Nel 2010 sulla superficie di Marte sono state osservate per la prima volta le "recurring slope lineae", (nota anche con la sigla RSL), vale a dire delle striature scure e lunghe anche decine e decine di metri, che si formano e scendono dai bordi di numerosi crateri nei periodi più caldi dell'anno sul pianeta rosso. Tuttavia una vera e propria spiegazione di questo fenomeno non è mai stata trovata, rendendolo uno dei principali enigmi di Marte; o almeno così è stato finora. Difatti in questi giorni uno studio condotto da Lujendra Ojha, del Georgia Insitute of Technology, e pubblicato su Nature Geoscience, è finalmente riuscito in questa impresa, tanto che la NASA ha deciso di convocare una conferenza stampa durante la quale ne ha spiegato i dettagli. In realtà tra le varie ipotesi avanzate per spiegare tale fenomeno, una delle più accreditate interpretava le strisce scure come il risultato di fuoriuscite di acqua dai bordi dei crateri; anche se gli strumenti orbitali non hanno avuto la capacità di indagare in quelle strette fasce scure, (non più larghe di 5 metri), e perciò è sempre mancata una risposta certa. Motivo per il quale Lujendra Ojha ha messo a punto una metodologia per studiare lo spettro, (ossia la composizione chimica), di un singolo pixel delle immagini di alcune striature di colore scuro avvistate durante particolari periodo dell'anno grazie allo spettrometro del Mars Reconnaissance Orbiter, (noto anche con la sigla MRO), dimostrando che a rendere scure quelle lingue la sabbia è proprio la presenza di acqua salata, (contenente perclorati). Al riguardo lo stesso ricercatori ha spiegato: "Adesso abbiamo la certezza che l'acqua esiste su Marte, appena sotto la superficie, in diversi punti del pianeta. L'analisi delle sabbie vicino alle lingue scure non mostrano la presenza di sali, e dunque essi fuoriescono insieme all'acqua: si tratta di perclorato di magnesio, trovato anche dove sta lavorando Curiosity, (il rover della NASA), di clorato di magnesio e di perclorato di sodio". Tuttavia adesso resta da risolvere da dove arriva quest'acqua, e ciò potrebbe non essere semplice da trovare: potrebbe essere legata alla presenza di ghiaccio che, durante l'estate marziana ed all'aumentare della temperatura, si scoglie e fuoriesce in getti che poi evaporano velocemente. In sostanza si tratta di un'ipotesi abbastanza plausibile, in quanto non è necessario che la temperatura superi gli 0 °C per avere acqua liquida: la presenza di alcuni sali può portare la temperatura di liquefazione anche a -190 °C, ed in certe regioni del pianeta rosso la temperatura estiva può superare anche i 15 °C, (arrivando anche a toccare ai 21 °C). Ad ogni modo questa ipotesi potrebbe valere per le fuoriuscite d'acqua in regioni prossime ai poli, in quanto è difficile che ci sia ghiaccio in abbondanza anche in prossimità dell'equatore, dove sono state osservate molte di queste striature, nonostante in alcune regioni equatoriali sia stata rilevata la presenza ghiaccio attraverso analisi radar. In pratica per spiegare il ghiaccio equatoriale gli scienziati hanno avanzato l'ipotesi che lì vi possano essere vere e proprie falde acquifere che con l'aumentare della temperatura producano degli sbuffi, (come geyser); mentre una seconda ipotesi è quella secondo cui, grazie alla presenza di percolati l'acqua derivi dalla condensazione di vapore acqueo atmosferico che, dopo essere penetrato nel terreno, ritorna poi nell'atmosfera. Tuttavia al momento, sulla base delle informazioni disponibili, può anche essere che non ci sia una risposta univoca, ma che ci siano diverse valide spiegazioni alla presenza di acqua nelle diverse zone del pianeta. Comunque sia, l'unica cosa certa è che l'acqua su Marte c'è: non possono esserci veri e propri fiumi o laghi, (a causa della bassa pressione dell'atmosfera marziana che li fa evaporare appena in superficie), ma sapere che c'è ghiaccio e, meglio ancora, falde acquifere, rappresenta, infine, un bel punto di partenza per un'eventuale prima base umana sul pianeta rosso.
Di seguito alcune immagini delle suddette "recurring slope lineae":
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