A quanto pare, grazie ad uno studio condotto da Massimo Pizzato e dal suo gruppo di ricerca, presso il Centro per la Biologia Integrata, (noto anche con la sigla CIBIO), dell'Università degli Studi di Trento si sono aperte nuove prospettive nella lotta contro l'AIDS, in quanto è stata scoperta l'esistenza nelle cellule di un potentissimo inibitore naturale dell'infezione virale: si tratta della proteina cellulare Serinc5, la quale si è rivelata in grado di neutralizzare l'HIV ed altri virus simili. Al riguardo lo stesso Massimo Pizzato ha spiegato: "Quando una cellula è infettata con l'HIV, inizia a produrre nuovo virus necessario per disseminare l'infezione a tutto l'organismo. La Serinc5 è situata sulla superficie delle cellule ed attende che il virus esca da quest'ultime per inserirsi in esso e renderlo incapace di infettare nuove cellule. L'infezione così non si può propagare". Ed ha poi proseguito dichiarando: "Tuttavia, nella continua guerra ingaggiata con le cellule, i virus hanno compiuto un passo in più, vincendo per ora la battaglia. Infatti, con la sua proteina Nef, l'HIV ha acquisito la capacità di rimuovere Serinc5 dalla superficie della cellula eludendo la sua azione antivirale. La Serinc5 è un agente estremamente potente. Stiamo ora lavorando per renderlo "invisibile" all'HIV e quindi generare una difesa che il virus non possa più eludere. A quel punto avremo compiuto un passo fondamentale più avanti del virus". Tra l'altro simultaneamente con lo studio del CIBIO, anche il laboratorio coordinato da Heinrich Gottlinger dell'University of Massachusetts Medical School ha ottenuto gli stessi risultati usando però una diversa metodologia. Ad ogni modo la scoperta della proteina Serinc5 va adesso a risolvere un mistero scientifico nella ricerca dell'HIV durato più di 20 anni e rimasto fino a qualche giorno fa totalmente irrisolto, malgrado le ricerche ininterrotte di molti altri laboratori in diverse parti del mondo. In tal proposito Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO, ha affermato: "Questo successo, davvero epocale, di Massimo Pizzato e del suo gruppo è stato reso possibile da una efficiente implementazione presso il centro di nuove tecnologie per la lettura dei genomi, il che conferma quanto il continuo aggiornamento tecnologico sia l'unico modo per stare al passo in un campo ipercompetitivo come quello della ricerca biomedica. Dopo anni di importanti investimenti possiamo dire che l'Università di Trento, per questo e per altri contributi, è riconosciuta a livello mondiale nello studio delle malattie". Infatti la ricerca in questione è il frutto di un lungo lavoro guidato dal gruppo di ricerca "Virus-Cell Interaction" dell'Università di Trento, (che oltre a Massimo Pizzato include i suoi collaboratori Annachiara Rosa, Ajit Chande e Serena Ziglio), con il contributo del "Laboratory of Biomolecular Sequence and Structure Analysis for Health", (ovvero un laboratorio condiviso fra il CIBIO, la Fondazione Bruno Kessler ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche), ed, infine, di Federico Andrea Santoni dell'Università di Ginevra.
A quanto pare, grazie ad uno studio condotto da Massimo Pizzato e dal suo gruppo di ricerca, presso il Centro per la Biologia Integrata, (noto anche con la sigla CIBIO), dell'Università degli Studi di Trento si sono aperte nuove prospettive nella lotta contro l'AIDS, in quanto è stata scoperta l'esistenza nelle cellule di un potentissimo inibitore naturale dell'infezione virale: si tratta della proteina cellulare Serinc5, la quale si è rivelata in grado di neutralizzare l'HIV ed altri virus simili. Al riguardo lo stesso Massimo Pizzato ha spiegato: "Quando una cellula è infettata con l'HIV, inizia a produrre nuovo virus necessario per disseminare l'infezione a tutto l'organismo. La Serinc5 è situata sulla superficie delle cellule ed attende che il virus esca da quest'ultime per inserirsi in esso e renderlo incapace di infettare nuove cellule. L'infezione così non si può propagare". Ed ha poi proseguito dichiarando: "Tuttavia, nella continua guerra ingaggiata con le cellule, i virus hanno compiuto un passo in più, vincendo per ora la battaglia. Infatti, con la sua proteina Nef, l'HIV ha acquisito la capacità di rimuovere Serinc5 dalla superficie della cellula eludendo la sua azione antivirale. La Serinc5 è un agente estremamente potente. Stiamo ora lavorando per renderlo "invisibile" all'HIV e quindi generare una difesa che il virus non possa più eludere. A quel punto avremo compiuto un passo fondamentale più avanti del virus". Tra l'altro simultaneamente con lo studio del CIBIO, anche il laboratorio coordinato da Heinrich Gottlinger dell'University of Massachusetts Medical School ha ottenuto gli stessi risultati usando però una diversa metodologia. Ad ogni modo la scoperta della proteina Serinc5 va adesso a risolvere un mistero scientifico nella ricerca dell'HIV durato più di 20 anni e rimasto fino a qualche giorno fa totalmente irrisolto, malgrado le ricerche ininterrotte di molti altri laboratori in diverse parti del mondo. In tal proposito Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO, ha affermato: "Questo successo, davvero epocale, di Massimo Pizzato e del suo gruppo è stato reso possibile da una efficiente implementazione presso il centro di nuove tecnologie per la lettura dei genomi, il che conferma quanto il continuo aggiornamento tecnologico sia l'unico modo per stare al passo in un campo ipercompetitivo come quello della ricerca biomedica. Dopo anni di importanti investimenti possiamo dire che l'Università di Trento, per questo e per altri contributi, è riconosciuta a livello mondiale nello studio delle malattie". Infatti la ricerca in questione è il frutto di un lungo lavoro guidato dal gruppo di ricerca "Virus-Cell Interaction" dell'Università di Trento, (che oltre a Massimo Pizzato include i suoi collaboratori Annachiara Rosa, Ajit Chande e Serena Ziglio), con il contributo del "Laboratory of Biomolecular Sequence and Structure Analysis for Health", (ovvero un laboratorio condiviso fra il CIBIO, la Fondazione Bruno Kessler ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche), ed, infine, di Federico Andrea Santoni dell'Università di Ginevra.
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