A quanto pare la vita delle vittime di bullismo è più breve; o almeno questo è quanto a fatto sapere una revisione di una serie di studi sull'argomento presentata nel corso del 70° Congresso italiano di Pediatria che si è svolto di recente a Palermo. In pratica, stando ai dati presentati, gli atti di bullismo, le prevaricazioni e le violenze subìte provocherebbero un accorciamento della vita fino a 7-10 anni: a determinare questa riduzione sarebbe l'aumento di malattie correlate alle violenze, ad esempio, obesità, cefalea, asma, tumori e malattie cardiovascolari. Al riguardo il professor Pietro Ferrara dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, (nota anche con la sigla UCSC), ha affermato: "Questa è una ragione in più per rafforzare la sorveglianza e prevenire gli abusi sui minori, un fenomeno che interessa circa 100.000 bambini ogni anno, solo in Italia. È una stima approssimativa in quanto nel nostro Paese non esiste un sistema di monitoraggio, gli unici dati certi sono quelli relativi agli abusi sessuali, ma il maltrattamento è un concetto molto più ampio che include molestie, abusi fisici e psicologici, negligenza nelle cure, atti di bullismo. L'OMS per l'Europa ha stimato che i casi reali siano nove volte più numerosi di quelli segnalati''. In effetti le conseguenze del bullismo appaiono micidiali: ad esempio, un bambino colpito da incubi ricorrenti potrebbe nascondere soprusi e prepotenze subìti dai bulli in passato; a dirlo è stata anche una recente ricerca realizzata dall'Università di Warwick e presentata durante il meeting annuale delle Pediatric Academic Societies che si è svolto nel mese di Maggio a Vancouver. In sostanza durante la suddetta ricerca gli scienziati britannici hanno analizzato un campione di bambini dell'età di 12 anni riscontrando nel 24,2% di loro la presenza di incubi, nel 9,3% di episodi di terrore notturno e nel 12,6% episodi di sonnambulismo. Inoltre dai dati è emerso che le probabilità di fare brutti sogni è maggiore a 12 anni se fra gli 8 ed i 10 anni di età i bambini sono stati vittime dei bulli. Il che rappresenta la possibilità di incorrere in problemi di salute anche gravi e segni visibili anche per anni, nonché, peraltro, la conseguenza nefasta che il bullismo può esercitare nei confronti delle vittime. A confermare ciò stato un nuovo studio dell'Ospedale Pediatrico di Boston, condotto dalla dottoressa Laura Bogart e pubblicato sulla rivista Pediatrics, il quale ha coinvolto quasi 4.300 tra bambini ed adolescenti, verificando le condizioni psicofisiche dei soggetti per diversi anni, e mostrando l'effetto nefasto delle prepotenze subìte sulle piccole vittime, tanto più evidente quante più vessazioni il bambino aveva subìto nel tempo. Il che è stato confermato da un altro studio dell'Università degli Studi di Padova, pubblicato sulla stessa rivista, e durante il quale, sondando un campione di oltre 200.000 studenti, gli autori Gianluca Gini e Tiziana Pozzoli hanno cercato di fare il punto sulla situazione e di dar luce ai tanti danni prodotti da questo comportamento deviato. In tal proposito lo stesso Gianluca Gini ha spiegato: "Abbiamo condotto una meta-analisi, cioè un esame statistico che ha combinato i dati di 30 ricerche sul bullismo in cui sono stati coinvolti in totale circa 220.000 studenti dai 7 ai 18 anni. L'obiettivo era quantificare l'associazione tra il coinvolgimento in questi atti e l'insorgenza di problemi di salute nella popolazione in età scolare. Sappiamo da tempo che gli studenti più frequentemente coinvolti nel fenomeno hanno un rischio maggiore, rispetto ai coetanei non coinvolti, di presentare problemi psicologici quali ansia, bassa autostima, depressione, idee suicide e difficoltà scolastiche, che possono portare a scarso successo e abbandono scolastico". Tuttavia i danni prodotti non si limitano a quelli di natura psicologica; infatti lo studioso ha proseguito dichiarando: "Questo nuovo studio, che amplia i risultati di un lavoro precedente del 2009, evidenzia che i bambini che sono bersaglio di aggressioni fisiche, verbali o relazionali da parte dei compagni di scuola hanno un rischio doppio rispetto ai coetanei non vittimizzati di soffrire di sintomi a carico della sfera somatica, quali emicrania, mal di schiena, dolori addominali, problemi della pelle, ma anche