Dimostrato che anche i padri influenzano la salute dei figli.


A quanto pare anche i futuri papà dovrebbero attenersi ad uno stile di vita salutare per facilitare il futuro dei propri figli; o almeno questo è quanto ha suggerito una recente revisione del Georgetown University Medical Center e pubblicata sull'American Journal of Stem Cells, la quale ha dimostrato come a determinare lo stato di salute dei bambini siano anche l'età degli uomini al momento del concepimento ed il loro stile di vita, (oltre a quello delle mamme). Al riguardo Joanna Kitlinska, una delle autrici della ricerca, ha spiegato: "Sappiamo già che l'ambiente nutrizionale, ormonale e psicologico fornito dalla madre altera permanentemente la struttura degli organi, la risposta cellulare e l'espressione dei geni nella prole, ma il nostro studio indica che la stessa cosa è vera anche per i padri. Il cui stile di vita e quanti anni hanno può riflettersi nelle molecole che controllano la funzione dei geni. In questo modo un padre può influenzare la prole non solo nell'immediato, ma anche nelle generazioni future". In pratica, secondo i numeri raccolti durante lo studio in questione, dopo i 25 anni il rischio di avere figli schizofrenici, ad esempio, aumenta in maniera significativa ogni 5 anni, con valori molto alti a partire dai 45 anni. Invece dopo i 40 anni il rischio di avere figli con un disturbo dello spettro autistico è pari a 5,7 volte di quello esistente se si fa un figlio prima dei 30 anni. Tra l'altro l'età avanzata del papà è correlata anche ad una maggiore incidenza di difetti congeniti come, ad esempio, anomalie cardiache, difetti dell'apparato muscolo-scheletrico, della trachea e/o dell'esofago. Tuttavia l'influenza esercitata dall'età non è solo di natura genetica: lo scarto in termini di anni produce effetti distorsivi anche a livello di relazione psicologica. Difatti in tal proposito Simonetta Gentile, psicoterapeuta dell'età evolutiva e responsabile dell'unità di psicologia clinica all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha commentato tale scoperta, dichiarando: "L'età dei genitori, e in questo caso del padre, è un fondamentale nel processo di sviluppo psichico dei figli. Un padre in là con gli anni è più consapevole e da' maggiore importanza alla trasmissione di sapienza, di valori, di conoscenze. D'altro canto però tende a sacralizzare i figli, e questo lo rende più vulnerabile, meno capace di tollerare la frustrazione, la sofferenza psichica dei bambini e degli adolescenti, che invece ha la sua importanza nel processo di crescita maturazione. Ma oltre ad una maggiore difficoltà a porre limiti il padre anziano è anche più semplicemente meno in grado di condividere con i figli le attività fisiche e sportive. Infine c'è anche un problema di linguaggio: i ragazzi d'oggi sono "digitalizzati". Il loro mondo è digitale e più i genitori sono grandi più arrancano nel nuovo contesto tecnologico che non è il loro ma che è quello nel quale sono immersi i loro ragazzi". Ad ogni modo al di là degli anni c'è da considerare, ad esempio, anche l'esposizione a sostanze tossiche; difatti al riguardo la stessa Joanna Kitlinska ha proseguito affermando: "Fino al 75% dei bambini con sindrome feto-alcolica ha padri biologici alcolisti. Il che suggerisce che il consumo di alcool dei padri prima del concepimento può influire negativamente sulla prole". Come se non bastasse, c'è un nesso anche tra alimentazione ed obesità dei padri e la salute dei bambini: i figli ed i nipoti di uomini che hanno seguito una dieta sana mostrano un rischio cardiovascolare ridotto; mentre chi affronta la paternità da obeso causa nei propri figli un aumento del rischio di difetti metabolici, diabete ed obesità, oltre che di insorgenza di tumori cerebrali. In tal proposito Joanna Kitlinska ha, infine, concluso spiegando: "Questo nuovo campo dell'epigenetica paterna ereditata deve essere organizzato in raccomandazioni clinicamente applicabili ed in cambiamenti di stile di vita".

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