A quanto pare un team di scienziati statunitensi sarebbe al lavoro per sintetizzare una molecola in grado di ripristinare le normali funzioni cerebrali nei soggetti colpiti da traumi cranici gravi e/o ripetuti. Difatti i cervelli di alcune categorie di persone soffrono di encefalopatia traumatica cronica, (nota anche con la sigla ETC): in queste categorie rientrano, ad esempio, i pugili ed i giocatori di football americano, (oppure di rugby), la cui materia cerebrale è caratterizzata da grovigli fibrosi della proteina Tau. Tuttavia il motivo per cui si formano questi grovigli non è ancora del tutto chiaro, anche se i ricercatori hanno scoperto formazioni simili nei cervelli delle persone colpite dall'Alzheimer. Inoltre di recente alcuni ricercatori della Harvard Medical School sono riusciti a scoprire i precursori di questi grovigli, dimostrando tra l'altro di poterli eliminare grazie ad un anticorpo che si lega alla proteina Tau deforme e la segnala all'attenzione del sistema immunitario, il quale in tal modo può intervenire ed, appunto, eliminare i grovigli. E dagli esperimenti condotti su modello murino pare proprio che il trattamento funzioni e, secondo i ricercatori guidati dal professor Kun Ping Lu, la proteina Tau deforme è un fattore originale primario della patologia dopo un trauma cranico grave, il che la rende un obiettivo per la messa a punto di un farmaco. Tuttavia finora non era chiaro se la proteina in questione fosse una causa o la conseguenza della neurodegenerazione post traumatica: lo studio dei ricercatori statunitensi sembra suggerire che si tratti della causa. Difatti la proteina Tau svolge un ruolo importante nel funzionamento neuronale e le pressioni sul cervello la "obbligano" ad assumere due forme diverse: la prima è necessaria al corretto funzionamento del cervello; mentre la seconda è, appunto, una versione deformata che causa un disturbo delle normali funzioni neuronali. Ad ogni modo, come già anticipato, gli scienziati hanno studiato su alcuni topi il momento esatto in cui la proteina si deforma, riproducendo traumi cerebrali paragonabili a quelli subiti da sportivi o militari e scoprendo che più che la gravità del trauma è la sua ripetitività a stimolare la proliferazione di proteina Tau deforme nel cervello: secondo i dati ottenuti, alti livelli della proteina deforme rimangono nel cervello per diversi mesi anche dopo il trauma. Tuttavia durante gli esperimenti i topi sotto esame hanno dimostrato un contenimento dei comportamenti a rischio dopo un trattamento di due mesi, mentre quelli non sottoposti ad alcun trattamento dimostravano una chiara tendenza a correre rischi: un tipico segnale della encefalopatia traumatica cronica. Comunque sia per il momento i ricercatori americani puntano alla realizzazione di un test diagnostico a base di anticorpi che sia in grado di individuare livelli pericolosi di proteina Tau deforme in seguito a traumi cranici, magari a partire da un semplice esame del sangue. Anche se in realtà il loro obiettivo vero e proprio sarebbe, come già spiegato, la traduzione dell'anticorpo utilizzato per i suddetti topi in un farmaco somministrabile agli esseri umani, il quale potrebbe non solo prevenire l'insorgenza dell'ETC e limitare i danni al cervello dovuti ad un trauma, ma anche, infine, curare disturbi neurodegenerativi gravi come, appunto, il morbo di Alzheimer.
A quanto pare un team di scienziati statunitensi sarebbe al lavoro per sintetizzare una molecola in grado di ripristinare le normali funzioni cerebrali nei soggetti colpiti da traumi cranici gravi e/o ripetuti. Difatti i cervelli di alcune categorie di persone soffrono di encefalopatia traumatica cronica, (nota anche con la sigla ETC): in queste categorie rientrano, ad esempio, i pugili ed i giocatori di football americano, (oppure di rugby), la cui materia cerebrale è caratterizzata da grovigli fibrosi della proteina Tau. Tuttavia il motivo per cui si formano questi grovigli non è ancora del tutto chiaro, anche se i ricercatori hanno scoperto formazioni simili nei cervelli delle persone colpite dall'Alzheimer. Inoltre di recente alcuni ricercatori della Harvard Medical School sono riusciti a scoprire i precursori di questi grovigli, dimostrando tra l'altro di poterli eliminare grazie ad un anticorpo che si lega alla proteina Tau deforme e la segnala all'attenzione del sistema immunitario, il quale in tal modo può intervenire ed, appunto, eliminare i grovigli. E dagli esperimenti condotti su modello murino pare proprio che il trattamento funzioni e, secondo i ricercatori guidati dal professor Kun Ping Lu, la proteina Tau deforme è un fattore originale primario della patologia dopo un trauma cranico grave, il che la rende un obiettivo per la messa a punto di un farmaco. Tuttavia finora non era chiaro se la proteina in questione fosse una causa o la conseguenza della neurodegenerazione post traumatica: lo studio dei ricercatori statunitensi sembra suggerire che si tratti della causa. Difatti la proteina Tau svolge un ruolo importante nel funzionamento neuronale e le pressioni sul cervello la "obbligano" ad assumere due forme diverse: la prima è necessaria al corretto funzionamento del cervello; mentre la seconda è, appunto, una versione deformata che causa un disturbo delle normali funzioni neuronali. Ad ogni modo, come già anticipato, gli scienziati hanno studiato su alcuni topi il momento esatto in cui la proteina si deforma, riproducendo traumi cerebrali paragonabili a quelli subiti da sportivi o militari e scoprendo che più che la gravità del trauma è la sua ripetitività a stimolare la proliferazione di proteina Tau deforme nel cervello: secondo i dati ottenuti, alti livelli della proteina deforme rimangono nel cervello per diversi mesi anche dopo il trauma. Tuttavia durante gli esperimenti i topi sotto esame hanno dimostrato un contenimento dei comportamenti a rischio dopo un trattamento di due mesi, mentre quelli non sottoposti ad alcun trattamento dimostravano una chiara tendenza a correre rischi: un tipico segnale della encefalopatia traumatica cronica. Comunque sia per il momento i ricercatori americani puntano alla realizzazione di un test diagnostico a base di anticorpi che sia in grado di individuare livelli pericolosi di proteina Tau deforme in seguito a traumi cranici, magari a partire da un semplice esame del sangue. Anche se in realtà il loro obiettivo vero e proprio sarebbe, come già spiegato, la traduzione dell'anticorpo utilizzato per i suddetti topi in un farmaco somministrabile agli esseri umani, il quale potrebbe non solo prevenire l'insorgenza dell'ETC e limitare i danni al cervello dovuti ad un trauma, ma anche, infine, curare disturbi neurodegenerativi gravi come, appunto, il morbo di Alzheimer.
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