Dimostrata l'autenticità del codice Grolier dei Maya.


Il famoso codice Grolier, il manoscritto di 11 pagine, alto 19 cm e lungo 125 cm, rinvenuto in una grotta del Chiapas negli anni '60, ed attribuito ai Maya, è stato più volte ritenuto come un falso, ma a quanto pare adesso un nuovo studio sulla carta, sui disegni e sui colori usati nel documento ha chiarito ogni dubbio sulla sua autenticità: non solo sarebbe genuino, ma fu redatto nel XIII secolo, e potrebbe essere il più antico documento mai scoperto nelle Americhe. In pratica tale scoperta si deve ad una meticolosa revisione condotta dai ricercatori della Brown University, guidati da Stephen Houston, e pubblicata sulla rivista Maya Archaeology.  In sostanza la storia di questo manoscritto è costellata di dettagli che non convincevano in molti: rinvenuto da saccheggiatori di reperti, non da archeologi, finì nelle mani di un ricco collezionista messicano, Josué Sáenz, che lo inviò all'estero prima che il codice ritornasse in possesso delle autorità messicane; mentre nel 1971 fu esposto in un circolo di bibliofili di New York, (ossia il Grolier Club, da cui prende il nome). Tuttavia, anche se gli artefatti con i quali era stato trovato, (tra cui un coltello ed una maschera rituale), erano stati riconosciuti come autentici, la scarsità di geroglifici maya e la precisione delle illustrazioni facevano pensare ad una replica contraffatta ad arte. Ad ogni modo, come già anticipato, adesso le analisi al radiocarbonio e lo studio di tutto il materiale pubblicato sul codice hanno stabilito che il reperto in questione fu veramente creato dai Maya. Difatti i ricercatori americani hanno lavorato mettendo da parte tutti i pregiudizi, ed hanno analizzato le origini del manoscritto, la natura del suo stile e iconografia, il significato del calendario di Venere ed i dati scientifici, inclusa la datazione al carbonio, l'abilità artigianale del codice, dalla fattura della carta fino alle tecniche pittoriche. In particolare a convincere gli studiosi dell'autenticità del codice Grolier sono stati l'analisi del tipo di carta utilizzata, (ovvero l'amatl, tipica del Mesoamerica precolombiano e che risale proprio al XIII secolo), i disegni in sottili linee rosse ed i pigmenti blu; senza contare che se il manoscritto fosse un falso fatto nel XX secolo, l'autore avrebbe dovuto intuire l'esistenza di divinità Maya che non erano state scoperte nel 1964, rappresentarle in modo perfetto ed indovinare come i Maya creavano il blu, che è stato possibile sintetizzare in laboratorio solo attorno al 1980, (ed impossibile da imitare 20 anni prima). Al riguardo i ricercatori hanno, infine, concluso spiegando: "L'unica conclusione possibile è che 4 codici Maya del periodo Precolombiano siano arrivati a noi intatti, ed uno di questi è il codice Grolier".

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