Dopo la recente scoperta di Kepler-22b, il pianeta più simile alla Terra, altri due nuovi pianeti extrasolari sono scoperti sempre grazie all'ausilio dal satellite NASA che prende il nome di Kepler. Si tratta di due corpi celesti grandi approssimativamente quanto la nostra Terra, che ruotano attorno ad una stella simile al nostro Sole, anche se molto più antica. E dunque potrebbero esserci molti suggerimenti per ipotizzare la possibilità di vita su questi due mondi. Tuttavia anche i più ottimisti dovranno subito abbandonare questa ipotesi. Poiché KOI 55.01 e KOI 55.02, (questi i nomi assegnati ai due pianeti scoperti), sono troppo vicini alla loro stella madre, nello specifico meno di tre volte la distanza che separa la Terra dalla Luna ed, inoltre, sulla loro superficie si registrano temperature alle quali persino il tungsteno, il metallo con il più alto punto di fusione, bollirebbe con facilità. E quindi in molti si staranno chiedendo se questo non sia un sistema planetario di scarso interesse? Niente affatto! Infatti quello appena scoperto potrebbe essere una sorta di "anticipazione" riguardante quello che potrebbe accadere al nostro Sistema solare interno tra qualche miliardo di anni. Infatti la storia evolutiva di KIC 05807616, vale a dire la stella attorno alla quale sono stati individuati questi due pianeti, è molto simile a quella che riguarderà il nostro Sole tra circa cinque miliardi di anni, ovvero quando la sua espansione coinvolgerà i pianeti più interni del Sistema solare, tra cui molto probabilmente ci sarà anche la nostra Terra. Infatti a quanto pare KIC 05807616 ha recentemente terminato la sua fase di gigante rossa e durante questo processo, una volta terminato il suo combustibile principale, ovvero l'idrogeno, ha aumentato a dismisura le sue dimensioni, tanto da inglobare i due pianeti. Tuttavia in seguito questa stella ha perso il suo guscio più esterno del gas, ed si trova adesso nella fase di nana bianca ed i due pianeti in questione sono tornati di nuovo liberi dalla sua bollente "stretta". Però la sua temperatura superficiale è ancora elevatissima, ovvero di quasi 28.000 gradi Kelvin, (equivalenti a circa 27.726,85° Celsius), e quella che registrata sui suoi pianeti, tra qui KOI 55.01 e KOI 55.02, è di circa un terzo. Dunque questi due nuovi pianeti potrebbero essere i resti di alcuni pianeti giganti di tipo gassoso simili al Giove. Inoltre ciò che è sopravvissuto al suddetto "inabissamento" sarebbero soltanto i nuclei densi dei due corpi celesti, composti probabilmente da elementi pesanti come il ferro. Al riguardo Roberto Silvotti, dell'Osservatorio Astrofisico di Torino, uno tra gli autori dell'articolo sulla scoperta di questi due pianeti, pubblicato sull'ultimo numero della rivista Nature, ha dichiarato: "L'osservazione di questo sistema ci permette di comprendere come l'interazione fra una stella ed i suoi pianeti più vicini possa giocare un ruolo cruciale in alcune fasi dell'evoluzione stellare". Ed, infine, ha proseguito spiegando: "Non solo i pianeti interni possono riuscire a sopravvivere perdendo il loro guscio esterno quando entrano a diretto contatto con la stella, ma anche la stella può venire fortemente influenzata da questo contatto e perdere a sua volta il suo inviluppo. Infatti si pensa che possano essere stati proprio questi due pianeti a strappare via a KIC 05807616 il suo guscio esterno ricco di idrogeno, per formare la stella caldissima ed abbastanza piccola che vediamo oggi, con un raggio pari a circa un quinto di quello del nostro Sole". Oltretutto sempre di recente il satellite Kepler ha scoperto altri due pianeti simili a KOI 55.01 e KOI 55.02, che sono stati denominati Kepler-20e e Kepler-20f. Questi altri due pianeti hanno un raggio rispettivamente di 0,87 ed 1,03 volte quello della Terra ed orbitano insieme a tre "fratelli maggiori" grandi quasi quanto Nettuno, vicinissimi alla loro stella, cioè Kepler 20, un po' più fredda del nostro Sole e che si trova a 950 anni luce dalla Terra, in una fascia considerata dagli esperti "non abitabile". Al riguardo i ricercatori hanno spiegato che: "È difficile ipotizzare che questi due pianeti possano ospitare forme di vita, considerando le loro temperature roventi rispettivaente 760 gradi, e 430 gradi".
