A quanto pare a trasmettere l'herpes genitale agli antenati degli esseri umani potrebbe essere stato l'Australopithecus boisei, (noto anche come Paranthropus boisei o Uomo schiaccianoci), ovvero un ominide dal cranio da gorilla e denti molto sviluppati vissuto tra 2,6 e 1,2 milioni di anni fa nell'Africa orientale, durante il Pliocene e il Pleistocene. O almeno questo è quanto ha scoperto un recente studio, condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Virus Evolution, secondo cui la specie in questione potrebbe aver contratto la variante del virus responsabile della patologia mangiando carne infetta di scimpanzé. In pratica, come già noto, nell'uomo moderno, l'Herpes simplex tipo 1, (noto anche con la sigla HSV1), da' origine all'herpes labiale e quello di tipo 2, (o HSV2), da' vita a quello genitale. Inoltre mentre il primo tormenta gli antenati degli esseri umani antenati da tempi remoti, (come ha dimostrato uno studio pubblicato nel 2014, risale almeno dalla separazione dai precursori degli scimpanzé, avvenuta tra i 6 ed i 7 miliardi di anni fa), il secondo avrebbe iniziato a dare noia più in avanti, tra i 3 e gli 1,4 milioni di anni fa. Tuttavia a quel punto gli antenati degli uomini si erano già separati dagli antenati degli scimpanzé e quindi a trasmettere il virus fu un'altra specie, che fece da ponte tra una qualche scimmia africana infetta ed i predecessori degli esseri umani. Motivo per il quale durante il suddetto studio i ricercatori inglesi hanno dapprima ristretto la cerchia dei possibili "untori" tra 4 diverse specie di ominidi, (ossia Australopithecus afarensis, Homo habilis, Homo rudolfensis e Paranthropus boisei), vissuti negli ultimi 3 milioni di anni e che potrebbero essere venuti a contatto con antenati infetti degli scimpanzé, in aree dell'Africa in cui la savana e la foresta si incontrano. Successivamente il confronto tra i dati climatici ed i ritrovamenti fossili nelle diverse aree africane hanno permesso di far cadere la maggior parte dei sospetti, appunto, sull'Uomo schiaccianoci. Entrando un po' più nei dettagli, come già anticipato, l'ominide in questione avrebbe contratto il virus nutrendosi della carne di animali infetti, e successivamente gli antenati dell'uomo moderno sarebbero rimasti contagiati a loro volta mangiando i resti di Paranthropus boisei o bevendo accanto ad esso negli specchi d'acqua dolce: dunque in queste prime fasi del contagio il contatto sessuale ancora non c'entrava. Al riguardo i ricercatori hanno, infine, spiegato: "Una volta entrato in una specie, l'HSV2 vi rimane, trasferendosi facilmente di madre in figlio e attraverso il sangue, la saliva ed i fluidi sessuali. L'herpes genitale si sarebbe fatto strada attraverso l'Africa allo stesso modo in cui si fa largo nelle terminazioni nervose dei nostri organi sessuali: lentamente ma in maniera determinata".
A quanto pare a trasmettere l'herpes genitale agli antenati degli esseri umani potrebbe essere stato l'Australopithecus boisei, (noto anche come Paranthropus boisei o Uomo schiaccianoci), ovvero un ominide dal cranio da gorilla e denti molto sviluppati vissuto tra 2,6 e 1,2 milioni di anni fa nell'Africa orientale, durante il Pliocene e il Pleistocene. O almeno questo è quanto ha scoperto un recente studio, condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Virus Evolution, secondo cui la specie in questione potrebbe aver contratto la variante del virus responsabile della patologia mangiando carne infetta di scimpanzé. In pratica, come già noto, nell'uomo moderno, l'Herpes simplex tipo 1, (noto anche con la sigla HSV1), da' origine all'herpes labiale e quello di tipo 2, (o HSV2), da' vita a quello genitale. Inoltre mentre il primo tormenta gli antenati degli esseri umani antenati da tempi remoti, (come ha dimostrato uno studio pubblicato nel 2014, risale almeno dalla separazione dai precursori degli scimpanzé, avvenuta tra i 6 ed i 7 miliardi di anni fa), il secondo avrebbe iniziato a dare noia più in avanti, tra i 3 e gli 1,4 milioni di anni fa. Tuttavia a quel punto gli antenati degli uomini si erano già separati dagli antenati degli scimpanzé e quindi a trasmettere il virus fu un'altra specie, che fece da ponte tra una qualche scimmia africana infetta ed i predecessori degli esseri umani. Motivo per il quale durante il suddetto studio i ricercatori inglesi hanno dapprima ristretto la cerchia dei possibili "untori" tra 4 diverse specie di ominidi, (ossia Australopithecus afarensis, Homo habilis, Homo rudolfensis e Paranthropus boisei), vissuti negli ultimi 3 milioni di anni e che potrebbero essere venuti a contatto con antenati infetti degli scimpanzé, in aree dell'Africa in cui la savana e la foresta si incontrano. Successivamente il confronto tra i dati climatici ed i ritrovamenti fossili nelle diverse aree africane hanno permesso di far cadere la maggior parte dei sospetti, appunto, sull'Uomo schiaccianoci. Entrando un po' più nei dettagli, come già anticipato, l'ominide in questione avrebbe contratto il virus nutrendosi della carne di animali infetti, e successivamente gli antenati dell'uomo moderno sarebbero rimasti contagiati a loro volta mangiando i resti di Paranthropus boisei o bevendo accanto ad esso negli specchi d'acqua dolce: dunque in queste prime fasi del contagio il contatto sessuale ancora non c'entrava. Al riguardo i ricercatori hanno, infine, spiegato: "Una volta entrato in una specie, l'HSV2 vi rimane, trasferendosi facilmente di madre in figlio e attraverso il sangue, la saliva ed i fluidi sessuali. L'herpes genitale si sarebbe fatto strada attraverso l'Africa allo stesso modo in cui si fa largo nelle terminazioni nervose dei nostri organi sessuali: lentamente ma in maniera determinata".
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