Il buco nero che rende "sterile" la sua galassia.


Di recente, combinando alcune osservazioni effettuate da Suzaku, (ossia il satellite per radiazione X giapponese), e dall'Herschel Space Observatory, (ovvero l'osservatorio spaziale infrarosso dell'ESA), un gruppo internazionale di ricercatori, guidato da Francesco Tombesi del Goddard Space Flight Center, (noto anche con la sigla GSFC), della NASA, è riuscito a correlare un violentissimo "vento", prodotto nei pressi di un buco nero al centro di una galassia, ad un intenso flusso di gas freddo che si spinge fino a grandi distanze dal nucleo galattico. In pratica si tratta di risultati che vanno a convalidare l'esistenza di un meccanismo a lungo sospettato, e che permetterebbe ad un buco nero supermassiccio di influenzare l'evoluzione della galassia che lo ospita. In pratica la galassia in questione, (conosciuta scientificamente con la sigla IRAS F11119+3257), appartiene ad una categoria di galassie particolare: le cosiddette "Ultra Luminous Infrared Galaxy", (note anche con la sigla ULIRG), vale a dire galassie estremamente luminose all'infrarosso. Inoltre dista dalla Terra circa 2,3 miliardi di anni luce e, come la gran parte delle galassie, (Via Lattea compresa), ospita al suo interno un buco nero supermassiccio, la cui massa è stata stimata intorno a 16 milioni di volte quella del Sole. Tra l'altro attorno a quest'ultimo la materia, prima di essere fagocitata, forma un disco di accrescimento le cui dimensioni sono pari a qualche centinaio di volte quelle del Sistema Solare. Ad ogni modo nello studio in questione, pubblicato sulla rivista Nature a fine Marzo, Francesco Tombesi ed i suoi colleghi hanno stimato che il suddetto intenso flusso di particelle opera fino ad una distanza di 1.000 anni luce dal centro galattico, calcolando che esso smuove una quantità di gas pari a circa 800 masse solari. Per di più i ricercatori hanno calcolato che questo gas si sta allontanando dal disco di accrescimento più interno, (ovvero una regione che si stima si trovi a circa 800 milioni di km dall'orlo del buco nero), ad una velocità di circa 270 milioni di km/h, (vale a dire circa un quarto della velocità della luce). Il che rende il flusso di particelle molto caldo, (con una temperatura di milioni di gradi), e talmente potente da impedire la formazione di nuove stelle, in quanto spazza via tutta la materia che incontra lungo il suo cammino, creando così un vero e proprio "deserto stellare" nei pressi del centro della galassia IRAS F11119+3257; o almeno questo è quanto è stato rilevato dal suddetto studio, il quale in questo modo ha dimostrato che il vuoto di stelle osservato in questa galassia non è dovuto a numerose esplosioni di supernove, come ipotizzato finora, ma, appunto, ad un buco nero di massa enorme. Al riguardo lo stesso Francesco Tombesi ha, infine, spiegato: "Per la prima volta siamo riusciti a vedere che il buco nero al centro di una galassia riesce a produrre dei venti, (inizialmente a velocità molto elevate, fino al 25% della velocità della luce), che poi vanno ad impattare il mezzo interstellare a distanze estremamente grandi. Questo provoca una riduzione del materiale che sarebbe servito a formare nuove stelle. Noi siamo andati a scovare la presenza del vento nelle parti centrali, dunque direttamente connesso con il buco nero, ed abbiamo visto che la sua energia iniziale è sufficiente a spiegare la formazione dei venti a scale più grandi".

Di seguito alcune immagini:
http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/03/ESA_Herschel_BlackHoleFeedback_Galaxy_Compo.jpg
Rappresentazione artistica della galassia IRAS F11119+3257 e, nel dettaglio, del suo buco nero centrale.
http://sci.esa.int/science-e-media/img/60/ULIRG_IRAS_F11119+3257_SDSS_annotated.jpeg
Immagine della galassia IRAS F11119+3257 ripresa dal telescopio da 2,20 metri di diametro dell'Università delle Hawaii. Nel riquadro è possibile vedere, sulla sinistra, una debole struttura da ricondursi ad un flusso di gas espulso dal centro galattico.

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