A quanto pare in passato nel "DAS", (la famosa pasta sintetica per modellare prodotta in Italia a partire dal 1963 dall'Adica Pongo di Lastra a Signa, ormai chiusa dal 1993; ed attualmente prodotta dalla FILA, che ne ha acquistato i diritti nel 1994), erano presenti fibre di amianto che possono aver causato esposizione alla sostanza cancerogena in un'ampia varietà di utenti di 40 anni fa, compresi i bambini, insegnanti, artigiani e per coloro che erano addetti alla produzione. In pratica questo è quanto è emerso da una recente ricerca condotta da alcuni ricercatori dell'Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica, (noto anche con la sigla ISPO), dell'Azienda Sanitaria di Firenze e dell'Università degli Studi di Firenze, grazie anche al contributo fornito da alcuni ex-dipendenti dell'Adica Pongo, e pubblicata dalla rivista scientifica "Scandinavian Journal of Work Environment & Health". Inoltre i ricercatori sono riusciti a reperire le fatture dell'acquisto dell'amianto, (oggi depositate nell'Archivio di Stato di Torino insieme alla documentazione del produttore: l'Amiantifera di Balangero), e successive sofisticate analisi di laboratorio sui prodotti originali ne hanno confermato la presenza. Al riguardo l'attuale azienda produttrice ha diffuso una nota nella quale si può leggere: «FILA ci tiene a precisare che il prodotto in commercio in Italia ed all'estero è perfettamente sicuro e pienamente conforme alle normative vigenti. Lo studio condotto dall'ISPO sulla possibile presenza di fibre di amianto nella composizione del DAS si riferisce, come correttamente specificato, alla pasta sintetica che veniva prodotta e commercializzata dall'Adica Pongo tra il 1963 ed il 1975». Mentre Stefano Silvestri, igienista del lavoro dell'ISPO, ha spiegato: "Dato che il DAS è stato commercializzato in Italia ed esportato in altri Paesi europei, i nostri risultati suggeriscono che ai pazienti affetti da mesotelioma che non riferiscono di essere stati esposti ad amianto per motivi professionali, dovrebbero essere chiesto se in passato hanno usato la pasta sintetica. Questa scoperta dimostra che gli usi dell'amianto nel passato non siano stati ancora del tutto chiariti e che non vi fossero limiti al suo impiego essendo presente persino nei giocattoli. Lanciamo un forte appello alle autorità affinché vengano effettuati test accurati su articoli di importazione, tra cui i giocattoli, quando provengano da paesi in cui l'amianto non è ancora vietato". Tra l'altro se è vero che il rischio di esposizione all'amianto è sicuramente avvenuto durante l'utilizzo del DAS, (il quale oltre che come giocattolo, è stato strumento di insegnamento nelle scuole, da artigiani, da restauratori di ceramica ed artisti), è anche vero che ciò potrebbe essere avvenuto durante il processo di preparazione della pasta, quando nei primi anni veniva venduto in polvere da miscelare con acqua ed anche durante la rifinitura degli oggetti quando si erano essiccati. In sostanza la ricostruzione storica del prodotto ha permesso di stabilire che circa 55 milioni di confezioni di DAS contenenti amianto sono stati prodotti e venduti sul mercato sia nazionale che sia internazionale, (infatti veniva esportato in Olanda, Inghilterra, Norvegia e Germania), nell'arco di 13 anni, con un numero di "consumatori" di diversi milioni. Ad ogni modo, come già spiegato, per i primi 3 anni, il DAS è stato commercializzato in polvere da miscelare con acqua e successivamente in pasta pronta all'uso, ma a partire dal 1976 l'amianto fu sostituito dalla cellulosa. Comunque sia è probabile che qualcuno possieda ancora dei manufatti modellati tra il 1963 ed il 1975 ed, anche se questi di per sé non rappresentano un rischio per la salute di chi li possiede, è raccomandabile non rompere questi oggetti ed in particolare di non ridurli in polvere, perché le fibre di amianto potrebbero ancora disperdersi nell'aria con il rischio di essere, infine, inalate.