problemi del sonno, stanchezza persistente, inappetenza, enuresi. Questa relazione è riscontrabile anche a distanza di tempo dagli episodi di violenza subìti". Per di più essere vittima di episodi di bullismo può comportare non solo il manifestarsi di problematiche psicologiche e fisiche, ma lasciare addirittura tracce di ordine genetico, influenzando per sempre l'umore della persona. A dirlo è stato uno studio dell'Hôpital Louis-H. Lafontaine, i cui ricercatori hanno pubblicato sulla rivista Psychological Medicine un'analisi sugli effetti prodotti dal bullismo su uno specifico gene coinvolto nella regolazione dell'umore. In sostanza durante studi precedenti era stato notato che i bambini vittime di bullismo producevano meno cortisolo, vale a dire il cosiddetto "ormone dello stress", ma in compenso avevano problemi di interazione sociale e comportamenti aggressivi. Mentre, secondo gli scienziati canadesi, prima della riduzione della produzione di cortisolo avviene una modificazione del gene SERT che regola la serotonina, ovvero un neurotrasmettitore fondamentale nella gestione dell'umore e nei processi che innescano i sintomi depressivi. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato 28 coppie di gemelli monozigoti con età media di 10 anni che avevano subìto atti di bullismo da loro coetanei. Ad ogni modo, come già anticipato, purtroppo il bullismo al giorno d'oggi è un fenomeno sociologico, familiare e sanitario: per "bullismo" non si intendono occasionali azioni negative fatte per scherzo, ma una sequenza di azioni caratterizzate da intenzionalità, (desiderio di ferire), di oppressione nella vittima. Oltretutto l'aggressione può essere perpetrata con modalità differenti, fisiche o verbali di tipo diretto, o con modalità di tipo psicologico ed indiretto, quali la stigmatizzazione e l'esclusione dal gruppo dei pari. Tra l'altro le ricerche condotte finora dimostrano che l'aver subìto episodi di bullismo rappresenta un evento di vita stressante che può influenzare significativamente lo sviluppo nell'infanzia e nell'adolescenza e condizionare negativamente la salute mentale anche in età adulta. In merito a ciò i dati del CENSIS dimostrano che non si tratta solo di un allarme mediatico, ma di un fenomeno concreto con una diffusione preoccupante: diversi studi riportano che, solo in Italia, il bullismo è presente nel 49,9% delle classi. Inoltre è noto che le conseguenze del bullismo sulla vittima non sono solo quelle immediate, derivanti dalle aggressioni fisiche subìte, ma comprendono anche alterazioni dell'equilibrio psicofisico che possono diventare croniche ed irreversibili, anche al venir meno della condotta persecutoria che le ha determinate e che sono potenzialmente di estrema gravità e di significativo impatto non solo a livello individuale, ma anche sociale e sul sistema sanitario per l'aggravio di costi che ne deriva. Al riguardo Luca Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell'Azienda Ospdaliera Fatebenefratelli ed Oftalmico - Milano, nonché Presidente Commissione Nazionale per la Prevenzione del Disagio e del Bulllismo, ha spiegato: "Noi tutti dobbiamo dare una risposta concreta, approfondita e professionale a questo problema, e affrontare un fenomeno che va fermato. Per questo ritengo fondamentale un progetto di integrazione funzionale tra la scuola, che ha il compito di formare, i medici, che hanno la responsabilità di curare, le forze dell'ordine e la magistratura, che devono osservare, legiferare ed imporre rispetto e le famiglie, che hanno il compito di educare e confrontarsi". Insomma, ricapitolando le vittime del bullismo possono presentare conseguenze sul piano sociale, (insicurezza, scarsa autostima, scarsa motivazione all'autonomia, dipendenza dall'adulto, ritiro sociale ecc...), una significativa compromissione del funzionamento scolastico, (disturbi di apprendimento e cali di rendimento, determinati da difficoltà di concentrazione, ridotta motivazione e disinvestimento nei processi di apprendimento), ed anche disturbi psichiatrici, (disturbi d'ansia, disturbi dell'umore con aumentato rischio di suicidio). Per questi motivi risulta di fondamentale importanza attuare programmi di prevenzione e di intervento sulle vittime e le loro famiglie, specifici e mirati, finalizzati alla promozione dell’autostima e delle