Una nuova versione dell'Ecstasy contro i tumori del sangue.



Di recente è stato scoperto che la cosiddetta "Droga delle discoteche", ovvero l'Ecstasy potrebbe aiutare a combattere leucemie, linfomi e mielomi, almeno secondo alcuni ricercatori dell'Università di Birmingham, in Gran Bretagna. Un'ipotesi che rilancia l'uso terapeutico di alcune droghe leggere, anche se non sintetiche come nel caso dell'ecstasy; oppure anche la cannabis. Per quello che riguarda l'ecstasyil team di ricercatori di Birmingham, che già da sei anni lavorava sulla risposta del cancro che colpisce i globuli bianchi con farmaci psicotropi come pillole dimagranti ed anti-depressivi, ha modificato la sostanza in modo da renderla 100 volte più "mortale" per le cellule cancerogene. In tal proposito il professor John Gordon ha spiegato: "Non è stato facile condurre la ricerca anche perché la dose di ecstasy necessaria per combattere il tumore risultava raggiungere livelli "fatali", quindi si è scelto di isolare solo le proprietà positive per il cancro di questo derivato dell'anfetamina noto come MDMA". Ed ha proseguito aggiungendo: "È un primo passo "eccitante" ed i risultati mostrano un potenziale miglioramento nei trattamenti per i prossimi anni". Il prossimo passo sarà ora la sperimentazione sui pazienti. Inoltre oggi è stata resa pubblica su Amazon EC2, un servizio  pubblico di cloud computing dell'azienda olandese Medicinal Genomics, anche la notizia del completamento della sequenza del DNA della marijuanaInfatti anche la cosiddetta "erba", con le sue discusse proprietà terapeutiche e non solo, sta svelando molti dei suoi segreti grazie alla suddetta opera di sequenziamento del suo DNA. È stata, infatti, pubblicata online e resa disponibile gratuitamente per la comunità scientifica internazionale la prima mappa grezza del genoma della marijuana, ovvero la "Canapa sativa"; nei prossimi giorni seguirà la pubblicazione di una specie più affine, cioè la "Canapa indica". A darne notizia è stata sempre la compagnia olandese Medicinal Genomics che ha compiuto i lavori di sequenziamento nei suoi laboratori ad Amsteram. Secondo quanto riportato sul sito della rivista Nature, il genoma della marijuana averebbe una lunghezza di circa 400 milioni di basi. Al riguardo il fondatore dell'azienda, Kevin McKernan, ha spiegato: "La nostra promessa è quella di pubblicare in seguito le sequenze dei geni ordinati uno a uno, (annotati in gergo tecnico), rendendole accessibili tramite un'applicazione per iPad entro l'autunno". Oltretutto, come già detto inizialmente, anche la cannabis, (una pianta a fiore che, come anche il luppolo, appartiene alla famiglia delle Cannabaceae), potrebbe essere un'ulteriore possibile cura per molti tumori, anche perché la sua tossicità è bassa quindi la dose necessaria per essere efficace non è sufficientemente elevata per essere pericolosa. Inoltre la cannabis è anche promettente come analgesico in quanto sembra essere associata ad un minore rischio di dipendenza rispetto agli oppiodi e, per di più, sembra servirsi di canali nervosi alternativi per spegnere il dolore. Dunque la mappatura dei geni permetterà di conoscere più a fondo le proprietà dei singoli composti, sia di quelli psicoattivi sia di quelli che hanno solo funzioni terapeutiche. E chissà che un giorno non troppo lontano si riescano a curare tutte queste malattie utilizzando queste nuove versioni di droghe e non utilizzandole al solo scopo di "sballarsi" come fanno molti giovani e non solo da molti anni a questa parte.

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