Svelato che il Satiro Ebbro è originale solo per metà e presenta le "cicatrici" dell'eruzione del Vesuvio del 79.


Sembra proprio che l'eruzione del Vesuvio del 79, (ossia il principale evento eruttivo del vulcano in epoca storica che ne ha cambiato profondamente la morfologia ed ha provocato la distruzione di diverse città), ha lasciato delle "cicatrici" anche sulla statua del Satiro Ebbro della Villa dei Papiri; o almeno questo è quanto hanno osservato alcuni ricercatori del Getty Museum, (che hanno restituito l'opera d'arte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli o MANN, dopo un restauro durato 11 mesi ed un'esposizione a Malibù), grazie a delle analisi ai raggi X ed alla ricostruzione 3D, le quali tra l'altro hanno rivelato anche come la statua in questione risulti essere originale solo per metà: l'altra metà sarebbe opera del restauro fatto nel '700. Al riguardo Erik Risser, uno dei principali responsabili del recente restauro, ha affermato: "Siamo partiti da un esame non invasivo del manufatto, usando varie tecniche, tra cui la radiografia in 3D, fatta da varie angolazioni che ci ha fornito scansioni che abbiamo ricomposto al computer. L'esame ha rivelato sia i punti di saldatura sia i punti di intervento settecentesco". In pratica, come risaputo, l'opera in bronzo fu rinvenuta molto danneggiata proprio nella Villa dei Papiri nel lontano 1754 e quindi restaurata pochi anni dopo. In merito a ciò lo stesso Erik Risser ha proseguito spiegando: "La statua è composta da 7 parti che sono state fuse separatamente dall'artista: le principali sono braccia, gambe e pube e poi ci sono le parti più piccole come i riccioli dei capelli che sono state unite con la saldatura, in modo da semplificare la procedura ed usare meno bronzo". Tuttavia durante il suddetto restauro gli esperti hanno distaccato tutte le parti, le hanno pulite e rinforzate internamente con supporti che ora risultano invisibili, per poi ricomporle: sulle varie parti sono state effettuate anche delle indagini che, , come già anticipato, hanno svelato che la statua è originale per il 50%, mentre l'altro 50% risente degli interventi settecenteschi. A tal proposito Erik Risser ha continuato dicendo: "La figura maschile è antica, come lo sono l'80% della faccia del leone ed il 20% della parte posteriore dell'otre, ma il resto è settecentesco, incluse le parti in bronzo fissate alla pietra, aggiunta anch'essa del '700". Ad ogni modo per quanto riguarda i segni lasciati dall'eruzione del 79 sulla statua, Kenneth Lapatin, altro responsabile del restauro, ha aggiunto: "Nella parte bassa della schiena la statua si è rotta e piegata, staccandosi dal supporto originale ed in questo si vede l'evento violento che ha vissuto. La statua adesso è più bella e più pulita ma il lavoro più importante è stato fatto all'interno per stabilizzarla: grazie a questo intervento credo che la sua vita si sia allungata di un altro secolo". Ed ha poi proseguito commentando: "Il progetto svolto con il MANN ci permette di "vincere" insieme. Abbiamo l'opportunità di lavorare su queste fantastiche opere che tornano più stabili e belle, le mostriamo al nostro pubblico e con i nostri studi apprendiamo molte notizie sulla loro storia". Invece Luisa Melillo, archeologa e responsabile scientifico dei progetti di restauro svolti dal MANN e dal Getty Museum, nonché assessore alla cultura del comune di Aversa, (dove sono state presentate le scoperte, ha, infine, commentato: "Il prestito dell'opera al Getty, (dove era arrivata nell'Ottobre 2018), è frutto di un accordo stipulato nel 2005 tra il Ministero dei Beni culturali ed il Getty Museum che prevede prestiti di lunga durata, con restauro ed esposizione nel museo americano. Il progetto del restauro viene elaborato dai collegi del Getty insieme a noi, che abbiamo sempre scelto statue famose che richiedevano interventi che al momento non potevamo affrontare".

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