competenze relazionali e sociali. Per di più è ormai assodato che il fenomeno bullismo, pur rimanendo significativamente ancora appannaggio dei maschi, riguarda un numero sempre più crescente di femmine nel ruolo di prevaricatrici, così come si assiste ad un progressivo abbassamento del livello d'età degli attori del bullismo fino ad arrivare ad episodi che si consumano addirittura tra i banchi della scuola materna. In pratica, come anticipato, il bullismo femminile è ormai una realtà nota, in costante crescita, come confermano le statistiche che riportano che tra gli adolescenti un bullo su sei è femmina. Tuttavia quello femminile è un bullismo sottile, subdolo ed intellettualizzato; motivo per cui questo tipo di bullismo viene poco considerato, in quanto è molto meno vistoso rispetto a quello maschile. In sostanza il popolo femminile pratica il cosiddetto "bullismo psicologico": si tratta di un'aggressività indiretta, il più delle volte non fisica, ma sottile e dolorosa. Solitamente le bulle, così come nel fenomeno del bullismo maschile, non agiscono da sole, ma molto spesso si organizzano in veri e propri "branchi" dove i ruoli sono ben definiti. In molti casi si tratta di una o più ragazzine che si atteggiano a femmine dominanti ed hanno nel mirino una sola vittima e mettono in atto nei confronti dell'esclusa un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Queste modalità più indirette, (come, appunto, il mettere in giro voci false sul conto di qualcuno, l'escludere dal gruppo, il calunniare, il comandare a bacchetta, il ricattare ed l'ignorare), infieriscono sull'aspetto emotivo della vittima, colpendola di nascosto e creando intorno a lei il vuoto. Perciò, essendo così subdola ed invisibile, questo tipo di prepotenza è difficilmente riconoscibile anche per gli adulti, che spesso tendono ad attribuire l'emarginazione sociale a difficoltà relazionali ed alla timidezza della vittima, per la quale diventa difficile chiedere aiuto. Oltretutto questo tipo di bullismo psicologico distrugge lentamente la rete sociale di sostegno e di appartenenza della vittima creando intorno a lei la solitudine. Infatti essere rifiutati dal gruppo rappresenta una non conferma del proprio valore e per questo motivo spesso scatta un processo di autodenigrazione in cui la vittima cerca dentro di sé le colpe di questo rifiuto tentando in tutti i modi di rientrare nel gruppo. Invece l'effetto delle calunnie e delle prese in giro è quello di destabilizzare la vittima che finisce per perdere la stima in se stessa ed auto-emarginarsi: ne consegue un danneggiamento nell'immagine di sé e nell'approccio con gli altri; tutti aspetti fondamentali per la costruzione della propria personalità. Ma non è finita qui; infatti con la diffusione della tecnologia e dei vari Social Network, è nata e si sta espandendo sempre più una nuova forma di bullismo: il cyber-bullismo, (o bullismo elettronico), con molte analogie soprattutto con le forme di bullismo indiretto. In poche parole le dinamiche che sono alla base del "bullismo classico" hanno trovato spazio nel già vasto "palcoscenico" di Internet. Il che ha consentito ai bulli di diventare "eroi multimediale", in quanto sono assicurate la massima spettacolarizzazione e circolazione, e la vittima non rimane tale una sola volta, ma diventa la vittima catturata dall'infinito spazio virtuale: l'immagine, (foto, video, ecc...), che riprende la violenza subìta, (verbale o fisica che sia), viene immortalata e resa intangibile nello spazio virtuale. Di conseguenza se il bullo diventa "bullo globale", anche la vittima diventa "vittima globale"; il che comporta che il suo disagio e malessere aumentino in modo esponenziale: il silenzio, l'esclusione, il senso d'impotenza, la mortificazione, la vergogna, il timore del giudizio degli altri, che sono caratteristici di ogni vittima di bullismo, diventano spesso insostenibili quando si è alla mercé di un atto di cyber-bullismo. Infatti quando si parla di bullismo elettronico gli effetti e le conseguenze si potenziano; motivo per il quale è importante osservare e lavorare il prima possibile sui comportamenti aggressivi e di prevaricazione presenti tra i ragazzi, perché la violenza è un'abitudine molto difficile da destrutturare quando si organizza in maniera forte.
