A quanto pare una pillola in grado di stimolare la crescita dei neuroni potrebbe aprire la strada ad una nuova cura contro la depressione; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio, condotto da Maurizio Fava, del Massachusetts General Hospital, e pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. In pratica si tratta di un farmaco, (ancora in fase di sperimentazione), che si basa su un meccanismo d'azione totalmente diverso da quelli in uso oggi: gli attuali antidepressivi agiscono nel cervello aumentando la serotonina, una sorta di "neurotrasmettitore del buon umore". Tuttavia questi rimedi non sono totalmente efficaci in particolar modo perché hanno tantissimi effetti collaterali e devono essere assunti in modo continuativo nel tempo. Invece il nuovo farmaco in questione, (chiamato "NSI-189"), si assume per via orale ed agisce rapidamente, con pochi effetti avversi ed un'efficacia duratura: ha già superato brillantemente i primi test clinici su un piccolo numero di pazienti e, dopo 28 giorni di terapia, ha dato anche le primissime prove di efficacia, mostrando effetti antidepressivi che perdurano nel tempo per oltre 8 settimane dall'interruzione della terapia. Insomma, NSI-189 ha dimostrato un'efficacia che, seppur ancora in fase di studio, ha fatto emergere già effetti positivi che fanno ben sperare. Difatti al riguardo lo stesso Maurizio Fava ha spiegato: "Il suo esatto meccanismo d'azione al momento è oggetto di studio, ma il farmaco ha mostrato l'abilità di aumentare le sinapsi e il volume dell'ippocampo. Pensiamo che il farmaco agisca a livello del DNA. Questa ipotesi è coerente con il fatto che il farmaco ha un'azione antidepressiva che perdura nel tempo, (circa 8 settimane), dopo la sospensione del trattamento". Tra l'altro è stato dimostrato che dietro la depressione si nasconde una diminuzione del processo fisiologico chiamato "neurogenesi", il quale, (come intuibile dal nome), porta alla nascita di nuovi neuroni soprattutto in una porzione dell'ippocampo chiamata "giro dentato": in caso di stress cronico questo processo si blocca e possono intervenire disturbi d'ansia e depressione; viceversa è stato anche dimostrato che attività stimolanti, come lo sport, favoriscono la neurogenesi esercitando in tal modo effetti antidepressivi. Ad ogni modo la suddetta ricerca è appena entrata nella seconda fase sperimentale ed i risultati dovrebbero emergere nei prossimi 2 anni. infatti in tal proposito lo stesso Maurizio Fava ha, infine concluso, dichiarando: "La seconda fase sperimentale coinvolgerà in tutto 220 pazienti, avrà lo scopo di verificare in via definitiva l'efficacia del farmaco e darà i suoi risultati all'inizio del 2017. Se l'esito di questo trial di fase II sarà positivo si avvierà la terza ed ultima fase sperimentale di tipo confermativo che darà risultati nel 2018".
A quanto pare una pillola in grado di stimolare la crescita dei neuroni potrebbe aprire la strada ad una nuova cura contro la depressione; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio, condotto da Maurizio Fava, del Massachusetts General Hospital, e pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. In pratica si tratta di un farmaco, (ancora in fase di sperimentazione), che si basa su un meccanismo d'azione totalmente diverso da quelli in uso oggi: gli attuali antidepressivi agiscono nel cervello aumentando la serotonina, una sorta di "neurotrasmettitore del buon umore". Tuttavia questi rimedi non sono totalmente efficaci in particolar modo perché hanno tantissimi effetti collaterali e devono essere assunti in modo continuativo nel tempo. Invece il nuovo farmaco in questione, (chiamato "NSI-189"), si assume per via orale ed agisce rapidamente, con pochi effetti avversi ed un'efficacia duratura: ha già superato brillantemente i primi test clinici su un piccolo numero di pazienti e, dopo 28 giorni di terapia, ha dato anche le primissime prove di efficacia, mostrando effetti antidepressivi che perdurano nel tempo per oltre 8 settimane dall'interruzione della terapia. Insomma, NSI-189 ha dimostrato un'efficacia che, seppur ancora in fase di studio, ha fatto emergere già effetti positivi che fanno ben sperare. Difatti al riguardo lo stesso Maurizio Fava ha spiegato: "Il suo esatto meccanismo d'azione al momento è oggetto di studio, ma il farmaco ha mostrato l'abilità di aumentare le sinapsi e il volume dell'ippocampo. Pensiamo che il farmaco agisca a livello del DNA. Questa ipotesi è coerente con il fatto che il farmaco ha un'azione antidepressiva che perdura nel tempo, (circa 8 settimane), dopo la sospensione del trattamento". Tra l'altro è stato dimostrato che dietro la depressione si nasconde una diminuzione del processo fisiologico chiamato "neurogenesi", il quale, (come intuibile dal nome), porta alla nascita di nuovi neuroni soprattutto in una porzione dell'ippocampo chiamata "giro dentato": in caso di stress cronico questo processo si blocca e possono intervenire disturbi d'ansia e depressione; viceversa è stato anche dimostrato che attività stimolanti, come lo sport, favoriscono la neurogenesi esercitando in tal modo effetti antidepressivi. Ad ogni modo la suddetta ricerca è appena entrata nella seconda fase sperimentale ed i risultati dovrebbero emergere nei prossimi 2 anni. infatti in tal proposito lo stesso Maurizio Fava ha, infine concluso, dichiarando: "La seconda fase sperimentale coinvolgerà in tutto 220 pazienti, avrà lo scopo di verificare in via definitiva l'efficacia del farmaco e darà i suoi risultati all'inizio del 2017. Se l'esito di questo trial di fase II sarà positivo si avvierà la terza ed ultima fase sperimentale di tipo confermativo che darà risultati nel 2018".
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