La perdita di capelli e la calvizie purtroppo affliggono milioni di persone in tutto il mondo e ad esserne più soggetti sono soprattutto gli uomini; anche se ai giorni d'oggi pure le donne ne vengono colpite. In pratica, come ormai ben noto, le cause di ciò possono essere diverse tra cui, ad esempio, l'ereditarietà, (ritenuta una delle principali cause), ma anche uno stile di vita scorretto può fare la sua parte. Inoltre un'altra causa di una perdita drammatica dei capelli è una malattia autoimmune conosciuta con il nome alopecia areata. Quest'ultima risulta molto difficile da trattare: se ne può rallentare la progressione, ma raramente si riesce a curarla definitivamente ed a far ricrescere i capelli perduti; ed il motivo di ciò è che avviene una vera e propria distruzione dei follicoli piliferi. Tuttavia se fino ad oggi essere affetti da alopecia areata poteva apparire come una sorta di condanna all'ergastolo, una speranza di libertà arriva dai ricercatori del Columbia University Medical Center, (noto con la sigla CUMC), i quali hanno prima identificato le cellule immunitarie responsabili della distruzione follicoli dei capelli e poi testato un farmaco che ha soppresso le cellule immunitarie in questione e ripristinato la crescita dei capelli in alcuni pazienti partecipanti ad uno studio, (ancora in corso), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine; si tratta di risultati in cui è stato mostrato come il farmaco testato abbia prodotto la completa ricrescita dei capelli in diversi pazienti con moderata/grave alopecia areata. In particolare i dati pubblicati fanno riferimento a tre partecipanti che hanno riportato la ricrescita totale dei capelli entro cinque mesi dall'inizio del trattamento. Al riguardo il dottor Raphael Clynes, professore del Dipartimento di Dermatologia e di Genetica e Sviluppo del CUMC, che ha guidato la ricerca insieme ad Angela M. Christiano, ha spiegato: "Abbiamo iniziato a testare il farmaco soltanto su alcuni pazienti, ma se il farmaco continua ad avere successo e risulta sicuro, avrà un eccezionale impatto positivo sulla vita delle persone affette da questa malattia". Infatti la malattia in questione, che può manifestarsi a qualsiasi età, si contraddistingue per la perdita di capelli a chiazze, ed in alcuni casi provoca anche la perdita di peli sul viso e del corpo. Per questo le persone che ne sono colpite, spesso sono soggette ad un forte stress psicologico e sofferenza emotiva. Per di più sebbene non sia ancora stata trovata una cura definitiva, gli scienziati sanno da decenni che la perdita dei capelli si verifica, (in questo caso), quando le cellule del sistema immunitario circondano ed attaccano la base del follicolo pilifero, che entra in uno stato dormiente, causando la caduta dei capelli. Tuttavia finora il tipo specifico di cellula cui competeva l'attacco ai follicoli era un mistero; infatti, come già anticipato, una prima fase dello studio ha previsto una serie di test su modello animale, in cui si è osservato ed identificato la serie specifica di cellule T responsabili dell'attacco ai follicoli dei capelli. Mentre ulteriori approfondimenti, condotti anche sulle cellule dei pazienti, hanno rivelato in che modo queste cellule T siano incaricate di attaccare i follicoli e permesso di identificare alcuni importanti percorsi immunitari che potrebbero essere bersaglio di una nuova classe di farmaci, noti come inibitori JAK. Ed in questo caso i due inibitori JAK approvati dalla Food and Drug Administration, (nota anche con la sigla FDA), e testati separatamente dai ricercatori del CUMC sono stati: il ruxolitinib ed il tofacitinib, i quali si sono dimostrati in grado di bloccare queste vie immunitarie e fermare l'attacco ai follicoli dei capelli. Per la precisione nei topi con una vasta perdita di peli causata della malattia in questione, entrambi i farmaci