A quanto pare la vita delle vittime di bullismo è più breve; o almeno questo è quanto a fatto sapere una revisione di una serie di studi sull'argomento presentata nel corso del 70° Congresso italiano di Pediatria che si è svolto di recente a Palermo. In pratica, stando ai dati presentati, gli atti di bullismo, le prevaricazioni e le violenze subìte provocherebbero un accorciamento della vita fino a 7-10 anni: a determinare questa riduzione sarebbe l'aumento di malattie correlate alle violenze, ad esempio, obesità, cefalea, asma, tumori e malattie cardiovascolari. Al riguardo il professor Pietro Ferrara dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, (nota anche con la sigla UCSC), ha affermato: "Questa è una ragione in più per rafforzare la sorveglianza e prevenire gli abusi sui minori, un fenomeno che interessa circa 100.000 bambini ogni anno, solo in Italia. È una stima approssimativa in quanto nel nostro Paese non esiste un sistema di monitoraggio, gli unici dati certi sono quelli relativi agli abusi sessuali, ma il maltrattamento è un concetto molto più ampio che include molestie, abusi fisici e psicologici, negligenza nelle cure, atti di bullismo. L'OMS per l'Europa ha stimato che i casi reali siano nove volte più numerosi di quelli segnalati''. In effetti le conseguenze del bullismo appaiono micidiali: ad esempio, un bambino colpito da incubi ricorrenti potrebbe nascondere soprusi e prepotenze subìti dai bulli in passato; a dirlo è stata anche una recente ricerca realizzata dall'Università di Warwick e presentata durante il meeting annuale delle Pediatric Academic Societies che si è svolto nel mese di Maggio a Vancouver. In sostanza durante la suddetta ricerca gli scienziati britannici hanno analizzato un campione di bambini dell'età di 12 anni riscontrando nel 24,2% di loro la presenza di incubi, nel 9,3% di episodi di terrore notturno e nel 12,6% episodi di sonnambulismo. Inoltre dai dati è emerso che le probabilità di fare brutti sogni è maggiore a 12 anni se fra gli 8 ed i 10 anni di età i bambini sono stati vittime dei bulli. Il che rappresenta la possibilità di incorrere in problemi di salute anche gravi e segni visibili anche per anni, nonché, peraltro, la conseguenza nefasta che il bullismo può esercitare nei confronti delle vittime. A confermare ciò stato un nuovo studio dell'Ospedale Pediatrico di Boston, condotto dalla dottoressa Laura Bogart e pubblicato sulla rivista Pediatrics, il quale ha coinvolto quasi 4.300 tra bambini ed adolescenti, verificando le condizioni psicofisiche dei soggetti per diversi anni, e mostrando l'effetto nefasto delle prepotenze subìte sulle piccole vittime, tanto più evidente quante più vessazioni il bambino aveva subìto nel tempo. Il che è stato confermato da un altro studio dell'Università degli Studi di Padova, pubblicato sulla stessa rivista, e durante il quale, sondando un campione di oltre 200.000 studenti, gli autori Gianluca Gini e Tiziana Pozzoli hanno cercato di fare il punto sulla situazione e di dar luce ai tanti danni prodotti da questo comportamento deviato. In tal proposito lo stesso Gianluca Gini ha spiegato: "Abbiamo condotto una meta-analisi, cioè un esame statistico che ha combinato i dati di 30 ricerche sul bullismo in cui sono stati coinvolti in totale circa 220.000 studenti dai 7 ai 18 anni. L'obiettivo era quantificare l'associazione tra il coinvolgimento in questi atti e l'insorgenza di problemi di salute nella popolazione in età scolare. Sappiamo da tempo che gli studenti più frequentemente coinvolti nel fenomeno hanno un rischio maggiore, rispetto ai coetanei non coinvolti, di presentare problemi psicologici quali ansia, bassa autostima, depressione, idee suicide e difficoltà scolastiche, che possono portare a scarso successo e abbandono scolastico". Tuttavia i danni prodotti non si limitano a quelli di natura psicologica; infatti lo studioso ha proseguito dichiarando: "Questo nuovo studio, che amplia i risultati di un lavoro precedente del 2009, evidenzia che i bambini che sono bersaglio di aggressioni fisiche, verbali o relazionali da parte dei compagni di scuola hanno un rischio doppio rispetto ai coetanei non vittimizzati di soffrire di sintomi a carico della sfera somatica, quali emicrania, mal di schiena, dolori addominali, problemi della pelle, ma anche problemi del sonno, stanchezza