Secondo un recente studio, essere religiosi non rende i bambini più generosi ed altruisti.


A quanto pare la generosità e l'altruismo non si imparano grazie alla fede ed alla religione; o almeno questo è quanto ha dimostrato di recente uno studio, (intitolato The Negative Association between Religiousness and Children's Altruism across the World), pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology e condotto da Jean Decety del Dipartimento di psicologia dell'Università di Chicago su un campione di oltre 1.100 bambini d'età compresa tra i 5 ed i 12 anni, provenienti da 6 Paesi, (ossia Canada, Cina, Giordania, Stati Uniti, Turchia, Sudafrica), allo scopo di misurare, appunto, se e come le religioni incidessero sui cosiddetti "comportamenti prosociali", (vale a dire quei comportamenti volti al bene degli altri senza attendersi una ricompensa). In pratica durante tale ricerca i bambini sono stati divisi in 3 gruppi, in base alle 2 religioni dominanti nei Paesi in cui è stata condotta l'indagine: il 43% era cresciuto in famiglie di fede musulmana, il 27% in famiglie atee, il 24% in famiglie cristiane; il restante 6% era stato educato secondo altri credi religiosi. Mentre ai genitori è stato chiesto di valutare la capacità di empatia e la sensibilità all'ingiustizia dei propri figli: secondo i genitori cristiani e quelli musulmani le valutazioni erano più alte rispetto a quanto dichiarato da quelli atei. Tuttavia i ricercatori hanno successivamente testato questa "sensibilità" attraverso delle prove pratiche, facendo vedere ai bambini dei video di piccola "violenza" quotidiana, con scene di coetanei che si sgambettano o si spintonano a vicenda, (sia intenzionalmente che involontariamente), chiedendo loro di valutare il livello di cattiveria e la relativa punizione da infliggere al "colpevole". Da ciò è emerso che in generale i piccoli religiosi risultavano essere più inflessibili degli atei, scegliendo punizioni più pesanti; mentre i più intransigenti sono risultati essere i giovani musulmani, (anche se lo studio non ha evidenziato particolari differenze tra musulmani e cristiani). Ad ogni modo, come già anticipato, l'altro aspetto analizzato dall'indagine è stato quello della generosità tramite un test molto semplice, basato sul cosiddetto "gioco del dittatore": ad ognuno dei bambini è stato chiesto di scegliere 10 figurine adesive in un mazzetto di 30, precisando che non ci sarebbe stato il tempo per distriburle a tutti gli altri; in seguito i ricercatori hanno chiesto loro se sarebbero stati disposti a cederne alcune ai compagni meno fortunati. In ogni caso un primo dato interessante, (già emerso anche da precedenti ricerche), è stato che il numero delle figurine regalate aumentava con l'età; mentre l'altro dato è stato che i piccoli atei sono risultati i più generosi. Ma non solo: quelli più credenti sono stati quelli a dimostrarsi meno propensi a staccarsi dalle proprie figurine, indipendentemente dalla loro collocazione geografica. Al riguardo gli autori dello studio hanno dichiarato: "Nel complesso le nostre scoperte fanno luce sull'impatto culturale delle religioni rispetto al comportamento sociale, e contraddicono la credenza comune secondo la quale i bambini cresciuti in famiglie religiose siano più altruisti e gentili degli altri. Più in generale, il nostro studio cerca di capire se la religione sia cruciale per lo sviluppo di una morale, supportando l'idea che una secolarizzazione dell'etica non riduce la gentilezza umana". Mentre lo stesso Jean Decety ha sottolineato come, (soprattutto negli Stati Uniti), sia praticamente impossibile per chi si dichiara ateo accedere a cariche di potere, soprattutto se elettive perché immediatamente nasce il sospetto di "essere immorali" o "amorali"; nonostante il fatto che, stando ai risultati di questa ricerca, sarebbe proprio il contrario. Tra l'altro il ricercatore ha cercato di dare una spiegazione ai comportamenti riscontrati, spiegando: "È come se si creasse una sorta di alibi, una "licenza morale", per cui già il fatto di seguire i dettami di una religione sia di per sé indice di bontà, autorizzando così inconsciamente i "fedeli" ad un maggiore egoismo nella vita di tutti i giorni, nei piccoli gesti quotidiani, in cui il piccolo gesto di generosità e bontà non viene riconosciuto, se non dalla persona che lo riceve". Comunque sia molto probabilmente la Fondazione John Templeton, (di ispirazione cristiana e che ha finanziato lo studio in questione), non sia aspettava un risultato che rimettesse in discussione il concetto di moralità basata sulla religione. Difatti in tal proposito i ricercatori hanno, infine concluso ribadendo: "I nostri dati rimettono in discussione il fatto che la religione sarebbe vitale per lo sviluppo morale dei bambini e supportano l'idea che la secolarizzazione del discorso morale non diminuirà il livello di bontà umana, anzi, sarà tutto il contrario".

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