Sfatato il mito del cervello utilizzato solo al 10%.


Spesso si è sentito dire che ciascuno di noi sfrutta solo una piccolissima parte, (equivalente al circa 10%), del proprio cervello: una credenza decisamente planetaria, ma che si è scoperto essere assolutamente falsa. In pratica se in passato si aveva di qualche sospetto in merito a ciò, di recente un team dell'Università di Cambridge ha ben pensato di smentire il tutto definitivamente con tanto di studio scientifico, il quale ha dimostrato che tutto il cervello è attivo ed in uso ininterrottamente: i neuroni e le cellule coinvolte nel pensiero non sono mai completamente inattivi, anzi sono sempre impegnati in qualche compito; mentre diverse regioni del cervello sono utilizzate addirittura per più funzioni contemporaneamente. Il che renderebbe assolutamente assurdo il cosiddetto "sfruttamento del 10% del cervello", che però può far comodo ad alcune persone come alibi inattaccabile delle proprie cantonate intellettive. Infatti questo falso mito si è diffuso in modo così capillare da essere entrato addirittura nel copione di più di un film; ad esempio, se ne parla nel film Lucy, diretto da Luc Besson e che in Italia deve ancora uscire, (nel quale Scarlett Johansson interpreta Lucy, una ragazza di 24 anni non molto intelligente obbligata a lavorare come corriere della droga e che, a seguito di strane circostanze, le sostanze che trasporta vengono assorbite dal suo organismo facendole acquisire straordinarie capacità fisiche e mentali, e traformandola in una micidiale macchina da guerra; e dove Morgan Freeman è un neuroscienziato che pronuncia, appunto, la fatidica frase: «Si ritiene che molti esseri umani usino solo il 10% del proprio cervello»), oppure nel film Limitless, (che parla dell'effetto sconvolgente che una droga misteriosa e potentissima avrebbe sulla vita umana). Ad ogni modo, come già spiegato, il mito in questione sarebbe assolutamente una bufala e, secondo Barbara Sahakian, (docente di Neuropsicologia clinica all'Università di Cambridge), non ha alcun senso. In sostanza pare che a creare questo falso mito avrebbero contribuito anche gli psicologi e molti professionisti del settore poiché in un certo senso l'idea di un tale sottoimpiego del cervello giustifica molte terapie mirate, appunto, al miglioramento ed al potenziamento delle facoltà intellettive; insomma soltanto un business. E molto probabilmente non è da escludere che, considerando che spesso il livello di attenzione e di concentrazione scarseggia, in futuro giocheranno un ruolo cruciale le cosiddette "medicine intelligenti" per aumentare le prestazioni cerebrali. Comunque sia all'origine di questo tipo di pensiero ci sarebbe un equivoco sulla modalità di funzionamento cerebrale e soprattutto un libro, scritto da Dale Carnegie e pubblicato nel 1936. Il best seller in questione si intitola How to Win Friends and Influence People, (in italiano «Come trattare gli altri e farseli amici»), nel quale l'autore, considerato uno dei più grandi esperti di public speaking, illustra una serie di teorie che presuppongono, appunto, un sottoutilizzo significativo delle facoltà mentali. Per di più, secondo un recente sondaggio americano, promosso dalla Michael J. Fox Foundation for Parkinson's Research, il mito del cosiddetto "sfruttamento del 10% del cervello" convince circa il 65% dell'intera popolazione statunitense. Tuttavia questo non significa che non sia diffusa la pratica di non sfruttare al massimo le proprie potenzialità: come ha osservato la stessa Barbara Sahakian, a causa del multitasking e della stanchezza, spessissimo la gente non usa tutte le facoltà di cui dispone; anche se questo è un discorso completamente diverso che non ha nulla di scientifico e che richiama semplicemente il buon senso delle persone.

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