A quanto pare dall'aceto potrebbe arrivare un rimedio contro l'anemia; o almeno questo è quanto ha suggerito in questi giorni da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, supportato dal Department of Veterans Affairs e dal National Institutes of Health, (noto anche con la sigla NIH), e condotto dai ricercatori dell'UT Southwestern Medical Center, i quali hanno trovato nell'acetato, (spesso detto acetato di etile o anche acido acetico; vale a dire il principale componente, appunto, dell'aceto), un promotore della produzione di nuovi globuli rossi. Il che rappresenta una buona notizia per le persone anemiche, considerando che la malattia in questione è caratterizzata proprio da una scarsa produzione di globuli rossi, ovvero le molecole che trasportano l'ossigeno ai tessuti in tutto il corpo. Tra l'altro si tratta di uno dei disturbi del sangue più comuni e le stime suggeriscono che, soltanto in Italia, gli anemici siano oltre 13 milioni: i più colpiti sono in genere i bambini e le donne in età fertile, ma anche gli adulti e gli anziani non sono risparmiati. Per di più l'impatto che l'anemia ha sulla qualità della vita è significativo ed i sintomi principali sono stanchezza, debolezza, mancanza di concentrazione e diminuita funzione immunitaria. Ed anche se la prevenzione è sempre l'arma migliore per combattere qualsiasi malattia, complice anche la crisi economica che porta a scelte alimentari dettate più dall'esigenza di economicità piuttosto che di qualità, la dieta ne risente e con essa anche l'apporto fondamentale di ferro, il quale diviene un motivo chiave per lo sviluppo dell'anemia. Quindi quest'ultima non è un disturbo in via d'estinzione, come si potrebbe credere; anzi, i numeri dicono l'esatto contrario. Infatti al riguardo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), ritiene che siano 1 miliardo e 600 milioni gli abitanti del pianeta a rischiare le conseguenze di questa carenza; e se questi rischiano, 700 milioni sono già affetti da anemia. Ad ogni modo attualmente, per trattare la malattia, viene somministrato l'eritropoietina, ma questo trattamento porta con sé effetti collaterali come ipertensione e trombosi. Tuttavia adesso grazie a questa nuova ricerca condotta per il momento su modello animale, potrebbe arrivare una soluzione pratica, economica e di facile somministrazione. Al riguardo il dottor Joseph Garcia, professore associato di Medicina Interna presso l'UT Southwestern, nonché autore senior dello studio, ha spiegato: "Con l'utilizzo di interventi razionali basati sulle intuizioni meccanicistiche raccolte da nostri studi attuali, potremmo essere in grado di curare i pazienti anemici sia acuti che cronici con supplementi di acetato, e quindi ridurre la necessità di trasfusioni di sangue o della terapia con l'eritropoietina". Difatti durante il suddetto studio, i ricercatori hanno iniziato attraverso l'individuazione di un percorso critico che controlla la produzione di globuli rossi in condizioni di stress, come una scarsa presenza di ossigeno. Inoltre utilizzando topi geneticamente modificati, i ricercatori hanno osservato che bassi livelli di ossigeno, (cioè una condizione nota come ipossia), stimola la produzione di acetato, il quale a sua volta attiva un percorso molecolare che ha come risultato la produzione di globuli rossi; processo denominato eritropoiesi e stimolato, appunto dall'eritropoietina. In tal proposito lo stesso Joseph Garcia ha, infine, concluso dichiarando: "Il nostro studio dimostra che l'acetato funziona come un "bagliore" biochimico che collega i mutamenti nel metabolismo cellulare che si verificano durante l'ipossia con l'attivazione di un selettivo percorso di segnalazione da stress".
A quanto pare dall'aceto potrebbe arrivare un rimedio contro l'anemia; o almeno questo è quanto ha suggerito in questi giorni da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, supportato dal Department of Veterans Affairs e dal National Institutes of Health, (noto anche con la sigla NIH), e condotto dai ricercatori dell'UT Southwestern Medical Center, i quali hanno trovato nell'acetato, (spesso detto acetato di etile o anche acido acetico; vale a dire il principale componente, appunto, dell'aceto), un promotore della produzione di nuovi globuli rossi. Il che rappresenta una buona notizia per le persone anemiche, considerando che la malattia in questione è caratterizzata proprio da una scarsa produzione di globuli rossi, ovvero le molecole che trasportano l'ossigeno ai tessuti in tutto il corpo. Tra l'altro si tratta di uno dei disturbi del sangue più comuni e le stime suggeriscono che, soltanto in Italia, gli anemici siano oltre 13 milioni: i più colpiti sono in genere i bambini e le donne in età fertile, ma anche gli adulti e gli anziani non sono risparmiati. Per di più l'impatto che l'anemia ha sulla qualità della vita è significativo ed i sintomi principali sono stanchezza, debolezza, mancanza di concentrazione e diminuita funzione immunitaria. Ed anche se la prevenzione è sempre l'arma migliore per combattere qualsiasi malattia, complice anche la crisi economica che porta a scelte alimentari dettate più dall'esigenza di economicità piuttosto che di qualità, la dieta ne risente e con essa anche l'apporto fondamentale di ferro, il quale diviene un motivo chiave per lo sviluppo dell'anemia. Quindi quest'ultima non è un disturbo in via d'estinzione, come si potrebbe credere; anzi, i numeri dicono l'esatto contrario. Infatti al riguardo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), ritiene che siano 1 miliardo e 600 milioni gli abitanti del pianeta a rischiare le conseguenze di questa carenza; e se questi rischiano, 700 milioni sono già affetti da anemia. Ad ogni modo attualmente, per trattare la malattia, viene somministrato l'eritropoietina, ma questo trattamento porta con sé effetti collaterali come ipertensione e trombosi. Tuttavia adesso grazie a questa nuova ricerca condotta per il momento su modello animale, potrebbe arrivare una soluzione pratica, economica e di facile somministrazione. Al riguardo il dottor Joseph Garcia, professore associato di Medicina Interna presso l'UT Southwestern, nonché autore senior dello studio, ha spiegato: "Con l'utilizzo di interventi razionali basati sulle intuizioni meccanicistiche raccolte da nostri studi attuali, potremmo essere in grado di curare i pazienti anemici sia acuti che cronici con supplementi di acetato, e quindi ridurre la necessità di trasfusioni di sangue o della terapia con l'eritropoietina". Difatti durante il suddetto studio, i ricercatori hanno iniziato attraverso l'individuazione di un percorso critico che controlla la produzione di globuli rossi in condizioni di stress, come una scarsa presenza di ossigeno. Inoltre utilizzando topi geneticamente modificati, i ricercatori hanno osservato che bassi livelli di ossigeno, (cioè una condizione nota come ipossia), stimola la produzione di acetato, il quale a sua volta attiva un percorso molecolare che ha come risultato la produzione di globuli rossi; processo denominato eritropoiesi e stimolato, appunto dall'eritropoietina. In tal proposito lo stesso Joseph Garcia ha, infine, concluso dichiarando: "Il nostro studio dimostra che l'acetato funziona come un "bagliore" biochimico che collega i mutamenti nel metabolismo cellulare che si verificano durante l'ipossia con l'attivazione di un selettivo percorso di segnalazione da stress".
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