Un recente studio ha scoperto il "malfunzionamento" genetico che apre le porte all'influenza.



Durante una recente ricerca un team di studiosi ha analizzato il DNA di 60 pazienti finiti in terapia intensiva per una semplice influenza ed sono riusciti a scoprire che molti di loro presentavano una mutazione al gene IFITM3. In pratica i ricercatori hanno verificato che, a causa dell'anzicitata mutazione, risultava diminuire la quantità di un'importante proteina prodotta, appunto, dal suddetto gene che sarebbe in grado di impedire all'influenza di espandersi ai polmoni e di causare così ulteriori difficoltà. Inoltre tale diminuzione andrebbe ad intaccare gli effetti della proteina, lasciando il virus dell'influenza libero di colpire del tutto indisturbato. E quindi per confermare questa ipotesi, i ricercatori, come accade spesso in questi casi, hanno rimosso il gene IFITM3 dal DNA di alcuni topi da laboratorio e successivamente li hanno infettati con un normale virus influenzale; il risultato è stato drammatico, infatti, tutti gli animaletti sono morti in un lasso di tempo alquanto breve. Tuttavia la suddetta mutazione è risultata essere piuttosto rara, anche se tra le persone ospedalizzate era 19 volte più comune rispetto alla popolazione generale. Al riguardo il dottore Kenneth Baillie, esperto di genetica dell'Istituto Roslin di Edimburgo, ha spiegato alla BBC che: "Durante la pandemia relativa all'influenza suina era molto insolito che una persona sana si ammalasse in modo grave, eppure è successo. Era davvero un mistero per noi scienziati capire perché certe persone erano più suscettibili di altre. Adesso finalmente lo sappiamo". Infatti nell'eventuale caso che si scateni una pandemia il gene appena scoperto potrebbe rivelarsi molto utile; e come ha spiegato il dottore Abraham Brass, co-autore dello studio e professore al Massachusetts General Hospital: "Ovviamente in caso di pandemia le persona con questa mutazione sono più a rischio. Il gene IFITM3 sarà vitale nel difendere la popolazione da virus come quello dell'influenza aviaria oppure della febbre dengue. Perché i soggetti a rischio potranno prendere precauzioni, sottoporsi a vaccino ed usare tutte le cautele del caso per prevenire l'infezione". Oltretutto lo studio pubblicato sulla rinomata rivista Nature ha dimostrato per la prima volta il legame tra un gene ed il sistema immunitario, il che rappresenta una scoperta di notevole importanza perché in futuro potrebbe essere possibile per chiunque analizzare il proprio DNA in cerca del gene mutato e dunque, qualora qualcuno ne risultasse portatore, potrà evitare pericoli e conseguenze potenzialmente molto pericolose grazie all'ausilio di appositi vaccini. Per di più Aaron Everitt, uno dei ricercatori del Wellcome Trust, ha dichiarato: "Prima si sapeva ben poco di questa proteina che inibisce il virus. Il nostro studio gioca un ruolo fondamentale nello spiegare come sia il gene che la proteina siano connessi all'equilibrio virale". Comunque nel frattempo a San Diego la ricerca sta continuando con lo scopo di arrivare a "realizzare" delle cellule artificiali appositamente progettate per funzionare come delle vere e proprie fabbriche di biocarburanti e vaccini; infatti al riguardo una specie di "cantiere artificiale" è stato presentato recentemente da Craig Venter, pioniere della mappa del genoma umano e padre della prima cellula artificiale, (costruita nel 2010).

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