Motorola brevetta un display che si auto-ripara con il calore.


Come molti sapranno, lo schermo di uno smartphone è senza dubbio l'elemento più fragile e soprattutto uno dei più costosi da sostituire; motivo per il quale in questi giorni Motorola ha depositato presso lo United States Patent and Trademark Office, (noto anche con la sigla USPTO), un brevetto di 27 pagine nelle quali viene descritta una tecnologia che potrebbe risolvere una volta per tutte il problema dei display rotti: si tratta di una particolare tecnica che permette agli schermi dei dispositivi di auto-ripararsi grazie al calore. Per entrare un po' più nel dettaglio, la tecnologia descritta dal produttore statunitense prevede l'impiego di un polimero a memoria di forma, vale a dire un materiale che, come suggerisce lo stesso nome, è in grado di ritornare alla sua forma originaria dopo una deformazione, appunto, grazie all'ausilio di una piccola quantità di calore. In pratica quello che suggerisce Motorola è di usare questo polimero per la realizzazione dello strato superiore dello schermo, invece del vetro o della comune plastica. Inoltre alcuni sensori installati sotto il display rileveranno eventuali danni, (graffi o piccole lesioni), e, tramite un'apposita applicazione, verrà chiesto all'utente di indicare l'area interessata, disegnando una forma intorno ad essa. Per di più anche se il calore necessario per l'autoriparazione verrà generato dallo stesso smartphone, il sistema funziona anche con il calore del corpo umano, (e quindi teoricamente lo schermo potrebbe ripararsi da solo anche quando il dispositivo si trova nella tasca dei pantaloni), ed il risultato finale dipenderà ovviamente dall'entità del danno. Tra l'altro, anche se è più economico del vetro e risulta essere meno piacevole al tatto, questo polimero potrebbe essere sfruttato per realizzare schermi dei cosiddetti "dispositivi rugged", (ossia quelli utilizzati in ambienti in cui facilmente il device si potrebbe danneggiare), oppure per bambini. Comunque sia per il momento non è dato sapere se questa soluzione futuristica possa un giorno arrivare realmente sul mercato, in quanto abbastanza spesso molti brevetti rimangono, infine, solo sulla carta.

Di seguito alcune immagini del suddetto brevetto:
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...ed un video che spiega il funzionamento dei polimeri in questione:

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