Napster diventa del tutto legale e ritorna anche in Italia con oltre 20 milioni di brani.


Sin dal suo esordio, (nel 1999), Napster, ex-programma di file-sharing creato da Shawn Fanning e Sean Parker, è stato per l'industria discografica e per molti musicisti, (tra qui anche Lars Ulrich, batterista dei Metallica), il simbolo principale della pirateria musicale, ma anche di una rivoluzione, (quella della musica in formato mp3 da scaricare sui propri computer), che ha modificato nel profondo il mercato musicale, stravolgendolo e portandolo fino alla realtà dei nostri giorni. Tuttavia ormai Napster non è più il sito "pirata" fondato alla fine degli anni '90, ma si è trasformato in un apprezzato servizio legale di streaming, acquisito alcuni anni fa da Rhapsody, ovvero il primo dei servizi di streaming al mondo, (in attività dal 2001). Ed in questi giorni è arrivato ufficialmente anche in Italia, proponendo un ricchissimo catalogo di brani musicali di artisti locali ed internazionali, con oltre 20 milioni di titoli a disposizione degli appassionati riproducibili su sistemi audio, smartphone, tablet ed altri dispositivi; il servizio è stato reso disponibile per iPhone, iPad, iPod Touch nonché per tutti gli smartphone ed i tablet dotati di un sistema operativo Android. Inoltre Napster, con la sua Napster Music Guide curata da alcuni esperti del settore, offre anche la possibilità di scegliere playlist di brani diversi o di singoli artisti e contiene note utili a far conoscere nuove composizioni musicali. Oltretutto il servizio propone anche suggerimenti, sessioni dal vivo ed interviste esclusive con gli artisti. Ovviamente, visto che adesso il servizio è del tutto legale, una volta scaduti i 30 giorni di periodo di prova gratuita, gli utenti dovranno sottoscrivere un abbonamento di 9,95€ al mese, (pagamento che può essere effettuato mediante carta di credito, via PayPal, oppure con accredito diretto), per avere un accesso illimitato allo streaming via Web o telefono mobile, sia online che offline. Al riguardo Thorsten Schliesche, (Napster Senior Vice President e General Manager Europe), ha affermato: "Sul fronte digitale nel 2012 il mercato italiano è cresciuto del 29,5% rispetto all'anno precedente. È così importante lanciare Napster in un mercato che ha già mostrato un 13% di crescita nel primo quadrimestre 2013: ciò significa che possiamo contribuire a questo trend così positivo attraverso un'offerta molto particolare ed innovativa". E come se non bastasse, sempre in questi giorni Napster è stato presentato anche in altri 13 Paesi europei, e precisamente in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Francia, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera ed Olanda. E se è vero che la "guerra del download musicale" l'ha già vinta da tempo iTunes, per quanto riguarda lo streaming lo scontro è tutt'ora in corso. Ed a primeggiare per il momento sono due aziende europee: Spotify e Deezer; che si contendono il dominio di un mercato che in realtà vede altri concorrenti di rilievo, come ad esempio Rhapsody, (appunto il più "antico" dei servizi di streaming, con 12 anni di storia alle spalle e poco meno di un milione di abbonati), oppure come Rara o Rdio. Ma di certo questo è un mercato sul quale molti altri punteranno poiché le cifre di crescita negli abbonamenti e nell'interesse del pubblico sono notevoli, sia perché con lo sviluppo della banda larga risulta sempre più semplice ascoltare la musica che si vuole quando si vuole, senza doverla scaricare e conservare, sia perché per il pubblico dei più giovani l'alternativa dello streaming è estremamente economica. E dunque sulla base di questa crescita si stanno muovendo anche i "colossi" del mercato digitale; primo fra tutti Google, che tra non molto dovrebbe lanciare Google Play Music All Access, vale a dire un nuovo servizio di musica streaming che sarà disponibile per tutti i dispositivi che abbiano un account Google, ad un prezzo di 9,99€ al mese. E poi ci sarebbe anche iRadio della Apple, ovvero un servizio che, secondo i ben informati, potrebbe riservare delle sorprese e proporre delle novità interessanti, e che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere annunciato questo fine settimana, durante la conferenza degli sviluppatori Apple