persistente, inappetenza, enuresi. Questa relazione è riscontrabile anche a distanza di tempo dagli episodi di violenza subìti". Per di più essere vittima di episodi di bullismo può comportare non solo il manifestarsi di problematiche psicologiche e fisiche, ma lasciare addirittura tracce di ordine genetico, influenzando per sempre l'umore della persona. A dirlo è stato uno studio dell'Hôpital Louis-H. Lafontaine, i cui ricercatori hanno pubblicato sulla rivista Psychological Medicine un'analisi sugli effetti prodotti dal bullismo su uno specifico gene coinvolto nella regolazione dell'umore. In sostanza durante studi precedenti era stato notato che i bambini vittime di bullismo producevano meno cortisolo, vale a dire il cosiddetto "ormone dello stress", ma in compenso avevano problemi di interazione sociale e comportamenti aggressivi. Mentre, secondo gli scienziati canadesi, prima della riduzione della produzione di cortisolo avviene una modificazione del gene SERT che regola la serotonina, ovvero un neurotrasmettitore fondamentale nella gestione dell'umore e nei processi che innescano i sintomi depressivi. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato 28 coppie di gemelli monozigoti con età media di 10 anni che avevano subìto atti di bullismo da loro coetanei. Ad ogni modo, come già anticipato, purtroppo il bullismo al giorno d'oggi è un fenomeno sociologico, familiare e sanitario: per "bullismo" non si intendono occasionali azioni negative fatte per scherzo, ma una sequenza di azioni caratterizzate da intenzionalità, (desiderio di ferire), di oppressione nella vittima. Oltretutto l'aggressione può essere perpetrata con modalità differenti, fisiche o verbali di tipo diretto, o con modalità di tipo psicologico ed indiretto, quali la stigmatizzazione e l'esclusione dal gruppo dei pari. Tra l'altro le ricerche condotte finora dimostrano che l'aver subìto episodi di bullismo rappresenta un evento di vita stressante che può influenzare significativamente lo sviluppo nell'infanzia e nell'adolescenza e condizionare negativamente la salute mentale anche in età adulta. In merito a ciò i dati del CENSIS dimostrano che non si tratta solo di un allarme mediatico, ma di un fenomeno concreto con una diffusione preoccupante: diversi studi riportano che, solo in Italia, il bullismo è presente nel 49,9% delle classi. Inoltre è noto che le conseguenze del bullismo sulla vittima non sono solo quelle immediate, derivanti dalle aggressioni fisiche subìte, ma comprendono anche alterazioni dell'equilibrio psicofisico che possono diventare croniche ed irreversibili, anche al venir meno della condotta persecutoria che le ha determinate e che sono potenzialmente di estrema gravità e di significativo impatto non solo a livello individuale, ma anche sociale e sul sistema sanitario per l'aggravio di costi che ne deriva. Al riguardo Luca Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell'Azienda Ospdaliera Fatebenefratelli ed Oftalmico - Milano, nonché Presidente Commissione Nazionale per la Prevenzione del Disagio e del Bulllismo, ha spiegato: "Noi tutti dobbiamo dare una risposta concreta, approfondita e professionale a questo problema, e affrontare un fenomeno che va fermato. Per questo ritengo fondamentale un progetto di integrazione funzionale tra la scuola, che ha il compito di formare, i medici, che hanno la responsabilità di curare, le forze dell'ordine e la magistratura, che devono osservare, legiferare ed imporre rispetto e le famiglie, che hanno il compito di educare e confrontarsi". Insomma, ricapitolando le vittime del bullismo possono presentare conseguenze sul piano sociale, (insicurezza, scarsa autostima, scarsa motivazione all'autonomia, dipendenza dall'adulto, ritiro sociale ecc...), una significativa compromissione del funzionamento scolastico, (disturbi di apprendimento e cali di rendimento, determinati da difficoltà di concentrazione, ridotta motivazione e disinvestimento nei processi di apprendimento), ed anche disturbi psichiatrici, (disturbi d'ansia, disturbi dell'umore con aumentato rischio di suicidio). Per questi motivi risulta di fondamentale importanza attuare programmi di prevenzione e di intervento sulle vittime e le loro famiglie, specifici e mirati, finalizzati alla promozione dell’autostima e delle competenze relazionali e