A quanto sembra esiste una sorta di mercato nero anche per i "Follower" ed i "Mi piace"; per l'80% si tratta di fake.
A quanto pare sui vari Social Network sono presenti dei veri e propri eserciti di "utenti fantasma" che popolano le pagine ed i profili delle aziende. A sostenerlo è stato Marco Camisani Calzolari, imprenditore e professore di Comunicazione Aziendale e Linguaggi Digitali alla IULM, durante un'intervista di alcuni giorni fa del Corriere della Sera nella quale ha dichiarato di aver comprato egli stesso ben 50 mila "Follower" su Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), e 6 mila "Mi piace" su Facebook, (il famosissimo Social Network in Blu). Ovviamente la reazione è stata immediata sui Social Network; infatti il dibattito si è subito acceso soprattuto sul profilo Facebook appartenente a Layla Pavone, amministratore delegato dell'agenzia di comunicazione Isobar e presidente della consulta digitale di Assocomunicazione, la quale ha chiesto delle maggiori spiegazioni sulla fonte della percentuale citata da Marco Camisani Calzolari, (che durante la suddetta intervista ha, appunto, dichiarato che: "L'80% dei fan e dei follower delle aziende italiane è finto"), il quale in tal proposito ha risposto di aver espresso soltanto una sua valutazione personale. Inoltre Layla Pavone durante un'altra intervista del Corriere della Sera ha spiegato: "Il compito dei professionisti, degli addetti ai lavori esperti in materia ed anche dei giornalisti è quello di fare divulgazione corretta delle informazioni per fare cultura. Le opinioni sono tutte opinabili, mentre le analisi e le ricerche servono proprio per capire in profondità e su basi solide le dinamiche di mercato". Ed ha poi proseguito dichiarando: "Ammetto di essere perfettamente a conoscenza dell'esistenza di pratiche fraudolente. Si tratta di un problema non di ieri, più ampio e che non riguarda solo i Social Media. Un esempio, che è stato gestito e poi risolto, sono i click fraud, (ovvero click automatici sugli annunci dei siti), su Google di qualche anno fa". Successivamente Layla Pavone ha continuato sottolineando: "È corretto e doveroso parlarne e fare cultura, ma è diverso dal dire in maniera arbitraria che l'80% dei fan è "fake" oppure frutto di un'attività fraudolente. Io penso che la gran parte dei professionisti, agenzie e aziende che lavorano in questo settore operino in maniera corretta e trasparente". Ed ha concluso aggiungendo: "I fan non sono l'unica metrica del cosiddetto "livello di engagement" che si può generare con i Social Media. È molto più importante capire, con gli strumenti di analisi che abbiamo a disposizione, la qualità della relazione, il suo contenuto e la rilevanza". E quindi non si tratta di una questione prevalentemente numerica, ma di un livello di interazione con l'utente che va oltre il "Mi piace" di Facebook ed il "Follow" di Twitter. Oltretutto la valutazione ha accomunato gran parte degli esperti del settore che hanno espresso la loro opinione sull'argomento. Difatti Giorgio Marandola di Ideolo ha persino lanciato una campagna chiamata "I'am the 20%", (in italiano "Io sono l'altro 20%"), che è stata ripresa in seguito graficamente con un tweet sullo sfondo ed ispirata a I'm the 99%, ovvero lo slogan di Occupy Wall Street. Per di più si è schierata dalla parte del "20%" anche Gabriele Cucinella, che ha assicurato di non aver mai comprato nessun fan degli oltre 30 clienti della sua We Are Social. In tal proposito lo stesso Gabriele Cucinella ha spiegato: "Per attirare l'attenzione di seguaci digitali bisogna ad esempio, incoraggiare il dialogo, inserire contenuti interessanti, stimolare la conversazione e dare visibilità ai canali con dei concorsi". Ed ha anche raccontato che, grazie al fatto di aver messo in palio la possibilità di giocare all'Emirates Stadium di Londra, ha fatto raggiungere alla pagina Facebook di un noto marchio di elettrodomestici la cifra di 160 mila fan. Per di più Dino Amenduni ha definito i tratti dell'ombra digitale di Nichi Vendola ed ha assicurato che i quasi 200 mila Follower ed i 521 mila fan della pagina Facebook del presidente della Regione Puglia sono stati reclutati senza spendere un euro, compresa la pubblicità classica. Ed ha poi dichiarato: "Il segreto è dare continuità a pagine e profili, se un politico non compare per una settimana nei telegiornali puoi anche non accorgertene, invece se non scrive niente sulla fanpage vuol dire che non ha nessun pensiero su quello che sta accadendo". Ed in assenza di contenuti originali e curati, come negli anzicitati casi delle aziende, gli utenti se ne vanno. Infine Marco Camisani Calzolari, cioè colui che ha dato il via al dibattito, ha spiegato di aver registrato una evidente dicotomia fra i detrattori ed i sostenitori di quanto affermato ed ha confermato la necessità di far luce sul fenomeno per tutelare chi lavora in modo serio e pulito.
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