Eccomi nuovamente qua a parlare di Facebook, l'ormai famosissimo Social Network in Blu, che, dopo aver deciso qualche mese fa di "adottare" anch'esso l'utilizzo degli hashtag, adesso pare abbia intenzione di introdurre anche i cosiddetto "trending topics". In pratica quest'ultimi servono, come ormai Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), insegna ormai da diverso tempo, ad individurare e raccogliere gli argomenti più discussi all'intero di un sito, e che li si etichetti come "tendenze", "temi caldi", "hot trend" o in qualsiasi altro modo, quei collegamenti, (spesso rappresentati da semplici nomi, brevi frasi, e dagli stessi hashtag), decidono quali sono gli argomenti sui quali non si può non essere aggiornati. Inoltre il vantaggio è che sono rapidi, veloci, efficaci: basta un'occhiata e si è subito aggiornati su quello che sta accadendo nel proprio Paese e nel resto del mondo; anche se molto spesso ci si ritrovano davanti tendenze, (spesso senza senso ed abbastanza irritanti), create dai teenager per i propri "idoli". Certo, cambiano in continuazione, così come mutano altrettanto rapidamente i tweet e saltano di punto in bianco da temi fondamentali come i recenti avvenimenti in Siria, quelli riguardanti l'ultima calamità naturale, la morte o il compleanno di personaggi famosi; insomma si può trovare di tutto e di più. Naturalmente ogni Paese ha le proprie tendenze, appositamente personalizzate, perché non tutto il mondo twitta allo stesso modo. E, come anticipato, ora tutto ciò quasi sicuramente potrebbe arrivare anche su Facebook. In realtà in passato altri ci avevano già provato a replicare un servizio più o meno simile, da Quora, (la rete sociale dedicata all'informazione, dove gli utenti possono pubblicare domande e risposte di qualsiasi tipo, fondata nel 2011), a Google+, (il nuovo Social Network di casa Google), passando per YouTube, (uno dei più popolari siti di video sharing al mondo), ma tuttavia il dominio del piccolo ma fondamentale settore è rimasto ben saldo nelle mani della piattaforma di Jack Dorsey. O almeno così è stato finora poiché, dopo i famigerati cancelletti, Mark Zuckerberg dev'essersi convinto che valga la pena di provare a replicare sul proprio sito anche le tendenze. Infatti, stando a quanto ha fatto sapere in questi giorni il Wall Street Journal, i responsabili del Social Network in Blu starebbero testando una "trending box" che dovrebbe essere piazzata in alto a destra della bacheca, (per essere precisi a fianco alla barra che consente di pubblicare uno stato, una foto o altro). Tuttavia atttualmente il tutto si trova alle primissime fasi e ci sarà ancora molto da lavorare, anche per evitare che il meccanismo risulti troppo simile a quello di Twitter. In sostanza per ora, stando a quanto ha dichiarato un portavoce di Facebook al quotidiano newyorkese, la funzione sarà testata per una piccola percentuale di utenti, (come spesso accade in occasione di aggiornamenti, per così dire, importanti), e se il tutto andrà per il meglio sarà estesa a tutti gli utenti del mondo, (compresi gli utenti mobile). Ovviamente, come già spiegato, il punto di partenza è stato la recente introduzione degli hashtag, (ovvero i cancelletti per sistematizzare e rendere navigabili i contenuti sulle piattaforme sociali), che sul sito di Mark Zuckerberg hanno fatto il loro esordio nel mese di Giugno, suscitando anche qualche dubbio sulla loro efficacia. Ma a quanto pare la "trending box" andrà oltre, includendo probabilmente anche un'analisi ed indicizzazione semantica. Insomma non fa niente se ci si dimenticherà di utilizzare i cancelletti: ciò di cui si parla sarà raccolto e classificato automaticamente dalla piattaforma. Al riguardo Greg Lindley, product manager di Facebook, lo scorso Giugno sul blog ufficiale del sito aveva scritto: «Gli hashtag sono solo il primo passo per aiutare le persone a scoprire più facilmente ciò che gli altri dicono su temi specifici ed a partecipare alle conversazioni pubbliche, continueremo a sviluppare altre funzioni nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, incluse ricerche più approfindite che daranno una mano agli utenti a scoprire di cosa si parla nel mondo». Detto, fatto; ma tuttavia, come spesso accade, qualche dubbio rimane. In particolar modo per il tipo di utenza di Facebook e per l'uso, assai più intimo e nello stesso tempo del tutto anarchico, che gli utenti ne fanno ogni giorno; aspetti che di certo non mancano a Twitter, ma che tuttavia è da sempre più orientato all'informazione in tempo reale, al dibattito politico e sociale, alle novità ed alle emergenze da commentare. Tanto da diventare spesso un veicolo di organizzazione e coordinamento fra le persone. Insomma in un certo senso si può dire che Twitter è quel libro aperto che Facebook non è mai riuscito ad essere, anche per questioni di privacy. Infatti in questo caso la situazione risulta contrapposta: mentre la maggioranza degli account del Social Network dai 140 caratteri sono aperti e consultabili liberamente da chiunque, quasi tutti i profili Facebook sono una sorta di cameretta con la porta chiusa a chiave. O quantomeno socchiusa, se si considera che una parte degli utenti non riesce a muoversi con lucidità fra i parametri per tutelare la propria riservatezza. Tuttavia Mark Zuckerberg, come sempre, ha dalla sua parte la stratosferica mole di utenti: oltre un miliardo attivi ogni mese contro i 120/150 milioni di Twitter. Perciò un'occhiata fra ciò di cui si discute sul Social Network più popolato del pianeta, con tutti i lacci di privacy che si vuole, avrà senz'altro un certo peso.