hanno completamente restaurato i peli entro 12 settimane; tra l'altro l'effetto di ogni farmaco è stato anche di lunga durata, in quanto i nuovi peli sono durati per diversi mesi dopo l'interruzione del trattamento. Ad ogni modo la fase successiva dello studio ha previsto il trattamento clinico di alcuni pazienti, per valutare l'effetto del farmaco sugli esseri umani: insieme al dottor Julian Mackay-Wiggan, (direttore dell'Unità di Ricerca Clinica presso il Dipartimento di Dermatologia del CUMC), i ricercatori hanno rapidamente avviato uno piccolo trial clinico open-label con il ruxolitinib in pazienti con moderata/grave alopecia areata che aveva comportato oltre il 30% di perdita dei capelli. I risultati sono stati che in tre dei primi partecipanti del trial, il farmaco in questione ha completamente restituito la crescita dei capelli entro 4-5 mesi dal trattamento di partenza, e le cellule T che avevano attaccato i follicoli erano scomparse dal cuoio capelluto. In tal proposito il dottor Raphael Clynes ha proseguito dichiarando: "Abbiamo ancora bisogno di fare ulteriori test per stabilire se il ruxolitinib possa essere utilizzato nel trattare l'alopecia areata, ma questa è una notizia entusiasmante per i pazienti ed i loro medici. Questa malattia è stata completamente sottostudiata, fino ad ora sono stati condotti solo due piccoli studi clinici che hanno valutato terapie mirate nell'alopecia areata, in gran parte a causa della mancanza di comprensione della meccanicistica sottesa". Mentre il dottor David Bickers, professore di Dermatologia al Carl Truman Nelson presso il CUMC, ha, infine, concluso spiegando: "Vi sono alcuni strumenti nel nostro deposito delle armi per il trattamento dell'alopecia areata che hanno una qualche dimostrata efficacia. Si tratta di un importante passo avanti nel miglioramento dello standard di cura per i pazienti affetti da questa malattia devastante".
La perdita di capelli e la calvizie purtroppo affliggono milioni di persone in tutto il mondo e ad esserne più soggetti sono soprattutto gli uomini; anche se ai giorni d'oggi pure le donne ne vengono colpite. In pratica, come ormai ben noto, le cause di ciò possono essere diverse tra cui, ad esempio, l'ereditarietà, (ritenuta una delle principali cause), ma anche uno stile di vita scorretto può fare la sua parte. Inoltre un'altra causa di una perdita drammatica dei capelli è una malattia autoimmune conosciuta con il nome alopecia areata. Quest'ultima risulta molto difficile da trattare: se ne può rallentare la progressione, ma raramente si riesce a curarla definitivamente ed a far ricrescere i capelli perduti; ed il motivo di ciò è che avviene una vera e propria distruzione dei follicoli piliferi. Tuttavia se fino ad oggi essere affetti da alopecia areata poteva apparire come una sorta di condanna all'ergastolo, una speranza di libertà arriva dai ricercatori del Columbia University Medical Center, (noto con la sigla CUMC), i quali hanno prima identificato le cellule immunitarie responsabili della distruzione follicoli dei capelli e poi testato un farmaco che ha soppresso le cellule immunitarie in questione e ripristinato la crescita dei capelli in alcuni pazienti partecipanti ad uno studio, (ancora in corso), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine; si tratta di risultati in cui è stato mostrato come il farmaco testato abbia prodotto la completa ricrescita dei capelli in diversi pazienti con moderata/grave alopecia areata. In particolare i dati pubblicati fanno riferimento a tre partecipanti che hanno riportato la ricrescita totale dei capelli entro cinque mesi dall'inizio del trattamento. Al riguardo il dottor Raphael Clynes, professore del Dipartimento di Dermatologia e di Genetica e Sviluppo del CUMC, che ha guidato la ricerca insieme ad Angela M. Christiano, ha spiegato: "Abbiamo iniziato a testare il farmaco