Si narra che l'aceto, come medicinale, fosse conosciuto già nei tempi antichi: divenuto famoso intorno al 1630, in seguito alla tremenda epidemia di peste che fece morire migliaia di persone, e che però non disturbò assolutamente la "carriera" di quattro noti ladri i quali riuscivano ad entrare indisturbati nelle case della povera gente e saccheggiarle. Tuttavia, una volta arrestati, si racconta che le forze dell’ordine più che al bottino fossero interessate a capire come avevano fatto i quattro a sfuggire al contagio: scoprirono che erano riusciti ad evitarlo grazie all'utilizzo, appunto, di aceto ed erbe aromatiche che si passavano su polsi e sulla fronte prima di entrare in contatto con la gente appestata. Ad oggi nessuno sa se si tratta di leggenda o verità; anche se, stando ai risultati di un un recente studio, questa storia potrebbe avere un fondo di attendibilità. Infatti a quanto pare un team internazionale di ricercatori provenienti da Venezuela, Francia e Stati Uniti, ha scoperto che l'acido acetico sarebbe in grado di uccidere con facilità i cosiddetti "micobatteri", compresi quelli farmaco-resistenti come, ad esempio, il mycobacterium tuberculosis, (noto anche come bacillo di Koch), principale causa della tanto temuta tubercolosi, (o TBC). Per questo motivo i ricercatori ritengono che l'aceto potrebbe divenire un disinfettante poco costoso, privo di effetti collaterali e molto utile nel combattere la TBC, così tanto resistente ai farmaci, ed altre malattie causate da micobatteri, (come, ad esempio, la zoonosi). In pratica durante la suddetta ricerca, pubblicata su mBio, (un giornale online ad accesso gratuito redatto dall'American Society for Microbiology), gli scienziati hanno testato altre sostanze ritenute attive contro questo genere di batteri, ma tuttavia alcune di queste, (come, per esempio, la candeggina), sono note per essere tossiche per l'uomo; senza contare che la disinfezione di alcuni strumenti diventa eccessivamente costosa, se eseguita con disinfettanti industriali. Al riguardo il dottor Howard Takiff, autore senior dello studio, nonché responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare presso l'Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica, (noto anche con la sigla IVIC), ha sottolineato: "I micobatteri sono noti per causare la tubercolosi e la lebbra, ma micobatteri che non appartengono alla tubercolosi sono comuni nell'ambiente, anche nell'acqua di rubinetto, e sono resistenti ai disinfettanti. Quando si contaminano i siti d'intervento chirurgico o quelli in cui vengono eseguite procedure cosmetiche, questi causano gravi infezioni. Sono intrinsecamente resistenti alla maggior parte degli antibiotici, richiedono mesi di terapia e possono lasciare cicatrici deformanti". Ed ha poi proseguito spiegando: "Molte procedure cosmetiche vengono eseguite al di fuori di ambienti ospedalieri nei Paesi in via di sviluppo, dove disinfettanti efficaci non sono disponibili. Questi batteri sono patogeni emergenti. Come si fa a sbarazzarsi di loro?". Fortunatamente mentre il ricercatore stava cercando una possibile risposta, Claudia Cortesia, una sua borsista post dottorato, durante alcune sue ricerche aveva notato la capacità dell'aceto di resistere ai micobatteri: stava testando un farmaco che doveva essere prima sciolto in acido acetico, accorgendosi che otteneva lo stesso identico risultato senza usare il farmaco; infatti l'acido acetico aveva ucciso da solo i micobatteri. In tal proposito lo stesso Howard Takiff ha dichiarato: "Dopo la prima osservazione di Claudia, abbiamo testato le concentrazioni minime e tempi di esposizione che possono uccidere i diversi micobatteri". Tuttavia, siccome l'IVIC non è attivo anche come clinica TBC, alcuni collaboratori, come Catherine Vilcheze e William Jacobs dell'Albert Einstein College of Medicine di New York, si sono offerti nel testare l'acido in questione su alcuni ceppi di TBC, scoprendo che l'esposizione ad una soluzione al 6% di acido acetico per 30 minuti è stata in grado di uccidere efficacemente il bacillo di Koch; compresi i ceppi resistenti a quasi tutti gli antibiotici conosciuti finora. In sostanza per comprendere meglio, basti sapere che la presenza di acido acetico al 6% è leggermente superiore a quella dell'aceto da supermercato che di norma è al 4-5%. Tuttavia la riduzione a dosaggi