Dopo la recente scoperta di Kepler-22b, il pianeta più simile alla Terra, altri due nuovi pianeti extrasolari sono scoperti sempre grazie all'ausilio dal satellite NASA che prende il nome di Kepler. Si tratta di due corpi celesti grandi approssimativamente quanto la nostra Terra, che ruotano attorno ad una stella simile al nostro Sole, anche se molto più antica. E dunque potrebbero esserci molti suggerimenti per ipotizzare la possibilità di vita su questi due mondi. Tuttavia anche i più ottimisti dovranno subito abbandonare questa ipotesi. Poiché KOI 55.01 e KOI 55.02, (questi i nomi assegnati ai due pianeti scoperti), sono troppo vicini alla loro stella madre, nello specifico meno di tre volte la distanza che separa la Terra dalla Luna ed, inoltre, sulla loro superficie si registrano temperature alle quali persino il tungsteno, il metallo con il più alto punto di fusione, bollirebbe con facilità. E quindi in molti si staranno chiedendo se questo non sia un sistema planetario di scarso interesse? Niente affatto! Infatti quello appena scoperto potrebbe essere una sorta di "anticipazione" riguardante quello che potrebbe accadere al nostro Sistema solare interno tra qualche miliardo di anni. Infatti la storia evolutiva di KIC 05807616, vale a dire la stella attorno alla quale sono stati individuati questi due pianeti, è molto simile a quella che riguarderà il nostro Sole tra circa cinque miliardi di anni, ovvero quando la sua espansione coinvolgerà i pianeti più interni del Sistema solare, tra cui molto probabilmente ci sarà anche la nostra Terra. Infatti a quanto pare KIC 05807616 ha recentemente terminato la sua fase di gigante rossa e durante questo processo, una volta terminato il suo combustibile principale, ovvero l'idrogeno, ha aumentato a dismisura le sue dimensioni, tanto da inglobare i due pianeti. Tuttavia in seguito questa stella ha perso il suo guscio più esterno del gas, ed si trova adesso nella fase di nana bianca ed i due pianeti in questione sono tornati di nuovo liberi dalla sua bollente "stretta". Però la sua temperatura superficiale è ancora elevatissima, ovvero di quasi 28.000 gradi Kelvin, (equivalenti a circa 27.726,85° Celsius), e quella che registrata sui suoi pianeti, tra qui KOI 55.01 e KOI 55.02, è di circa un terzo. Dunque questi due nuovi pianeti potrebbero essere i resti di alcuni pianeti giganti di tipo gassoso simili al Giove. Inoltre ciò che è sopravvissuto al suddetto "inabissamento" sarebbero soltanto i nuclei densi dei due corpi celesti, composti probabilmente da elementi pesanti come il ferro. Al riguardo Roberto Silvotti, dell'Osservatorio Astrofisico di Torino, uno tra gli autori dell'articolo sulla scoperta di questi due pianeti, pubblicato sull'ultimo numero della rivista Nature, ha dichiarato: "L'osservazione di questo sistema ci permette di comprendere come l'interazione fra una stella ed i suoi pianeti più vicini possa giocare un ruolo cruciale in alcune fasi dell'evoluzione stellare". Ed, infine, ha proseguito spiegando: "Non solo i pianeti interni possono riuscire a sopravvivere perdendo il loro guscio esterno quando entrano a diretto contatto con la stella, ma anche la stella può venire fortemente influenzata da questo contatto e perdere a sua volta il suo inviluppo. Infatti si pensa che possano essere stati proprio questi due pianeti a strappare via a KIC 05807616 il suo guscio esterno ricco di idrogeno, per formare la stella caldissima ed abbastanza piccola che vediamo oggi, con un raggio pari a circa un quinto di quello del nostro Sole". Oltretutto sempre di recente il satellite Kepler ha scoperto altri due pianeti simili a KOI 55.01 e KOI 55.02, che sono stati denominati Kepler-20e e Kepler-20f. Questi altri due pianeti hanno un raggio rispettivamente di 0,87 ed 1,03 volte quello della Terra ed orbitano insieme a tre "fratelli maggiori" grandi quasi quanto Nettuno, vicinissimi alla loro stella, cioè Kepler 20, un po' più fredda del nostro Sole e che si trova a 950 anni luce dalla Terra, in una fascia considerata dagli esperti "non abitabile". Al riguardo i ricercatori hanno spiegato che: "È difficile ipotizzare che questi due pianeti possano ospitare forme di vita, considerando le loro temperature roventi rispettivaente 760 gradi, e 430 gradi".
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