Non solo cuore, polmoni, cervello e denti, ma a quanto pare l'inquinamento atmosferico potrebbe essere pericoloso anche per la salute dei reni, in quanto l'esposizione a livelli non eccessivi di particolato fine è associata ad un aumento del rischio di malattia renale cronica o insufficienza renale. O almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori del VA Saint Louis Health Care System e pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Journal of the American Society of Nephrology, (nota anche con la sigla JASN). In pratica durante tale ricerca gli scienziati ha analizzato i dati relativi a poco meno di 2 milioni di soldati veterani, seguiti in media per 8 anni e mezzo, e li hanno incrociati con il database dalla United States Environmental Protection Agency, (ossia l'Agenzia per la protezione dell'ambiente statunitense nota anche con la sigla EPA), e della NASA: dall'analisi è, appunto, emersa una relazione significativa tra i livelli di inquinamento ed il rischio di declino della funzione renale e di insorgenza della malattia renale cronica o dell'insufficienza renale. Al riguardo Ziyad Al-Aly, direttore della clinica di epidemiologia del VA Saint Louis Health Care System, ha affermato: "Abbiamo notato che anche livelli inferiori ai limiti suggeriti dall'EPA si sono rivelati pericolosi per i reni". In particolare l'esposizione al particolato fine è stata associata ad una riduzione del tasso di filtrazione glomerulare, una misura che indica la capacità dei reni di filtrare le scorie e quindi di rilevare la presenza di danni a questi organi: minore è il tasso minore è il grado di funzionamento dei reni. Non a caso, solo negli Stati Uniti, poco meno di 45.000 casi di malattia renale cronica e circa 2.500 nuovi casi di insufficienza renale vengono attribuiti all'inquinamento atmosferico, con livelli superiori alla soglia di sicurezza individuata dall'EPA pari, infine, a 12 μg/m3.
Di seguito un'immagine che riassume un po' il tutto:
Commenti
Posta un commento