soltanto su alcuni pazienti, ma se il farmaco continua ad avere successo e risulta sicuro, avrà un eccezionale impatto positivo sulla vita delle persone affette da questa malattia". Infatti la malattia in questione, che può manifestarsi a qualsiasi età, si contraddistingue per la perdita di capelli a chiazze, ed in alcuni casi provoca anche la perdita di peli sul viso e del corpo. Per questo le persone che ne sono colpite, spesso sono soggette ad un forte stress psicologico e sofferenza emotiva. Per di più sebbene non sia ancora stata trovata una cura definitiva, gli scienziati sanno da decenni che la perdita dei capelli si verifica, (in questo caso), quando le cellule del sistema immunitario circondano ed attaccano la base del follicolo pilifero, che entra in uno stato dormiente, causando la caduta dei capelli. Tuttavia finora il tipo specifico di cellula cui competeva l'attacco ai follicoli era un mistero; infatti, come già anticipato, una prima fase dello studio ha previsto una serie di test su modello animale, in cui si è osservato ed identificato la serie specifica di cellule T responsabili dell'attacco ai follicoli dei capelli. Mentre ulteriori approfondimenti, condotti anche sulle cellule dei pazienti, hanno rivelato in che modo queste cellule T siano incaricate di attaccare i follicoli e permesso di identificare alcuni importanti percorsi immunitari che potrebbero essere bersaglio di una nuova classe di farmaci, noti come inibitori JAK. Ed in questo caso i due inibitori JAK approvati dalla Food and Drug Administration, (nota anche con la sigla FDA), e testati separatamente dai ricercatori del CUMC sono stati: il ruxolitinib ed il tofacitinib, i quali si sono dimostrati in grado di bloccare queste vie immunitarie e fermare l'attacco ai follicoli dei capelli. Per la precisione nei topi con una vasta perdita di peli causata della malattia in questione, entrambi i farmaci hanno completamente restaurato i peli entro 12 settimane; tra l'altro l'effetto di ogni farmaco è stato anche di lunga durata, in quanto i nuovi peli sono durati per diversi mesi dopo l'interruzione del trattamento. Ad ogni modo la fase successiva dello studio ha previsto il trattamento clinico di alcuni pazienti, per valutare l'effetto del farmaco sugli esseri umani: insieme al dottor Julian Mackay-Wiggan, (direttore dell'Unità di Ricerca Clinica presso il Dipartimento di Dermatologia del CUMC), i ricercatori hanno rapidamente avviato uno piccolo trial clinico open-label con il ruxolitinib in pazienti con moderata/grave alopecia areata che aveva comportato oltre il 30% di perdita dei capelli. I risultati sono stati che in tre dei primi partecipanti del trial, il farmaco in questione ha completamente restituito la crescita dei capelli entro 4-5 mesi dal trattamento di partenza, e le cellule T che avevano attaccato i follicoli erano scomparse dal cuoio capelluto. In tal proposito il dottor Raphael Clynes ha proseguito dichiarando: "Abbiamo ancora bisogno di fare ulteriori test per stabilire se il ruxolitinib possa essere utilizzato nel trattare l'alopecia areata, ma questa è una notizia entusiasmante per i pazienti ed i loro medici. Questa malattia è stata completamente sottostudiata, fino ad ora sono stati condotti solo due piccoli studi clinici che hanno valutato terapie mirate nell'alopecia areata, in gran parte a causa della mancanza di comprensione della meccanicistica sottesa". Mentre il dottor David Bickers, professore di Dermatologia al Carl Truman Nelson presso il CUMC, ha, infine, concluso spiegando: "Vi sono alcuni strumenti nel nostro deposito delle armi per il trattamento dell'alopecia areata che hanno una qualche dimostrata efficacia. Si tratta di un importante passo avanti nel miglioramento dello standard di cura per i pazienti affetti da questa malattia devastante".
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