Problemi al cuore? In aiuto arriva il "giubbotto salvacuore".



È del tutto simile ad un giubbotto antiproiettile, quelli che indossano le forze dell'ordine per intenderci, e lo scopo è più o meno lo stesso, vale a dire proteggere in questo caso il cuore non dai colpi d'arma da fuoco ma da aritmie, fibrillazioni ventricolari oppure arresti cardiaci, ovvero tutte disfunzioni cardiache gravi che possono essere letali. Inoltre a Pisa questo "giubbotto salvacuore" viene utilizzato ormai dalla fine del 2010 nell'Unità operativa di Malattie Cardiovascolari 2 dell'Aoup, (Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana), che è diretta dalla Dottoressa Maria Grazia Bongiorni. In pratica si tratta di un sistema di defibrillazione esterna che il paziente può indossare 24 ore su 24 e che dispone di alcune caratteristiche sovrapponibili ai classici defibrillatori impiantabili per via sottocutanea, e che consente, inoltre, una protezione costante in caso d'insorgenza delle suddette patologie. Oltretutto questa apparecchiatura è stata dotata di alcune piastre "indossabili" attraverso un corsetto collegato con un vero e proprio defibrillatore di dimensioni contenute dal peso di circa 1 kg, che può essere indossato a tracolla proprio come un Holter. Questo giubbotto viene usato in tutte quelle situazioni transitorie nelle quali non è possibile o non è definitivamente raccomandato per motivi clinici impiantare un dispositivo definitivo sottocutaneo; come ad esempio, nel caso di pazienti che hanno subìto un evento cardiaco acuto come un infarto, dopo il quale è indicato un monitoraggio di circa 2 mesi della funzione cardiaca in attesa di un eventuale impianto di un defibrillatore definitivo. Un'ulteriore indicazione riguarda anche quei pazienti che hanno subìto una rimozione degli apparecchi precedentemente impiantati per motivi infettivi; infatti in questo caso non è possibile reimpiantarne un altro subito, se non utilizzando un accesso venoso dal lato opposto rispetto a quello utilizzato in precedenza. Il vantaggio del giubbotto nei pazienti giovani che hanno effettuato una rimozione degli apparecchi per infezione è anche di tipo estetico poiché, grazie alla fase transitoria di protezione del cuore rappresentata da questo dispositivo, si permette alla cicatrice di guarire e quindi di intervenire una seconda volta per un nuovo impianto definitivo, appunto, sullo stesso lato da cui è stata effettuata la rimozione. Ciò permette di difendere il corpo in particolare delle giovani donne da una doppia cicatrice che può lasciare segni anche dal punto di vista psicologico. In aggiunta dalla fine del 2010 ad oggi a Pisa il giubbotto, che costa circa 50 mila euro, (l'Aoup attualmente ne ha in dotazione solamente 2, ed il dispositivo si usa in pochi altri centri in tutta Italia), è stato utilizzato con buoni risultati su 9 pazienti, (alcuni dei quali provenivano da altre regioni). Inoltre l'utilizzo di questa apparecchiatura richiede un semplice addestramento ed una programmazione personalizzata che dura all'incirca 20 minuti nel momento della dimissione del paziente. Tuttavia non richiede particolari abilità nella gestione da parte del paziente, in quanto il funzionamento è del tutto automatico. Il giubbotto va indossato sempre, anche di notte, (ovviamente tranne quando si è sotto la doccia), ed è in grado di monitorare costantemente il ritmo cardiaco del paziente, riconoscendo le aritmie potenzialmente fatali secondo algoritmi che riescono a stabilire quando è necessario intervenire con una scarica defibrillatrice. Ed anche i cardiologi del reparto possono monitorare l'andamento di ogni singolo paziente direttamente dal computer, grazie alla possibilità del sistema di scaricare i dati che vengono immagazzinati in un server accessibile dall'ospedale. Infine la statistica mondiale ha registrato oltre 3000 casi di soggetti che hanno indossato questo giubbotto con un'aderenza alla terapia superiore al 90% ed con un'efficacia del primo shock erogato prossima al 100%.

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