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Facebook ha quasi raggiunto un accordo con la FTC riguardante la questione della privacy.
Eccomi qua di nuovo a parlarvi ancora una volta del Social Network in Blu, di Mark Zuckerberg, ovvero Facebook, che a quanto pare sarebbe arrivato vicino ad un accordo con la Federal Trade Commission, (FTC), degli USA, per appianare problemi sorti negli anni scorsi a causa di un atteggiamento quantomeno disinvolto nei confronti della privacy dei sui utenti, e per stabilire le linee di condotta da tenere in futuro. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, i punti fondamentali di questo patto sarebbero due: il Social Network acconsentirebbe a sostenere dei controlli periodici da parte della commissione per i prossimi 20 anni ed a non apportare cambiamenti a posteriori alla visibilità dei contenuti inseriti dagli utenti. In cambio non dovrà più chiedere l'autorizzazione agli iscritti per introdurre nuove funzioni di condivisione. Quindi non ci sarà nessun opt-in, (cioè la possibilità dell'utente di scegliere le caratteristiche da attivare), come chiesto a gran voce dalle associazioni per le libertà digitali come la Electronic Frontier Foundation, (EFF), ma solo la possibilità di tirarsi fuori, (cioè opt-out), da una caratteristica già attiva. Inoltre il procedimento della FTC nei confronti del Social Network di Mark Zuckerberg, per una sua presunta violazione della privacy degli iscritti, era stato avviato dopo che, nel 2009, alcune modifiche introdotte dallo staff avevano scatenato la rivolta degli utenti. A dare particolarmente fastidio era stata la scelta unilaterale di rendere forzatamente pubbliche da quel momento in avanti alcune informazioni che prima era possibile nascondere come ad esempio, la foto del profilo, la lista degli amici, il sesso e la città di residenza. Per Facebook si era trattato innanzitutto di una scelta commerciale secondo la quale: più informazioni vengono rese pubbliche, più è possibile darne pasto ai motori di ricerca come ad esempio, Bing, il motore di ricerca della Microsoft, con il quale il network ha da tempo stretto una collaborazione per aggiungere dati tratti dal suo database e dal suo "grafo sociale" ai risultati delle interrogazioni degli utenti. Infatti con questo sistema, cercando il nome di una persona ad esempio, viene data priorità a quelli che risultano più compatibili, ossia che hanno più "amici" in comune con l'utente. E quindi, pressato dalla protesta degli utenti, i quali vedevano la loro privacy assottigliarsi sempre più, il Social Network ha fatto successivamente un lieve passo indietro, semplificando le impostazioni in materia di riservatezza e ripristinando la possibilità di nascondere alcune informazioni, (ma non quelle fondamentali come foto, sesso e lista amici). Qualche altra concessione è stata donata agli utenti non tanto a seguito delle pressioni da parte loro o di enti come l'EFF, quanto della concorrenza del Social Network di Mountain View, ovvero Google+ che per primo aveva introdotto la possibilità per gli iscritti di modificare a posteriori il grado di visibilità dei loro post, funzione che è stata subito proposta anche da Facebook. La stessa cosa che è accaduta per quanto riguarda la suddivisione in "cerchie" di Google+ che in qualche modo è stata introdotta su Facebook, permettendo agli utenti di seguire soltanto gli "aggiornamenti", (vale a dire i post pubblici), di una persona, senza avere per questo la necessità di diventarne amico. Inoltre Jeff Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, si è detto scettico sul fatto che l'accordo imposto dalla FTC, la cui data di effettiva sottoscrizione è ancora ignota, basti per far tacere le critiche dei difensori della privacy. Ed, infine, a questo proposito ha dichiarato in un'intervista del New York Times: "Il vero test sarà sul dare all'utente il reale controllo sulle sue informazioni, altrimenti l'accordo non sarà altro che una piccolo dissuasore digitale che non servirà minimamente a far deragliare il vorace appetito di Mark Zuckerberg per i nostri dati".
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