Secondo recenti stime interne, su Facebook ci sarebbero circa 83 milioni di profili falsi.
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Profilo palesemente falso che rappresenta il terrorista Osama Bin Laden.
Rieccomi qua a parlare nuovamente dell'ormai stra-famoso Social Network in Blu, Facebook, ed, in questo caso, dei suoi utenti. Infatti recentemente il Social Network di Mark Zuckerberg ha rivelato che, secondo alcune stime interne, l'8,7% degli utenti totali è costituito da identità non veritierie. In pratica sui 955 milioni di iscritti, dichiarati in occasione degli ultimi risultati finanziari della società, pare esistano 83,09 milioni di nomi e cognomi che non corrispondono a nessuno, o corrispondono alla persona sbagliata oppure a dei bot. Dunque si tratta di una correzione al rialzo rispetto ai dati resi pubblici lo scorso Marzo, (quando la percentuale si aggirava intorno il 5-6%), ovvero un aumento di circa tre punti percentuali che però non può essere spiegata con una esplosione di 30-40 milioni di account finti creati in soli tre mesi. A quanto pare Facebook ha solo deciso di rivalutare le misure di calcolo utilizzate a Marzo, rendendole più precise. Difatti nel suo rapporto trimestrale consegnato al SEC, (acronimo di Securities and Exchange Commission), il Social Network in Blu ha fatto sapere, fornendo tutte le cautele e le approssimazioni che simili misurazioni possono comportare, che tra gli oltre 83 milioni di falsi iscritti, il 4,8% è costituito da duplicati, un 2,4% da registrazioni mal classificate e l'1,5% da iscrizioni cosiddette "indesiderate". Inoltre nei documenti ufficiali di Facebook è stato ricordato che gestire più di un account significa violare le norme del sito stesso. Tuttavia l'attività repressiva di questo abuso da parte del Social Network non è arrivata a reprimere tutti i casi. Infatti coloro che gestiscono consapevolmente più di un profilo utente, non sottostando alle regole del sito, costituirebbero il primo blocco, vale a dire il 4,8%. Mentre nella seconda categoria rientrerebbero tutte quelle persone che anche in buona fede hanno registrato il nome di un'azienda, (operazione che per altro è consentita), come se si trattasse di un profilo personale. Oltretutto in questa categoria rientra anche la manìa di tutti quelli che hanno deciso di creare un account per i propri animali domestici, quali ad esempio, cani, gatti, conigli o piccoli roditori. In ogni caso nell'ultima categoria, ovvero le iscrizioni "indesiderate", rientrano tutte quelle false identità più pericolose create al solo scopo di spamming oppure per lo svolgimento di altre attività di disturbo. Naturalmente adesso, come spesso accade, gli ottimisti ed i pessimisti si divideranno nel valutare realistiche o meno le cifre ufficiali rese pubbliche da Facebook, ma comunque lo sforzo di trasparenza c'è stato. Tuttavia, precisione dei numeri a parte, la forte presenza di falsi account non è una novità. Infatti ogni utente, nel corso della sua esperienza sul Social Network in Blu, si è più volte imbattuto in profili rivelatisi successivamente alquanto "morti"; per non parlare poi di quei profili che presentano nomi che suonerebbero finti a chiunque. Per di più le cifre appena fornite si vanno ad aggiungere anche alle attuali polemiche riguardanti il calcolo degli accessi ai banner pubblicitari sul Social Network. Difatti a quanto pare la giovane società Limited Run, specializzata in siti dedicati al commercio musicale, avrebbe denunciato che l'80% dei click effettuati, appunto, sui banner pubblicitari presenti su Facebook provenivano da bot, vale a dire da dei software che evidentemente presiedono quel 1,5% di account falsi ritenuti potenzialmente pericolosi. Infine tra i dati resi pubblici da Facebook è presente anche la notizia, non di poca importanza, che il 20% degli iscritti al Social Network in Blu nel mese di Giugno si è collegato esclusivamente tramite dispositivo mobile. Il che equivale ad un esercito di 102 milioni di iscritti, destinato certamente ad aumentare, che ripropone con forza al Social Network l'urgenza di una strategia che convinca investitori ed azionisti, e che sgombri il campo sui suddetti dubbi legati la pubblicità su Facebook, soprattutto quando viene veicolata su smartphone e tablet.
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