Dimostrato che gli ftalati possono alterare i livelli di un ormone necessario per una gravidanza sana.


A quanto pare l'esposizione agli ftalati, (ossia un noto gruppo di sostanze chimiche che si trovano un po' dappertutto: dalla plastica ai prodotti per la cura personale ed all'elettronica), può interrompere la produzione di un ormone importante e necessario per sostenere una gravidanza sana; o almeno questo è quanto ha dimostrato uno studio pubblicato sulla rivista Environment International da parte di alcuni ricercatori della Rutgers School of Public Health, (in collaborazione con l'Environmental and Occupational Health Sciences Institute, l'University of Rochester, School of Medicine and Dentistry, il Seattle Children's Research Institute, l'Università di Washington, la New York University School of Medicine, l'Università della California, San Francisco, l'Emory University School of Medicine, l'Hunter Medical Research Institute e l'University of Tennessee Health Sciences Center). In pratica si è trattato di uno tra i primi lavori ad esaminare l'impatto che gli ftalati, (aggiunti normalmente alla plastica per aumentarne la flessibilità), hanno sull'ormone di rilascio della corticotropina placentare, (noto anche con la sigla pCRH), il quale viene prodotto dalla placenta, aumenta nel corso della gravidanza e gioca un ruolo importante nel promuovere l'inizio del travaglio: quando i livelli sono alti o aumentano rapidamente all'inizio della gravidanza, questo può però contribuire alla nascita pretermine e problemi di crescita fetale; così come allo sviluppo dell'ipertensione, del diabete gestazionale e della depressione post-partum. Al riguardo Emily S. Barrett, una delle principali autrici della suddetta ricerca, ha spiegato: "Siamo tutti esposti agli ftalati nel nostro ambiente attraverso i prodotti che usiamo e gli alimenti che mangiamo. I nostri risultati mostrano che queste sostanze chimiche possono alterare la produzione di ormoni placentari essenziali, il che ha importanti implicazioni per il corso della gravidanza e la successiva salute e sviluppo del bambino". Ad ogni modo entrando un po' più nei dettagli gli scienziati hanno analizzato i dati di 1.018 donne in dolce attesa a basso rischio con un solo feto in due momenti, cioè sia a metà che a fine gravidanza: in tal modo hanno visto che la presenza di vari ftalati era associata a livelli più alti di pCRH a metà gestazione, ma più bassi verso il termine di quest'ultima. Inoltre dai risultati ottenuti è emerso che tali livelli erano più elevati nelle donne che hanno successivamente sviluppato complicazioni della gravidanza come, appunto, il diabete gestazionale e la pressione alta, suggerendo che le donne che sviluppano complicazioni possono essere particolarmente vulnerabili a questa interruzione ormonale. In sostanza, come già anticipato, questo è stato tra i primi e più grandi esperimenti finora condotti per esaminare in che misura queste sostanze chimiche e la connessione con il pCRH possono interrompere la funzione del sistema endocrino, che risulta essere particolarmente delicato durante la gravidanza. A tal proposito la stessa Emily S. Barrett ha concluso dichiarando: "Le associazioni tra i ftalati ed il pCRH nelle donne con complicazioni della gravidanza si sono rafforzate nel corso della gestazione. Sappiamo molto poco su come le donne con complicazioni della gravidanza sono influenzate dalle esposizioni ambientali. Questo studio pone le basi per la ricerca futura in questo settore". Comunque sia ci sarebbe anche da dire che il pCRH prodotto dalla placenta è identico nella struttura all'ormone di rilascio della corticotropina, (conosciuto con l'acronimo CRH), prodotto dal cervello in risposta allo stress: sebbene questa nuova indagine non abbia trovato che le donne che avevano vissuto traumi infantili erano più vulnerabili agli effetti ormonali degli ftalati, una ricerca precedente aveva riscontrato che i livelli di pCRH erano più alti nelle donne che avevano vissuto un qualche tipo di trauma infantile; il che aveva, infine, suggerito che gli eventi traumatici possono influenzare la gravidanza anche decenni dopo.

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