Assegnate le "Bandiere Blu" ai migliori reparti di cardiologia Italiani.


Dopo le 233 spiagge Italiane più belle, (dello scorso mese di Maggio), adesso anche i reparti di cardiologia Italiani hanno ricevuto le "bandiere blu".... Le quali sono state assegnate per certificarne la loro alta qualità, secondo la proposta lanciata a Parigi nel corso del Congresso Europeo di Cardiologia dall'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, (nota con l'acromino ANMCO). L'idea è arrivata dal sistema sanitario inglese che in Italia già serve a mettere in luce il meglio di altri ambiti. "Perchè non applicare il metodo anche ai centri di cardiologia, in modo che i pazienti possano meglio orientarsi?" L'associazione ANMCO ha illustrato il progetto-pilota che già coinvolge 10 cardiologie in Italia, distribuite tra Nord e Sud della nostra penisola, per standardizzare il trattamento. L'intenzione è quella di farlo adottare dalle altre 400 unità cardiologiche e di individuarle per metterle in gara, tutte impegnate a conquistare la "Bandiera blu" della cardiologia. Al riguardo Mario Scherillo, presidente dell'ANMCO, durante una conferenza stampa per presentare l'iniziativa, ha dichiarato: "Il nostro obiettivo non è solo quello di rilasciare un bollino di eccellenza: la certificazione, (che individuerà i centri con i migliori percorsi per chi ha avuto un infarto), è un processo che mette al centro il paziente, affinchè venga rispettato nel suo diritto alle cure migliori". Il progetto Standard of Care, per la prima certificazione del percorso di cura dei pazienti colpiti da Sindrome Coronarica Acuta, ha l'obiettivo di assegnare la Bandiera blu ai reparti di cardiologia Italiani per certificare la qualità dell'offerta che i centri ospedalieri sono in grado di offrire ad un paziente con infarto ed ancora per promuovere un unico livello di assistenza sanitaria. Inoltre la proposta, annunciata nel corso del Congresso di Parigi, si è trovata in linea con una tendenza generale dei Paesi Europei, testimoniata dall'altra grande novità del Congresso della European Society of Cardiology; dopo 4 anni dall'ultimo aggiornamento, sono state presentate le nuove linee guida per l'infarto "Non STEMI", (evento cardiaco meno grave). In esse sono stati inseriti i nuovi farmaci antitrombotici tra cui ad esempio, il Prasugrel, il quale rappresenta un superamento delle opzioni terapeutiche già presenti poiché più rapido e più efficace. L'infarto Non STEMI ha un forte impatto sul Sistema Sanitario Italiano sia in termini di ospedalizzazioni, sia di costi sanitari. Ogni anno si ricoverano in Italia circa 130 mila pazienti di cui il 60% sono pazienti colpiti da un infarto "Non STEMI"; mentre nel rimanente 40% dei casi si tratta di anziani, (di circa 70 anni di età), con una lunga storia di malattia cardiaca. Inoltre il Prasugrel è attualmente indicato per i pazienti con sindrome coronarica acuta sia in casi Non STEMI che nei casi di infarto più severi, detti anche Infarto miocardico acuto o STEMI, sottoposti a rivascolarizzazione per via percutanea. Oltretutto, secondo l'ultimo aggiornamento delle linee guida della Società europea per l'infarto STEMI presentate nel 2010, il Prasugrel è stato inserito ad un livello più alto di raccomandazione, grazie alle evidenze cliniche apparse nello studio Triton. I dati dell'ANMCO hanno stimato che il costo annuo per il trattamento dell'infarto miocardico in Italia è di circa 1 miliardo di euro annuo. E il contenimento dei costi con la diminuzione degli sprechi è tra gli obiettivi a lungo termine anche del percorso intrapreso dall'associazione. Ed, infine, Mario Scherillo ha affermato che: "Se il progetto "Standard of Care" sarebbe esteso a tutti i centri della penisola Italica, potrebbe permettere un contenimento dei costi sul trattamento dell'infarto di circa il 15%".

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