Potrebbe sembrare un'idea completamente stravagante, frutto di qualche mente bizzarra e destinata a circolare soltanto in una ristretta comunità di fantasiosi appassionati e con poca attinenza con la realtà pratica, ma a quanto pare la fondazione di Asgardia, la "prima nazione nello spazio", vuole presentarsi come qualcosa di molto più serio di quanto si possa pensare ad un primo sguardo. In pratica si tratta di un proposta avanzata da un gruppo di scienziati ed esperti legali con l'intento di "promuovere la pace e l'accesso aperto alle tecnologie spaziali nonché di offrire protezione ai cittadini del Pianeta Terra". In sostanza considerando che nella mitologia dei Paesi scandinavi, Ásgarðr è la città dove risiedono gli Æsir, (ovvero i signori del cielo, come Odino e Thor), non poteva esserci un nome più appropriato per quella che, secondo il gruppo fondatore, sarà una vera e propria "nazione nei cieli". Tuttavia questa Asgardia ambisce ad essere qualcosa in più di una leggenda: nelle intenzione dei suoi padri fondatori, infatti, avrà una sua bandiera ed un suo inno, che saranno scelti dai suoi membri attraverso una serie di selezioni pubbliche. Ma non è tutto: Igor Ashurbeyli, uomo d'affari e scienziato impegnato nel settore delle nanotecnologie insignito dalla medaglia d'onore dell'UNESCO, nonché principale ideatore del progetto, ha spiegato durante un'intervista al The Guardian che, quando il numero dei "cittadini" raggiungerà quota 100.000, si inoltrerà richiesta alle Nazioni Unite per il riconoscimento ufficiale come Stato; il che potrebbe avvenire molto presto in quanto attualmente gli "asgardiani" superano 280.000. In pratica diventare cittadini di Asgardia è abbastanza semplice: basterà avere almeno 18 anni e compilare un modulo attraverso l'apposito sito web. Ovviamente gli eventuali abitanti continueranno a stare fisicamente sulla Terra, divenendo così cittadini, oltre che del proprio Paese, anche di Asgardia: in un primo momento si prevede soltanto un singolo satellite, (che dovrebbe essere lanciato già l'anno prossimo), come avamposto rappresentante dei suoi cittadini; mentre in futuro dovrebbe avvenire una democratizzazione delle tecnologie spaziali alle quali avranno accesso coloro i quali sono impossibilitati. Ad ogni modo su sito del progetto si può leggere: «Asgardia offrirà una piattaforma indipendente, libera dalle costrizioni legate alla legislazione terrestre»; anche se in realtà questa "terra di nessuno" punta anche ad aprire un dibattito sulla regolamentazione delle attività spaziali. Difatti il trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 stabilisce la responsabilità degli Stati partecipanti rispetto alle attività spaziali, ma chiaramente la presenza di una vera e propria nazione in orbita rappresenterebbe una novità da tener presente nell'ambito del diritto internazionale aerospaziale. In ogni caso si sarebbe anche da dire che quest'iniziativa apre a più di una perplessità: se è vero, infatti, che il mondo dell'esplorazione spaziale sta cambiando abbastanza rapidamente negli ultimi anni e che quindi sarà sicuramente necessario aggiornare la giurisprudenza in materia, è anche vero che il piano di Igor Ashurbeyli potrebbe procedere più lentamente di quanto si aspetta. Questo perché gli ostacoli sono numerosi, a partire dal riconoscimento dell'ONU fino alla concreta possibilità di rendersi effettivamente indipendenti dalle nazioni terrestri: la cooperazione con gli altri Stati sarà indispensabile, almeno in un primo momento. Tra l'altro non è neanche chiaro se gli organizzatori hanno le possibilità tecniche, finanziarie e logistiche per lanciare un proprio satellite. Comunque sia tra le promesse fatte c'è anche quella di offrire uno scudo per i detriti spaziali di origine umana nonché per le minacce per la Terra di origine naturale, come espulsioni di massa coronale o collisioni di asteroidi: cose non da poco, se si considera, infine, che si tratta di problemi che ancora oggi danno non poca preoccupazione agli scienziati ed alle agenzie spaziali di tutto il mondo.
