Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha deciso che dire la frase "Non hai le palle!" è reato.


Qualche volta durante un'accesa discussione sarà sicuramente capitato a tutti di rivolgersi al proprio interlocutore dicendogli la frase: "Non hai le palle!". Ma da oggi c'è una novità; infatti d'ora in poi chiunque affermerà la suddetta frase potrebbe rischiare una condanna per ingiuria ed un conseguente risarcimento dei danni alla persona "offesa". Almeno questo è quanto ha deciso una sentenza depositata quest'oggi dalla Corte Suprema di Cassazione che per questo motivo ha recentemente annullato, con rinvio al giudice civile, l'assoluzione pronunciata dal Tribunale di Potenza nei confronti di un giudice di pace di Brindisi. In pratica l'imputato era stato accusato di ingiuria ai danni di un avvocato, per avergli rivolto la frase in questione. Inizialmente il giudice di merito del tribunale di Taranto, (nel quale era, appunto, accaduta la discussione), considerando il fatto che l'imputato e la parte offesa sono cugini, aveva minimizzato l'accaduto dicendo che si trattava soltanto di una "contesa familiare". Infatti i magistrati di primo grado avevano ritenuto offensive quelle parole, però successivamente, in appello, il verdetto fu di innocenza ed il Tribunale di Potenza con sentenza del 24 Gennaio 2011 dichiarò che l'accusa di ingiuria non sussisteva perché mancava una effettiva carica offensiva alla espressione utilizzata dall'imputato in quanto proferita, appunto, nell'ambito di una contesa familiare ed il giudice di pace in questione fu assolto. Tuttavia l'avvocato offeso non l'ha pensata allo stesso modo ed è voluto andare fine in fondo. Difatti non si è accontentato del verdetto del tribunale di Taranto e si è rivolto tramite il suo legale alla Corte Suprema di Cassazione che, come già anticipato, ha accolto il ricorso, annullando la pronuncia del giudice del capoluogo della Basilicata. In sostanza la la Quinta sezione penale della Corte Suprema di Cassazione, in base a quello che si può leggere nella suddetta sentenza scritta del consigliere Maurizio Fumo, ha deciso che: «A parte la volgarità dei termini utilizzati, l'espressione ha una evidente ed obiettiva valenza ingiuriosa, atteso che con essa si vuole insinuare non solo e non tanto la mancanza di virilità del destinatario, ma la sua debolezza di carattere, la mancanza di determinazione, di competenza e di coerenza, virtù che, a torto o a ragione, continuano ad essere individuate come connotative del genere maschile». Inoltre il legale della parte offesa ha dichiarato: "È lecito dire la frase: "Non rompere le palle!" poiché equivalente all'invito a non intralciare l'opera di qualcuno; mentre lo stesso non vale quando, come nel caso in questione, la frase sta a significare: non hai gli attributi, ossia vali meno degli altri uomini". Ed ha aggiunto: "La valenza offensiva è ancora più grave se pronunciata in un contesto lavorativo, a voce alta ed udibile anche da terze persone". Infatti secondo i giudici: "Questo mette in luce il pericolo di lesione della reputazione della parte offesa, il quale non poteva essere escluso sulla base di una pretesa evoluzione del linguaggio e volgarizzazione delle modalità espressive".

Commenti