Utenti spiati senza saperlo... Tutta colpa dei "Supercookies".



Al giorno d'oggi l'informazione è alla base di tutto e tutti noi ormai usamo Internet per conoscere qualunque cosa. In una recente intervista l'attuale presidente di Google, Eric Schmidt, ha commentato svariati dubbi sulla privacy di quest'era digitale. Eric aveva ragione; infatti per far soldi con la pubblicità sul World Wide Web non c'è nulla di più importante che sapere esattamente cosa piace alle oltre due miliardi di persone che lo frequentano. E proprio per tracciare un profilo accurato delle attività online di milioni di utenti qualche anno fa sono nati i cosiddetti "supercookies"; ma, a differenza dei normali "cookies" apparsi per la prima volta nel 1996 che erano facilmente cancellabili dai nostri PC, questi non sono facili né da identificare né da disinstallare. Ma non solo, secondo i ricercatori della Stanford University e di Berkeley, questa nuova tecnologia di software spia è usata da alcuni siti statunitensi di prima grandezza come quello di Hulu e Msn.com. Tuttavia le aziende coinvolte hanno negato ogni tipo responsabilità; ma intanto esplode la polemica. Infatti questi "supercookies" sarebbero in grado di ricostruire i nostri viaggi digitali anche se abbiamo impostato dal browser l'eliminazione automatica dei cookies. I dati in seguito vengono messi a confronto con una lista di mille e cinquecento siti per vedere se uno di questi è stato visitato o meno. Secondo un articolo scritto nel Wall Street Journal, (un quotidiano internazionale pubblicato a New York con una media a livello mondiale di 2.012.000 copie stampate giornalmente), una buona parte delle compagnie che hanno usato questa tecnologia non erano a conoscenza della sua reale funzione. Anzi avrebbero perfino eliminato i supercookies dai loro siti non appena contattati dai ricercatori di Stanford e Berkeley, malgrado il loro uso non infranga alcuna legge americana. Ciò succede in un mondo dove la pubblicità online, secondo alcuni dati riscontrati nel 2010, vale circa 26 miliardi di dollari e nel quale le maggiori compagnie che operano sul web stanno cercando  metodi sempre più raffinati per personalizzare i propri servizi ritagliandoli su misura. Nel suo libro The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from YouEli Pariser colloca la data di inizio di questa tendenza: il 4 Dicembre del 2009. Cioè quando Google comunicò sul suo blog che da quel momento in poi avrebbe usato ben 57 segnali diversi per capire chi erano i frequentatori del suo motore di ricerca. Dal luogo di accesso al tipo di browser usato, fino ai siti visitati. A tal riguardo Eric Schmidt affermò: "Più Google saprà di voi con il vostro permesso, più i suoi consigli e le sue indicazioni saranno puntuali". Però adesso tutte le ricerche che facciamo sul web oppure su Amazon, come anche i commenti dei nostri amici su Facebook, il famoso Social Network in Blu, vengono regolarmente filtrati ed allo stesso tempo vanno ad aumentare ad ogni navigazione quello che queste compagnie sanno di noi. Jon Leibowitz, a capo della Federal Trade Commission, l'ente statunitense che vigila sui diritti dei consumatori, sulle pagine del Newsweek, (vale a dire una rivista generalista statunitense, fondata nel 1933 e pubblicata a New York), ha affermato che: "La nostra vita comincia ad essere tracciata, peccato che non ne abbiamo il ben che minimo sentore". Da qui è nata la proposta di obbligare Microsoft, Mozilla, Apple e Google ad inserire nei loro browser l'opzione "Do not track" per evitare che gli utenti vengano seguiti quando navigano. Poi però lo stesso Leibowitz è stato costretto ad ammettere che consigli e pubblicità su misura sono di gran lunga più utili di quelli generici. Ma alla fine è sempre questione di punti di vista... Infatti essere tracciati porta sì dei benefici, ma allo stesso tempo consente ad aziende private ed a quelle con lo scopo di lucro di sapere gran parte di quello che tutti noi facciamo, soprattutto se si naviga attraverso uno smartphone. E proprio come ha fatto notare Eli Pariser: "Quand'ero piccolo sono cresciuto in un'area rurale del Maine ed Internet era una finestra sul mondo. Oggi con tutti questi sistemi di tracciamento, il web è su misura e si affaccia solamente sul cortile di casa mia".

Commenti

  1. L'occhio del Grande Fratello (Internet) ci osserva sempre! :P

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  2. Non si può stare mai al sicuro :P

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