vicino infrarosso di Herschel: nelle regioni centrali è infatti presente una forsennata attività di formazione stellare, che non si riscontra in analoghi agglomerati di galassie più vicini a noi, (sia nello spazio che nel tempo), e quindi più evoluti". Mentre Gian Paolo Tozzi, ricercatore dell'INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri, il quale che ha guidato il primo dei due studi su XDCP J0044.0-2033, (in pubblicazione sulla rivista The Astrophysical Journal), ha affermato: "Abbiamo deciso di chiamare l'ammasso "Gioiello dell'Universo" perché mostra tanti "colori" dello spettro elettromagnetico, che per noi astronomi hanno un preciso significato: si va dall'emissione nella banda X da parte del gas caldo che ci permette di misurare la massa totale del cluster, all'emissione infrarossa della polvere riscaldata dall'intensa attività di formazione stellare. Tra l'altro quel nome vuole anche ricordare il luogo in cui il nostro team si è riunito per la prima volta a discutere sui dati di Chandra relativi a questo oggetto celeste, ovvero a Villa Il Gioiello, ovvero dove Galileo Galilei trascorse l'ultimo decennio della sua vita e scrisse alcune delle sue più importanti opere". Ad ogni modo l'osservazione del "Gioiello dell'Universo" nei raggi X da parte di Chandra è durata oltre 4 giorni e si è trattata della più profonda osservazione in questa banda di radiazione mai condotta su un ammasso di galassie più distante di 8 miliardi di anni luce. In tal proposito lo stesso Gian Paolo Tozzi ha spiegato: "Trovare questo enorme ammasso di galassie ad una distanza così elevata e quindi ad un'epoca così remota nella storia dell'universo ci ha sorpreso perché non è facile spiegare come un simile oggetto si sia formato nei primi 4 miliardi di anni dopo il Big Bang. Le informazioni che ci forniscono le indagini su XDCP J0044.0-2033 potranno avere un notevole impatto sulla nostra comprensione di come l'universo si sia formato ed evoluto su larga scala". Tuttavia questo ammasso risulta sorprendente anche per un'altra sua proprietà, emersa dalle osservazioni nell'infrarosso del telescopio spaziale Herschel; infatti al riguardo Joana Santos, anche lei ricercatrice INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri, che ha guidato il secondo studio su XDCP J0044.0-2033, (in pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society), ha fatto sapere: "A differenza degli ammassi più vicini, e quindi più evoluti, nel centro del "Gioiello dell'Universo" le galassie stanno formando stelle ad un ritmo di circa 2.000 nuovi astri all'anno, un dato strabiliante se pensiamo che in genere al centro degli ammassi si trovano vecchie galassie ellittiche che hanno finito di formare stelle già da miliardi di anni. Le nostre indagini ci danno una visione senza precedenti di cosa accade negli ammassi di galassie appena formati". Mentre, secondo i responsabili dell'INAF, studiare questo oggetto celeste nel lontano infrarosso è stato determinante poiché è soprattutto in questa banda della radiazione elettromagnetica che si concentra l'emissione della polvere interstellare presente attorno alle stelle in formazione e che viene riscaldata da esse. In questo modo i ricercatori sono stati in grado di ricostruire la distribuzione e la temperatura di quel materiale e risalire al tasso di formazione stellare nelle galassie dell’ammasso. Infatti in tal proposito hanno evidenziato: "Per apprezzare il valore misurato da Herschel, che, appunto, ammonta a circa 2.000 nuove stelle ogni anno, basti pensare che attualmente in tutta la nostra Via Lattea il tasso della formazione stellare è soltanto di qualche massa solare all'anno". Mentre Joana Santos ha, infine, concluso spiegando: "Questa altissima frequenza con cui si stanno accendendo nuove stelle nel "Gioiello dell'Universo" è una novità assoluta per osservazioni di ammassi galattici di questa dimensione e ci indica che l'ammasso è ancora in una delle prime fasi della sua evoluzione. Comunque sia sappiamo già che con il trascorrere del tempo prima o poi anche le galassie nel centro di XDCP J0044.0-2033 diverranno simili a quelle degli ammassi che osserviamo nell'universo locale, ovvero galassie ellittiche ricche di stelle vecchie e senza più gas diffuso".

Di seguito alcune immagini del "Gioiello dell'Universo":
http://www.nasa.gov/sites/default/files/xdcp004.jpg
http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/12/Herschel_Santos_x0044_rgb-v2.jpg

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