Potrebbe sembrare un'idea completamente stravagante, frutto di qualche mente bizzarra e destinata a circolare soltanto in una ristretta comunità di fantasiosi appassionati e con poca attinenza con la realtà pratica, ma a quanto pare la fondazione di Asgardia, la "prima nazione nello spazio", vuole presentarsi come qualcosa di molto più serio di quanto si possa pensare ad un primo sguardo. In pratica si tratta di un proposta avanzata da un gruppo di scienziati ed esperti legali con l'intento di "promuovere la pace e l'accesso aperto alle tecnologie spaziali nonché di offrire protezione ai cittadini del Pianeta Terra". In sostanza considerando che nella mitologia dei Paesi scandinavi, Ásgarðr è la città dove risiedono gli Æsir, (ovvero i signori del cielo, come Odino e Thor), non poteva esserci un nome più appropriato per quella che, secondo il gruppo fondatore, sarà una vera e propria "nazione nei cieli". Tuttavia questa Asgardia ambisce ad essere qualcosa in più di una leggenda: nelle intenzione dei suoi padri fondatori, infatti, avrà una sua bandiera ed un suo inno, che saranno scelti dai suoi membri attraverso una serie di selezioni pubbliche. Ma non è tutto: Igor Ashurbeyli, uomo d'affari e scienziato impegnato nel settore delle nanotecnologie insignito dalla medaglia d'onore dell'UNESCO, nonché principale ideatore del progetto, ha spiegato durante un'intervista al The Guardian che, quando il numero dei "cittadini" raggiungerà quota 100.000, si inoltrerà richiesta alle Nazioni Unite per il riconoscimento ufficiale come Stato; il che potrebbe avvenire molto presto in quanto attualmente gli "asgardiani" superano 280.000. In pratica diventare cittadini di Asgardia è abbastanza semplice: basterà avere almeno 18 anni e compilare un modulo attraverso l'apposito sito web. Ovviamente gli eventuali abitanti continueranno a stare fisicamente sulla Terra, divenendo così cittadini, oltre che del proprio Paese, anche di Asgardia: in un primo momento si prevede soltanto un singolo satellite, (che dovrebbe essere lanciato già l'anno prossimo), come avamposto rappresentante dei suoi cittadini; mentre in futuro dovrebbe avvenire una democratizzazione delle tecnologie spaziali alle quali avranno accesso coloro i quali sono impossibilitati. Ad ogni modo su sito del progetto si può leggere: «Asgardia offrirà una piattaforma indipendente, libera dalle costrizioni legate alla legislazione terrestre»; anche se in realtà questa "terra di nessuno" punta anche ad aprire un dibattito sulla regolamentazione delle attività spaziali. Difatti il trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 stabilisce la responsabilità degli Stati partecipanti rispetto alle attività spaziali, ma chiaramente la presenza di una vera e propria nazione in orbita rappresenterebbe una novità da tener presente nell'ambito del diritto internazionale aerospaziale. In ogni caso si sarebbe anche da dire che quest'iniziativa apre a più di una perplessità: se è vero, infatti, che il mondo dell'esplorazione spaziale sta cambiando abbastanza rapidamente negli ultimi anni e che quindi sarà sicuramente necessario aggiornare la giurisprudenza in materia, è anche vero che il piano di Igor Ashurbeyli potrebbe procedere più lentamente di quanto si aspetta. Questo perché gli ostacoli sono numerosi, a partire dal riconoscimento dell'ONU fino alla concreta possibilità di rendersi effettivamente indipendenti dalle nazioni terrestri: la cooperazione con gli altri Stati sarà indispensabile, almeno in un primo momento. Tra l'altro non è neanche chiaro se gli organizzatori hanno le possibilità tecniche, finanziarie e logistiche per lanciare un proprio satellite. Comunque sia tra le promesse fatte c'è anche quella di offrire uno scudo per i detriti spaziali di origine umana nonché per le minacce per la Terra di origine naturale, come espulsioni di massa coronale o collisioni di asteroidi: cose non da poco, se si considera, infine, che si tratta di problemi che ancora oggi danno non poca preoccupazione agli scienziati ed alle agenzie spaziali di tutto il mondo.
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