A quanto pare in passato nel "DAS", (la famosa pasta sintetica per modellare prodotta in Italia a partire dal 1963 dall'Adica Pongo di Lastra a Signa, ormai chiusa dal 1993; ed attualmente prodotta dalla FILA, che ne ha acquistato i diritti nel 1994), erano presenti fibre di amianto che possono aver causato esposizione alla sostanza cancerogena in un'ampia varietà di utenti di 40 anni fa, compresi i bambini, insegnanti, artigiani e per coloro che erano addetti alla produzione. In pratica questo è quanto è emerso da una recente ricerca condotta da alcuni ricercatori dell'Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica, (noto anche con la sigla ISPO), dell'Azienda Sanitaria di Firenze e dell'Università degli Studi di Firenze, grazie anche al contributo fornito da alcuni ex-dipendenti dell'Adica Pongo, e pubblicata dalla rivista scientifica "Scandinavian Journal of Work Environment & Health". Inoltre i ricercatori sono riusciti a reperire le fatture dell'acquisto dell'amianto, (oggi depositate nell'Archivio di Stato di Torino insieme alla documentazione del produttore: l'Amiantifera di Balangero), e successive sofisticate analisi di laboratorio sui prodotti originali ne hanno confermato la presenza. Al riguardo l'attuale azienda produttrice ha diffuso una nota nella quale si può leggere: «FILA ci tiene a precisare che il prodotto in commercio in Italia ed all'estero è perfettamente sicuro e pienamente conforme alle normative vigenti. Lo studio condotto dall'ISPO sulla possibile presenza di fibre di amianto nella composizione del DAS si riferisce, come correttamente specificato, alla pasta sintetica che veniva prodotta e commercializzata dall'Adica Pongo tra il 1963 ed il 1975». Mentre Stefano Silvestri, igienista del lavoro dell'ISPO, ha spiegato: "Dato che il DAS è stato commercializzato in Italia ed esportato in altri Paesi europei, i nostri risultati suggeriscono che ai pazienti affetti da mesotelioma che non riferiscono di essere stati esposti ad amianto per motivi professionali, dovrebbero essere chiesto se in passato hanno usato la pasta sintetica. Questa scoperta dimostra che gli usi dell'amianto nel passato non siano stati ancora del tutto chiariti e che non vi fossero limiti al suo impiego essendo presente persino nei giocattoli. Lanciamo un forte appello alle autorità affinché vengano effettuati test accurati su articoli di importazione, tra cui i giocattoli, quando provengano da paesi in cui l'amianto non è ancora vietato". Tra l'altro se è vero che il rischio di esposizione all'amianto è sicuramente avvenuto durante l'utilizzo del DAS, (il quale oltre che come giocattolo, è stato strumento di insegnamento nelle scuole, da artigiani, da restauratori di ceramica ed artisti), è anche vero che ciò potrebbe essere avvenuto durante il processo di preparazione della pasta, quando nei primi anni veniva venduto in polvere da miscelare con acqua ed anche durante la rifinitura degli oggetti quando si erano essiccati. In sostanza la ricostruzione storica del prodotto ha permesso di stabilire che circa 55 milioni di confezioni di DAS contenenti amianto sono stati prodotti e venduti sul mercato sia nazionale che sia internazionale, (infatti veniva esportato in Olanda, Inghilterra, Norvegia e Germania), nell'arco di 13 anni, con un numero di "consumatori" di diversi milioni. Ad ogni modo, come già spiegato, per i primi 3 anni, il DAS è stato commercializzato in polvere da miscelare con acqua e successivamente in pasta pronta all'uso, ma a partire dal 1976 l'amianto fu sostituito dalla cellulosa. Comunque sia è probabile che qualcuno possieda ancora dei manufatti modellati tra il 1963 ed il 1975 ed, anche se questi di per sé non rappresentano un rischio per la salute di chi li possiede, è raccomandabile non rompere questi oggetti ed in particolare di non ridurli in polvere, perché le fibre di amianto potrebbero ancora disperdersi nell'aria con il rischio di essere, infine, inalate.
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