relativamente bassi ha portato, sempre nel giro di circa 30 minuti, a ridurre il numero di micobatteri della tubercolosi da 100 milioni a livelli non rilevabili. Per di più il dottor Howard Takiff ha eseguito test per un anno nel laboratorio di Laurent Kremer presso l'Università di Montpellier in Francia, durante i quali ha esaminato anche il temuto mycobacterium abscessus, presente soprattutto nell'acqua ed in grado di causare malattie croniche polmonari, infezioni post-traumatiche e malattie cutanee, nei pazienti più deboli; nonché uno dei micobatteri più difficili da debellare ad oggi. In questo caso il dottor Howard Takiff ha scoperto che per uccidere il micobatterio in questione, la soluzione doveva essere aumentata fino al 10% di acido acetico, sempre per 30 minuti. Ma non è tutto; infatti il ricercatore ha voluto testare l'efficacia della soluzione in questione anche in caso di condizioni biologiche meno igieniche, che si verificano in reali condizioni cliniche. Per far questo ha aggiunto alla soluzione globuli rossi ed albumina; il risultato è stato che anche in questo caso l'acido acetico ha superare benissimo il test. In tal proposito il dottor Howard Takiff ha puntualizzato: "C'è un reale bisogno di disinfettanti meno tossici e meno costosi che possano eliminare la tubercolosi e micobatteri non TBC, specialmente nei Paesi poveri di risorse". Inoltre, secondo i suoi studi, sono sufficienti appena 100 dollari per acquistare una quantità tale di acido acetico utile a disinfettare 20 litri di culture di TBC o campioni clinici; e, tra l'altro, dosi più elevate, (per esempio, al 25%), divengono solo irritanti, per cui non sono necessarie. Al riguardo il dottor Howard Takiff ha, infine, concluso precisando: "Per il momento questa è semplicemente un'osservazione interessante. L'aceto è stato utilizzato per migliaia di anni come disinfettante comune e ci siamo limitati ad aver esteso studi del XX secolo sull'acido acetico. Se potrebbe essere utile in clinica o nei laboratori di micobatteriologia per sterilizzare attrezzature mediche o per la disinfezione di culture o campioni clinici, resta tuttavia ancora da stabilire".
Si narra che l'aceto, come medicinale, fosse conosciuto già nei tempi antichi: divenuto famoso intorno al 1630, in seguito alla tremenda epidemia di peste che fece morire migliaia di persone, e che però non disturbò assolutamente la "carriera" di quattro noti ladri i quali riuscivano ad entrare indisturbati nelle case della povera gente e saccheggiarle. Tuttavia, una volta arrestati, si racconta che le forze dell’ordine più che al bottino fossero interessate a capire come avevano fatto i quattro a sfuggire al contagio: scoprirono che erano riusciti ad evitarlo grazie all'utilizzo, appunto, di aceto ed erbe aromatiche che si passavano su polsi e sulla fronte prima di entrare in contatto con la gente appestata. Ad oggi nessuno sa se si tratta di leggenda o verità; anche se, stando ai risultati di un un recente studio, questa storia potrebbe avere un fondo di attendibilità. Infatti a quanto pare un team internazionale di ricercatori provenienti da Venezuela, Francia e Stati Uniti, ha scoperto che l'acido acetico sarebbe in grado di uccidere con facilità i cosiddetti "micobatteri", compresi quelli farmaco-resistenti come, ad esempio, il mycobacterium tuberculosis, (noto anche come bacillo di Koch), principale causa della tanto temuta tubercolosi, (o TBC). Per questo motivo i ricercatori ritengono che l'aceto potrebbe divenire un disinfettante poco costoso, privo di effetti collaterali e molto utile nel combattere la TBC, così tanto resistente ai farmaci, ed altre malattie causate da micobatteri, (come, ad esempio, la zoonosi). In pratica durante la suddetta ricerca, pubblicata su mBio, (un giornale online ad accesso gratuito redatto dall'American Society for Microbiology), gli scienziati hanno testato altre sostanze ritenute attive contro questo genere di batteri, ma tuttavia alcune di queste, (come, per esempio, la candeggina), sono note per essere tossiche per l'uomo; senza contare che la disinfezione di alcuni strumenti diventa eccessivamente costosa, se eseguita con disinfettanti industriali. Al riguardo il dottor Howard Takiff, autore senior dello studio, nonché responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare presso l'Istituto Venezuelano di Investigazione