Mars One: Secondo Joseph Roche il progetto potrebbe essere una presa in giro.


Da parecchio tempo ormai si parla sempre più spesso di viaggi dell'uomo verso Marte per fondare lì una colonia abitativa e restare per tutta la vita, (o quasi). E questo è l'obiettivo che si prefigge anche l'ambiziosissimo progetto Mars One, appunto, una missione umana per colonizzare il cosiddetto "pianeta rosso", a partire dal 24 Aprile 2023, al ritmo di quattro astronauti l'anno, per un totale di 24 esseri umani. Inoltre la cosa abbastanza particolare di questo progetto è che non è previsto alcun "biglietto di ritorno", in quanto, (almeno per il momento), mancano sia i soldi che la tecnologia per immaginare e progettare un futuro rientro sulla Terra. Ed è forse anche per questo che la missione Mars One, com'è normale che sia, ha suscitato un grandissimo interesse mediatico: in Italia si è parlato più volte di Pietro Aliprandi, (ovvero l'unico italiano rimasto tra i 100 finalisti), ed era stato evidenziato i vari limiti e punti poco chiari dell'intero progetto. Gli stessi che in questi giorni hanno portato Joseph Roche, astrofisico presso il Trinity College's School of Education a Dublino, ex-ricercatore della NASA, nonché un altro dei fortunati finalisti, ha mettere in dubbio il progetto. In pratica durante un'intervista condotta da Elmo Keep, del sito Medium, lo scienziato ha raccontato tutti i punti deboli di Mars One, facendo sapere che, vista dall'interno, la missione mostra ancora più falle di quelle visibili da fuori. Infatti, stando a quel che ha dichiarato Joseph Roche, molti finalisti avrebbero comprato la propria ammissione all'ultimo stadio delle selezioni, e sarebbero continuamente incoraggiati a "donare" il denaro ricevuto per interviste ed apparizioni televisive agli organizzatori della missione. Al riguardo l'astrofisico ha spiegato: "Quando ti unisci alla "Mars One community", il che succede automaticamente se fai domanda di candidatura, cominciano ad assegnarti un punteggio. Si ottengono altri punti superando le selezioni, (un numero arbitrario di punti, non c'è una classifica vera e propria). Successivamente l'unico modo per accumulare punteggio è comprare il merchandising di Mars One oppure donare direttamente del denaro". In sostanza pare che ogni aspirante astronauta abbia versato, (all'atto dell'iscrizione alle selezioni), una quota variabile tra i 5 ed i 75 dollari, a seconda della ricchezza del Paese di provenienza; il che moltiplicato per 200.000 domande, (anche se a dire il vero in merito a ciò Joseph Roche ha sostenuto che le richieste siano state poco meno di 3.000), farebbe una bella sommetta.Ad ogni modo l'astrofisico ha fatto sapere anche che i finalisti avrebbero addirittura ricevuto una lista di "suggerimenti" su come comportarsi con le richieste di interviste, che includeva, senza troppi giri di parole, la seguente affermazione: «Se vi si offre denaro per un'intervista, sentitevi liberi di accettarlo. Vi chiediamo gentilmente di donare il 75% della somma a Mars One». Quindi pare proprio che i principali finanziatori di Mars One sono stati, finora, gli stessi che hanno presentato domanda per partecipare. Tra l'altro, stando sempre alle dichiarazioni di Joseph Roche, il processo di selezione, sarebbe un altro punto critico dell'intero progetto; infatti lo scienziato ha affermato: "Non ho incontrato di persona nessuno di Mars One. All'inizio ci hanno detto che avremmo sostenuto diversi colloqui: avremmo dovuto presentarci al quartier generale di Mars One e sottoporci a prove della durata di più giorni, il che mi sembrava un processo di selezione abbastanza legittimo. Invece ci hanno fatto firmare un contratto di riservatezza, e le cose sono rapidamente cambiate. Un colloquio di più giorni è diventata una chiacchierata su Skype di circa 10 minuti". Insomma si tratta di dichiarazioni che corrispondono con quanto aveva spiegato non tempo fa Pietro Aliprandi, secondo cui, il processo di selezione si era limitato nel completamento di un questionario, il caricamento di un video, la presentazione di un esame medico generico ed una conversazione su Skype. Il che risulta essere un po' poco, se si pensa che, ad esempio, la NASA richiede ai piloti almeno 1.000 ore di esperienza di volo per poter essere considerati come aspiranti candidati all'astronautica, nel ruolo di comandante di missione. Comunque sia in tal proposito lo stesso Joseph Roche ha concluso dichiarando: "Questo significa che tutte le informazioni che hanno su di me provengono dal video che ho inviato, da un questionario che ho compilato con risposte di una sola parola e da un'intervista via Skype molto veloce. Non ci sono abbastanza informazioni per giudicarmi!". Per di più, tornando a parlare di denaro: i costi della missione, (stimati un po' ottimisticamente in 6 miliardi di euro), secondo le previsioni del progetto, dovrebbero essere coperti dalla vendita dei diritti televisivi per un reality show sull'addestramento dei futuri astronauti, ma, a quanto pare, sia Endemol che diverse altre aziende televisive sarebbero sono tirate fuori dal business. Tra l'altro persino Gerardus 't Hofft, premio Nobel per la fisica indicato come testimonial del progetto, se ne è tirato fuori, dichiarando che: "La missione non è realistica potrebbe partire tra 100 anni, certamente non tra 10". Tuttavia dal canto suo, Bas Lansdorp, amministratore delegato di Mars One, ha replicato spiegando che le dichiarazioni di Joseph Roche non corrispondono al vero; difatti ha fatto sapere: "Ci sono molti finalisti che non hanno donato denaro a Mars One. E ci sono molti candidati che non sono arrivati in finale pur avendo eseguito parecchie donazioni. Le cose non sono connesse, e chi afferma il contrario è un bugiardo!". Inoltre ha, infine, concluso sostenendo di aver ricevuto 200.000 candidature, e che le critiche ricevute lo aiuteranno a migliorare la missione.

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