Secondo un recente studio, durante la formazione della Terra gran parte del carbonio si nascondeva nel nucleo.


Si sa, il carbonio è un elemento essenziale per la vita come la si conosce e svolge un ruolo vitale in molti dei processi geologici della Terra, (senza parlare del ben noto impatto che quello rilasciato dall'attività umana ha sull'atmosfera e sugli oceani), ma nonostante ciò la quantità totale di carbonio presente sul pianeta rimane un mistero, poiché gran parte di esso rimane inaccessibile nelle profondità del globo. Tuttavia di recente uno studio pubblicato sulla rivista PNAS da alcuni ricercatori del National Museum of Natural History, del Carnegie Institution of Washington e dell'Università di Yale ha rivelato come il carbonio si è comportato durante il violento periodo formativo della pianeta: i risultati ottenuti potrebbero aiutare gli scienziati a capire quanto carbonio esiste probabilmente nel nucleo della Terra ed i contributi che questo elemento potrebbe dare all'attività chimica e dinamica che si verificano lì, incluso il movimento convettivo che alimenta il campo magnetico che protegge il globo dalle radiazioni cosmiche. In pratica, come già risaputo, il nucleo terrestre è composto principalmente da ferro e nichel, ma la sua densità indica la presenza di altri elementi più leggeri, (come, appunto, carbonio, silicio, ossigeno, zolfo o idrogeno): a lungo si è sospettato che ci fosse un enorme serbatoio di carbonio nascosto al suo interno e per provare a quantificarlo gli studiosi hanno adesso usato la mimica di laboratorio per capire in primo luogo come ci è entrato. Al riguardo Rebecca Fischer, una delle principali autrici della suddetta ricerca, ha affermato: "Per comprendere l'attuale contenuto di carbonio della Terra, siamo tornati all'infanzia del nostro pianeta, quando si è accumulato dal materiale che circonda il giovane Sole ed alla fine si è separato in strati chimicamente distinti, (nucleo, mantello e crosta). Abbiamo deciso di determinare la quantità di carbonio che è entrata nel nucleo durante questi processi". In sostanza, come già anticipato, per fare ciò i ricercatori hanno effettuato diversi esperimenti in laboratorio i quali hanno confrontato la compatibilità del carbonio con i silicati che compongono il mantello con la sua compatibilità con il ferro che compone il nucleo mentre si trovava sotto le pressioni e le temperature estreme rilevate nelle profondità della Terra durante il suo periodo formativo. In merito a ciò Elizabeth Cottrell, altra principale responsabile dello studio in questione, ha spiegato: "Abbiamo scoperto che nel mantello sarebbe rimasto più carbonio di quanto sospettassimo in precedenza. Ciò significa che il nucleo deve contenere quantità significative di altri elementi più leggeri, come silicio o ossigeno, che diventano entrambi più attratti dal ferro ad alte temperature". Ad ogni modo, sempre secondo gli esperti, nonostante questa sorprendente scoperta è molto probabilmente che la maggior parte delle scorte totali di carbonio della Terra si trovi nel profondo del nucleo, ma costituisce solo una componente trascurabile della sua composizione complessiva. Difatti a tal proposito Richard Carlson, altro principale autore, ha, infine, concluso dichiarando: "Nel complesso questo importante lavoro migliora la nostra comprensione di come il carbonio terrestre si sia accumulato durante il processo di formazione planetaria e sia stato "sequestrato" nel mantello e nel nucleo mentre questi si sono differenziati chimicamente".

Commenti