sociali. Per di più è ormai assodato che il fenomeno bullismo, pur rimanendo significativamente ancora appannaggio dei maschi, riguarda un numero sempre più crescente di femmine nel ruolo di prevaricatrici, così come si assiste ad un progressivo abbassamento del livello d'età degli attori del bullismo fino ad arrivare ad episodi che si consumano addirittura tra i banchi della scuola materna. In pratica, come anticipato, il bullismo femminile è ormai una realtà nota, in costante crescita, come confermano le statistiche che riportano che tra gli adolescenti un bullo su sei è femmina. Tuttavia quello femminile è un bullismo sottile, subdolo ed intellettualizzato; motivo per cui questo tipo di bullismo viene poco considerato, in quanto è molto meno vistoso rispetto a quello maschile. In sostanza il popolo femminile pratica il cosiddetto "bullismo psicologico": si tratta di un'aggressività indiretta, il più delle volte non fisica, ma sottile e dolorosa. Solitamente le bulle, così come nel fenomeno del bullismo maschile, non agiscono da sole, ma molto spesso si organizzano in veri e propri "branchi" dove i ruoli sono ben definiti. In molti casi si tratta di una o più ragazzine che si atteggiano a femmine dominanti ed hanno nel mirino una sola vittima e mettono in atto nei confronti dell'esclusa un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Queste modalità più indirette, (come, appunto, il mettere in giro voci false sul conto di qualcuno, l'escludere dal gruppo, il calunniare, il comandare a bacchetta, il ricattare ed l'ignorare), infieriscono sull'aspetto emotivo della vittima, colpendola di nascosto e creando intorno a lei il vuoto. Perciò, essendo così subdola ed invisibile, questo tipo di prepotenza è difficilmente riconoscibile anche per gli adulti, che spesso tendono ad attribuire l'emarginazione sociale a difficoltà relazionali ed alla timidezza della vittima, per la quale diventa difficile chiedere aiuto. Oltretutto questo tipo di bullismo psicologico distrugge lentamente la rete sociale di sostegno e di appartenenza della vittima creando intorno a lei la solitudine. Infatti essere rifiutati dal gruppo rappresenta una non conferma del proprio valore e per questo motivo spesso scatta un processo di autodenigrazione in cui la vittima cerca dentro di sé le colpe di questo rifiuto tentando in tutti i modi di rientrare nel gruppo. Invece l'effetto delle calunnie e delle prese in giro è quello di destabilizzare la vittima che finisce per perdere la stima in se stessa ed auto-emarginarsi: ne consegue un danneggiamento nell'immagine di sé e nell'approccio con gli altri; tutti aspetti fondamentali per la costruzione della propria personalità. Ma non è finita qui; infatti con la diffusione della tecnologia e dei vari Social Network, è nata e si sta espandendo sempre più una nuova forma di bullismo: il cyber-bullismo, (o bullismo elettronico), con molte analogie soprattutto con le forme di bullismo indiretto. In poche parole le dinamiche che sono alla base del "bullismo classico" hanno trovato spazio nel già vasto "palcoscenico" di Internet. Il che ha consentito ai bulli di diventare "eroi multimediale", in quanto sono assicurate la massima spettacolarizzazione e circolazione, e la vittima non rimane tale una sola volta, ma diventa la vittima catturata dall'infinito spazio virtuale: l'immagine, (foto, video, ecc...), che riprende la violenza subìta, (verbale o fisica che sia), viene immortalata e resa intangibile nello spazio virtuale. Di conseguenza se il bullo diventa "bullo globale", anche la vittima diventa "vittima globale"; il che comporta che il suo disagio e malessere aumentino in modo esponenziale: il silenzio, l'esclusione, il senso d'impotenza, la mortificazione, la vergogna, il timore del giudizio degli altri, che sono caratteristici di ogni vittima di bullismo, diventano spesso insostenibili quando si è alla mercé di un atto di cyber-bullismo. Infatti quando si parla di bullismo elettronico gli effetti e le conseguenze si potenziano; motivo per il quale è importante osservare e lavorare il prima possibile sui comportamenti aggressivi e di prevaricazione presenti tra i ragazzi, perché la violenza è un'abitudine molto difficile da destrutturare quando si organizza in maniera forte.
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