Eccomi nuovamente qua a parlare di Facebook, l'ormai famosissimo Social Network in Blu, che, dopo aver deciso qualche mese fa di "adottare" anch'esso l'utilizzo degli hashtag, adesso pare abbia intenzione di introdurre anche i cosiddetto "trending topics". In pratica quest'ultimi servono, come ormai Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), insegna ormai da diverso tempo, ad individurare e raccogliere gli argomenti più discussi all'intero di un sito, e che li si etichetti come "tendenze", "temi caldi", "hot trend" o in qualsiasi altro modo, quei collegamenti, (spesso rappresentati da semplici nomi, brevi frasi, e dagli stessi hashtag), decidono quali sono gli argomenti sui quali non si può non essere aggiornati. Inoltre il vantaggio è che sono rapidi, veloci, efficaci: basta un'occhiata e si è subito aggiornati su quello che sta accadendo nel proprio Paese e nel resto del mondo; anche se molto spesso ci si ritrovano davanti tendenze, (spesso senza senso ed abbastanza irritanti), create dai teenager per i propri "idoli". Certo, cambiano in continuazione, così come mutano altrettanto rapidamente i tweet e saltano di punto in bianco da temi fondamentali come i recenti avvenimenti in Siria, quelli riguardanti l'ultima calamità naturale, la morte o il compleanno di personaggi famosi; insomma si può trovare di tutto e di più. Naturalmente ogni Paese ha le proprie tendenze, appositamente personalizzate, perché non tutto il mondo twitta allo stesso modo. E, come anticipato, ora tutto ciò quasi sicuramente potrebbe arrivare anche su Facebook. In realtà in passato altri ci avevano già provato a replicare un servizio più o meno simile, da Quora, (la rete sociale dedicata all'informazione, dove gli utenti possono pubblicare domande e risposte di qualsiasi tipo, fondata nel 2011), a Google+, (il nuovo Social Network di casa Google), passando per YouTube, (uno dei più popolari siti di video sharing al mondo), ma tuttavia il dominio del piccolo ma fondamentale settore è rimasto ben saldo nelle mani della piattaforma di Jack Dorsey. O almeno così è stato finora poiché, dopo i famigerati cancelletti, Mark Zuckerberg dev'essersi convinto che valga la pena di provare a replicare sul proprio sito anche le tendenze. Infatti, stando a quanto ha fatto sapere in questi giorni il Wall Street Journal, i responsabili del Social Network in Blu starebbero testando una "trending box" che dovrebbe essere piazzata in alto a destra della bacheca, (per essere precisi a fianco alla barra che consente di pubblicare uno stato, una foto o altro). Tuttavia atttualmente il tutto si trova alle primissime fasi e ci sarà ancora molto da lavorare, anche per evitare che il meccanismo risulti troppo simile a quello di Twitter. In sostanza per ora, stando a quanto ha dichiarato un portavoce di Facebook al quotidiano newyorkese, la funzione sarà testata per una piccola percentuale di utenti, (come spesso accade in occasione di aggiornamenti, per così dire, importanti), e se il tutto andrà per il meglio sarà estesa a tutti gli utenti del mondo, (compresi gli utenti mobile). Ovviamente, come già spiegato, il punto di partenza è stato la recente introduzione degli hashtag, (ovvero i cancelletti per sistematizzare e rendere navigabili i contenuti sulle piattaforme sociali), che sul sito di Mark Zuckerberg hanno fatto il loro esordio nel mese di Giugno, suscitando anche qualche dubbio sulla loro efficacia. Ma a quanto pare la "trending box" andrà oltre, includendo probabilmente anche un'analisi ed indicizzazione semantica. Insomma non fa niente se ci si dimenticherà di utilizzare i cancelletti: ciò di cui si parla sarà raccolto e classificato automaticamente dalla piattaforma. Al riguardo Greg Lindley, product manager di Facebook, lo scorso Giugno sul blog ufficiale del sito aveva scritto: «Gli hashtag sono solo il primo passo per aiutare le persone a scoprire più facilmente ciò che gli altri dicono su temi specifici ed a partecipare alle conversazioni pubbliche, continueremo a sviluppare altre funzioni nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, incluse ricerche più approfindite che daranno una mano agli utenti a scoprire di cosa si parla nel mondo». Detto, fatto; ma tuttavia, come spesso accade, qualche dubbio rimane. In particolar modo per il tipo di utenza di Facebook e per l'uso, assai più intimo e nello stesso tempo del tutto anarchico, che gli utenti ne fanno ogni giorno; aspetti che di certo non mancano a Twitter, ma che tuttavia è da sempre più orientato all'informazione in tempo reale, al dibattito politico e sociale, alle novità ed alle emergenze da commentare. Tanto da diventare spesso un veicolo di organizzazione e coordinamento fra le persone. Insomma in un certo senso si può dire che Twitter è quel libro aperto che Facebook non è mai riuscito ad essere, anche per questioni di privacy. Infatti in questo caso la situazione risulta contrapposta: mentre la maggioranza degli account del Social Network dai 140 caratteri sono aperti e consultabili liberamente da chiunque, quasi tutti i profili Facebook sono una sorta di cameretta con la porta chiusa a chiave. O quantomeno socchiusa, se si considera che una parte degli utenti non riesce a muoversi con lucidità fra i parametri per tutelare la propria riservatezza. Tuttavia Mark Zuckerberg, come sempre, ha dalla sua parte la stratosferica mole di utenti: oltre un miliardo attivi ogni mese contro i 120/150 milioni di Twitter. Perciò un'occhiata fra ciò di cui si discute sul Social Network più popolato del pianeta, con tutti i lacci di privacy che si vuole, avrà senz'altro un certo peso.
Commenti
Posta un commento