Dimostrato che la propensione allo studio è definita dal DNA.


A quanto pare la voglia di studiare deriva dai geni ereditati dai genitori; o almeno questo è quanto ha affermato un nuovo studio pubblicato su Personality and Individual Differences da un team di ricercatori dell'Università Statale dell'Ohio, secondo i quali la bravura degli insegnanti e l'aiuto di mamma e papà per i compiti a casa sono cose secondarie. In pratica lo studio in questione ha analizzato 13.000 coppie di gemelli, (sia omozigoti che eterozigoti), di età compresa fra i 9 ed i 16 anni e provenienti da 6 Paesi diversi, (ossia USA, Canada, Giappone, Russia, Gran Bretagna e Germania), con altrettanti sistemi di istruzione ovviamente peculiari. In sostanza ogni coppia è stata esaminata attraverso vari test psicologici per verificare il loro grado di partecipazione e la motivazione allo studio e dai risultati è emerso che la motivazione allo studio è riconducibile, appunto, a ragioni genetiche per almeno il 40-50%; motivo per cui l'ambiente sembra avere un'influenza meno determinante di quanto si supponeva. Ovviamente, come hanno spiegato gli stessi autori, ciò non significa che non valga la pena creare le condizioni migliori per ogni studente, (allo scopo di sfruttare al massimo anche il restante 50-60% di possibilità legate alle condizioni ambientali), né si tratta di un invito rivolto a genitori ed insegnanti a disinteressarsi delle performance scolastiche del bambino: segnala semplicemente il fatto che la propensione allo studio è un fenomeno complesso legato a motivi genetici, tanto che si può parlare di "caratteristica innata". Ed a dimostrazione di ciò alcuni ricercatori King's College London hanno condotto un'altra ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, secondo cui i geni che si ereditano influiscono in maniera determinante nei risultati scolastici che si riusciranno a conseguire nel corso della vita. In pratica il suddetto team, guidato dalla professoressa Seil Collins, è partito dalla volontà di analizzare l'importanza del DNA e quella dell'ambiente nel determinare le performance scolastiche degli studenti: a questo scopo sono state esaminate 6.653 coppie di gemelli omozigoti ed eterozigoti, confrontandone il punteggio ottenuto al General Certificate of Secondary Education Exam, ovvero un esame che tutti i ragazzi raggiunti i 14-16 anni affrontano in Gran Bretagna, Galles ed Irlanda del Nord. In sostanza in questa ricerca gli scienziati britannici hanno incrociato i risultati ottenuti da tutte le coppie di gemelli, scoprendo che l'ereditarietà ha un peso maggiore rispetto all'ambiente nel determinare il rendimento scolastico, quantificabile, secondo gli scienziati, nel 62% rispetto al 38% dell'ambiente; (va ricordato che per ambiente si intende l'insieme di esperienze, frequentazioni, amicizie, gusti personali e contesti sociali che contribuiscono a formare il nostro carattere e la nostra cultura). Inoltre i ricercatori inglesi hanno isolato 832 tratti genetici associabili per il 75% al concetto di ereditarietà e di buon rendimento scolastico. Quindi, se da un lato è vero che i geni trasmessi dai genitori sono fondamentali, dall'altro è altrettanto vero che senza l'impegno e la voglia di imparare i risultati non arriveranno in ogni caso. Tra l'altro è stato rilevato che questo fenomeno è più evidente fra i maschi che fra le femmine, mentre con il passare degli anni si fa sempre meno predominante per lasciare spazio alle esperienze personali effettuate ed al proprio bagaglio culturale accumulato. Perciò, in conclusione, il fatto di riuscire bene nelle materie scolastiche è, sì, legato al proprio corredo genetico, ma tuttavia tutto ciò che viene sintetizziato nella parola "ambiente" diventa sempre più importante con il passare del tempo.

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