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Dopo i tanti no, l'ACTA, l'accordo per imbavagliare la Rete, finisce alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.
Il percorso di ratifica dell'ACTA, (acronimo di Anti-Counterfeiting Trade Agreement), che dovrebbe ultimarsi il prossimo 11 Giugno, sta continuando ad incontrare notevoli e motivati ostacoli nel proprio cammino, infatti, dopo che il mondo di Internet ha espresso il proprio dissenso nei confronti di un atto definito giustamente lesivo della libertà dei cittadini Europei, i Paesi che non hanno sottoscritto l'accordo continuano a manifestare i propri dubbi e le proprie perplessità. Inoltre i primi che hanno espresso un parere contrario alla ratifica dell'ACTA sono stati la Polonia e la Repubblica Ceca. Mentre lo scorso 13 Febbraio anche la Germania ha insinuato dubbi sulla legittimità del documento ed l'attuale ministro degli Esteri della Repubblica federale, Guido Westerwelle, in una nota ufficiale ha spiegato che: "Il parlamento tedesco ha deciso di sospendere il processo di ratifica per avviare una discussione più ampia ed approfondita sui temi in discussione, ed anche per aprire nuovi dibattiti sui temi relativi all'accordo ACTA". Per di più la decisione di sospendere la ratifica dell'accordo da parte della prima economia dell'Unione Europea ha spinto anche altri due Paesi a non firmare, vale a dire Croazia e Slovenia. Per questo motivo, visti i tanti no, l'
Unione Europea ha recentemente deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia per verificare la legittimità del suddetto accordo contro la contraffazione e sul copyright, per la tutela della proprietà intellettuale, firmato lo scorso 26 Gennaio a Tokyo. In pratica il controverso Anti-Counterfeiting Trade Agreement, o ACTA che dir si voglia, sarà sottoposto al giudizio della Corte di Giustizia dell'UE. E
, come già detto prima,
non poteva essere diversamente viste le proteste che sono scoppiate in tutta l'Europa ed i dubbi espressi perfino da varie cancellerie nell'Unione Europea. Infatti, come già anticipato, persino in Germania la ratifica è stata rinviata, mentre per quel che riguarda l'Italia è stata chiesta un "pausa di riflessione", (con tanto di petizione online), direttamente all'attuale Premier, Mario Monti; e, come già spiegato, anche la Polonia, (dopo essere stata oggetto di un duro cyber-attacco degli hacker dell'ormai nota legione di Anonymous), ha ritratto la propria firma, ed il Primo ministro della Repubblica Ceca, Petr Necas, aveva detto che l'ACTA sarebbe stato messo al microscopio. E dunque, mentre si sta scatenando la cosiddetta "crisi dei debiti sovrani", l'Europa non si potrebbe concedere un'ondata di disapprovazione per colpa dell'ACTA, definito da molti come "un accordo nato sotto una cattiva stella" a causa della sua segretezza fin dagli esordi. Oltretutto, come vi avevo spiegato precedentemente, l'approvazione dell'ACTA ha già registrato le dimissioni del relatore del dossier Kader Arif, europarlamentare francese incaricato, appunto, del rapporto sull'accordo ACTA. Per questi motivi il commissario europeo per il commercio nella Commissione Barroso II, Karel de Gutch, ha deciso di prendere una decisione drastica dichiarando: "È bene che valuti tutti gli aspetti dei diritti fondamentali. Spetta alla Corte di Giustizia dare un orientamento e dire quali sono i limiti che l'UE deve rispettare". Una scelta secondo alcuni equilibrata, poiché l'ACTA intende uniformare le leggi internazionali che regolano la proprietà intellettuale. Tuttavia questo, secondo le varie associazioni dei diritti digitali, è un argomento scottante a causa dell'enorme espansione della pirateria; un "terreno minato" visto che la lotta contro la pirateria a volte finisce per intaccare la tutela della privacy ed altri cyber-rights. Inoltre anche l'attuale presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, ha espresso forti perplessità riguardo l'ACTA; invece Amnesty International ha espressamente richiesto all'Unione Europea di respingere questo trattato poiché teme potrebbe diventare una sorta di "vaso di Pandora" di potenziali violazioni dei diritti umani. Per di più Jérémie Zimmermann, co-fondatore de'associazione francese chiamata La Quadrature du Net, aveva denunciato il tentativo da parte dell'UE di "aggirare i processi democratici per imporre misure repressive". Comunque sia adesso toccherà alla Corte di Giustizia decidere sul da farsi. Poiché, infine, come
ha concluso il commissario europeo, Karel de Gutch: "In gioco c'è la compatibilità dell'ACTA con i diritti fondamentali dell'Unione Europea, come ad esempio, la libertà di espressione, di informazione oppure di protezione".
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