Individuato l'odore della paura.


A quanto pare anche la paura ha un suo odore specifico, memorizzato in un piccolo gruppo di cellule della corteccia olfattiva, pronte a far scattare l'allarme in caso di pericolo. O almeno questo è quanto ha scoperto di recente un gruppo di ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center, guidati da Linda Buck, (premio Nobel per la Medicina 2004 proprio per le sue ricerche sui recettori olfattivi e sul funzionamento del sistema olfattivo. In pratica l'area cerebrale dove si trovano queste cellule è stata chiamata "AmPir", si tratta di un'area di transizione tra amigdala e corteccia piriforme ed è stata individuata dai suddetti ricercatori nei topi grazie all'impiego di nuove tecniche e di virus trasportatori creati appositamente, i quali hanno permesso di indagare sulla via nervosa implicata, appunto, nella paura. Tra l'altro questo meccanismo è probabilmente comune a tutti i mammiferi, (compreso l'uomo); o almeno questa è l'ipotesi dello studio pubblicato su Nature, nel quale si spiega come le reazioni istintive al pericolo sono fondamentali per la perpetuazione della specie e sono state osservate in tutto il regno animale. In sostanza durante la ricerca in questione è stato notato che i topi reagivano istintivamente all'odore dell'urina di un felino, (loro predatore naturale), anche se erano nati in cattività e non lo hanno mai sentito prima. Insomma, si tratta di una reazione innata preziosa, perché può salvare la vita: la paura scatena un'ondata di ormoni dello stress che avverte il cervello del pericolo imminente ed aiuta i topi a reagire velocemente per sfuggire ai predatori. Ad ogni modo era già noto che nei topi la paura facesse innalzare il livello degli ormoni che hanno il compito di dare l'allarme al cervello, ma finora il meccanismo non era chiaro nei dettagli. E, come già anticipato, per scoprirlo i ricercatori hanno utilizzato, appunto, dei virus resi inoffensivi, in quanto sono stati modificati in modo che si legassero ai neuroni che a loro volta si legano agli ormoni dello stress. Successivamente questi virus modificati sono stati iniettati nel cervello dei topi, ai quali è stato fatto annusare, appunto, l'odore di uno dei loro nemici acerrimi, (nello specifico di una lince). A questo punto i ricercatori sono andati a cercare i neuroni ai quali si erano legati i virus modificati nella corteccia olfattiva e sono così riusciti ad identificare la piccola area in cui viene immagazzinato l'odore della paura. Per di più, come hanno fatto notare anche i ricercatori, la risposta nei topi ricorda le reazioni dell'uomo a paura e stress; anche se gli esseri umani ed i topi hanno "attivatori" di stress differenti. Al riguardo la stessa Linda Buck ha spiegato: "Gli esseri umani non hanno paure legate ai predatori, tuttavia la risposta allo stress è molto simile a quella messa in atto dai topi quando avvertono la presenza di un predatore. Comprendere i circuiti neuronali su cui si basano la paura e lo stress è importante non solo per capire la biologia di base ed il funzionamento del cervello, ma anche per scoprire i circuiti neuronali che abbiamo conservato nel corso dell'evoluzione ed i geni che giocano un ruolo più importante negli esseri umani". Comunque sia adesso il suddetti gruppo di ricerca punta a scoprire le molecole implicate nei circuiti neuronali scoperti per identificare, infine, la "firma genetica" nei neuroni coinvolti nella risposta alla paura.

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