Scientifica, (noto anche con la sigla IVIC), ha sottolineato: "I micobatteri sono noti per causare la tubercolosi e la lebbra, ma micobatteri che non appartengono alla tubercolosi sono comuni nell'ambiente, anche nell'acqua di rubinetto, e sono resistenti ai disinfettanti. Quando si contaminano i siti d'intervento chirurgico o quelli in cui vengono eseguite procedure cosmetiche, questi causano gravi infezioni. Sono intrinsecamente resistenti alla maggior parte degli antibiotici, richiedono mesi di terapia e possono lasciare cicatrici deformanti". Ed ha poi proseguito spiegando: "Molte procedure cosmetiche vengono eseguite al di fuori di ambienti ospedalieri nei Paesi in via di sviluppo, dove disinfettanti efficaci non sono disponibili. Questi batteri sono patogeni emergenti. Come si fa a sbarazzarsi di loro?". Fortunatamente mentre il ricercatore stava cercando una possibile risposta, Claudia Cortesia, una sua borsista post dottorato, durante alcune sue ricerche aveva notato la capacità dell'aceto di resistere ai micobatteri: stava testando un farmaco che doveva essere prima sciolto in acido acetico, accorgendosi che otteneva lo stesso identico risultato senza usare il farmaco; infatti l'acido acetico aveva ucciso da solo i micobatteri. In tal proposito lo stesso Howard Takiff ha dichiarato: "Dopo la prima osservazione di Claudia, abbiamo testato le concentrazioni minime e tempi di esposizione che possono uccidere i diversi micobatteri". Tuttavia, siccome l'IVIC non è attivo anche come clinica TBC, alcuni collaboratori, come Catherine Vilcheze e William Jacobs dell'Albert Einstein College of Medicine di New York, si sono offerti nel testare l'acido in questione su alcuni ceppi di TBC, scoprendo che l'esposizione ad una soluzione al 6% di acido acetico per 30 minuti è stata in grado di uccidere efficacemente il bacillo di Koch; compresi i ceppi resistenti a quasi tutti gli antibiotici conosciuti finora. In sostanza per comprendere meglio, basti sapere che la presenza di acido acetico al 6% è leggermente superiore a quella dell'aceto da supermercato che di norma è al 4-5%. Tuttavia la riduzione a dosaggi relativamente bassi ha portato, sempre nel giro di circa 30 minuti, a ridurre il numero di micobatteri della tubercolosi da 100 milioni a livelli non rilevabili. Per di più il dottor Howard Takiff ha eseguito test per un anno nel laboratorio di Laurent Kremer presso l'Università di Montpellier in Francia, durante i quali ha esaminato anche il temuto mycobacterium abscessus, presente soprattutto nell'acqua ed in grado di causare malattie croniche polmonari, infezioni post-traumatiche e malattie cutanee, nei pazienti più deboli; nonché uno dei micobatteri più difficili da debellare ad oggi. In questo caso il dottor Howard Takiff ha scoperto che per uccidere il micobatterio in questione, la soluzione doveva essere aumentata fino al 10% di acido acetico, sempre per 30 minuti. Ma non è tutto; infatti il ricercatore ha voluto testare l'efficacia della soluzione in questione anche in caso di condizioni biologiche meno igieniche, che si verificano in reali condizioni cliniche. Per far questo ha aggiunto alla soluzione globuli rossi ed albumina; il risultato è stato che anche in questo caso l'acido acetico ha superare benissimo il test. In tal proposito il dottor Howard Takiff ha puntualizzato: "C'è un reale bisogno di disinfettanti meno tossici e meno costosi che possano eliminare la tubercolosi e micobatteri non TBC, specialmente nei Paesi poveri di risorse". Inoltre, secondo i suoi studi, sono sufficienti appena 100 dollari per acquistare una quantità tale di acido acetico utile a disinfettare 20 litri di culture di TBC o campioni clinici; e, tra l'altro, dosi più elevate, (per esempio, al 25%), divengono solo irritanti, per cui non sono necessarie. Al riguardo il dottor Howard Takiff ha, infine, concluso precisando: "Per il momento questa è semplicemente un'osservazione interessante. L'aceto è stato utilizzato per migliaia di anni come disinfettante comune e ci siamo limitati ad aver esteso studi del XX secolo sull'acido acetico. Se potrebbe essere utile in clinica o nei laboratori di micobatteriologia per sterilizzare attrezzature mediche o per la disinfezione di culture o campioni clinici, resta tuttavia ancora da stabilire".
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