che si svolgerà a San Francisco, dove l'azienda di Tim Cook annuncerà alcune novità. Insomma, come si può vedere, si tratta di una battaglia planetaria per il controllo di un mercato che promette di essere molto ricco; infatti Spotify ha da tempo superato i  20 milioni di utenti, (6 milioni dei quali a pagamento), ed è sbarcato anche negli USA, ovvero quelle che viene considerato il mercato più importante e difficile. Per di più anche Deezer, (nato in Francia nel 2007 ed approdata in Italia molto prima di Spotify, cioè nel Dicembre 2011), ha grandi ambizioni. Infatti in tal proposito Laura Mirabella, country manager italiana di Deezer a partire dallo scorso Gennaio, ha dichiarato: "Siamo l'azienda di streaming più grande del mondo". Ed è probabile che abbia ragione, considerando che ad oggi il servizio è presente in ben 182 Paesi di tutto il mondo, conta 3 milioni di abbonati paganti, 7 milioni di utenti attivi ogni mese, ed un catalogo di oltre 20 milioni di brani disponibili. Tuttavia Laura Mirabella ha voluto precisare: "Noi non siamo in concorrenza con iTunes o Amazon, anzi con loro lavoriamo in partnership: chi ascolta una canzone che ama da noi, nel servizio premium, può scaricarla immediatamente da loro. Noi puntiamo a fare bene il nostro mestiere, lo streaming, non quello degli altri. Puntiamo a catturare il pubblico con un contenuto ricco, offrendo molte possibilità di personalizzazione ed una grande flessibilità tecnologica, per consentire l'ascolto con ogni possibile device". Oltretutto Deezer sta puntando a caratterizzarsi soprattutto per i servizi premium, che offrono agli utenti la possibilità di ascoltare musica senza interruzioni pubblicitarie oppure, nel caso del servizio Premium+, anche l'ascolto offline. In aggiunta la differenza essenziale con Spotify è nell'offerta al pubblico; infatti mentre l'azienda svedese ha puntato su un software da scaricare sul computer, Deezer ha deciso di puntare tutto sul web. Al riguardo Laura Mirabella ha spiegato: "Ci interessa che gli utenti possano accedere al servizio da qualsiasi device, in maniera semplice e immediata, non ci occupiamo di software, ma di musica". Comunque sia l'azienda si sta muovendo con cautela nel mercato e non vuole fare passi più lunghi di quelli che sa di potersi permettere; non a caso per il momento il servizio non è disponibile negli USA, (mercato difficilissimo e rischioso da affrontare), ma di certo non manca di iniziativa, come ha dimostrato con gli accordi che ha chiuso con la Rai per quanto riguarda il Festival di Sanremo oppure con molte altre manifestazioni e festival dove sarà presente nei prossimi mesi, il tutto per "caratterizzarsi sempre di più come un servizio in grado di accontentare tutti e di non far mancare mai la qualità, sia della musica che della tecnologia". Ovviamente poi c'è una forte integrazione con i vari Social Network, la possibilità di "seguire" l'attività di altri utenti, la collaborazione con artisti famosi che realizzano le loro playlist, e molto altro ancora. In ogni caso c'è da dire anche che con l'avvento degli smartphone e dei tablet il mercato della musica sta vivendo una nuova rivoluzione nella quale lo streaming gioca un ruolo non indifferente. Infatti gli utenti sono sempre più interessati a poter avere accesso alla musica, (tutta la musica), dai propri device, senza dover scaricare canzoni e riempire il proprio spazio di memoria, ascoltare musica attraverso Internet e poi, dopo aver selezionato il meglio, scaricare le canzoni attraverso un servizio di download. E, come già spiegato, iTunes su questo ha ancora il dominio con circa il 63% del mercato della musica digitale, anche se ha visto calare la sua quota rispetto al 69% dell'anno precedente non solo per colpa della concorrenza agguerrita di Amazon, ma anche per i servizi di streaming. Insomma, secondo molti analisti, sembra proprio che il modello "paga per scaricare" si stia avviando verso un lento declino, ma è anche vero che fino ad oggi si è dimostrato l'unico davvero in grado di produrre utili; difatti i ricavi di iTunes nell'ultimo quadrimestre sono stati di ben 2 miliardi e 400.000 dollari: cifre ancora difficili da immaginare per il mercato dello streaming, almeno per il momento.

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