Risolto il mistero di conservazione delle armi del famoso esercito di terracotta.


Sembra proprio che la cromatura delle armi in bronzo del famoso esercito di terracotta, (composto da migliaia di soldati in ceramica a grandezza naturale messe in tre grandi fosse a guardia del mausoleo di Qin Shi Huang, il primo imperatore di una Cina unificata vissuto tra il 260 ed il 210 a.C.), una volta considerata la prima tecnica di conservazione e la prima forma di tecnologia antiruggine, in realtà deriva da una vernice decorativa. O almeno questo è quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell'University College London e del Terracotta Army Museum tramite un nuovo studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Scientific Reports, il quale ha rivelato che la composizione chimica e le caratteristiche del terreno circostante, (piuttosto che il cromo), possono essere responsabili del famoso potere di conservazione delle armi. Al riguardo Marcos Martinón-Torres, uno dei principali autori della ricerca, ha spiegato: "I guerrieri di terracotta e la maggior parte dei materiali organici del mausoleo sono stati rivestiti con strati protettivi di lacca prima di essere dipinti con pigmenti, ma in modo interessante, non le armi di bronzo. Abbiamo trovato un sostanziale contenuto di cromo nella lacca, ma solo una traccia di cromo nei pigmenti e nel terreno vicini, (probabilmente contaminazione). Le più alte tracce di cromo trovati sui bronzi sono sempre sulle parti di armi direttamente associate ad elementi organici ormai decomposti, come le aste delle lance e le impugnature delle spade in legno e bambù, che avrebbe anche avuto un rivestimento laccato, chiaramente la lacca è la fonte non intenzionale del cromo sui bronzi, (e non un antico trattamento antiruggine)". In pratica, come già anticipato, il famoso esercito di terracotta, (messo a rischio dallo smog), è composto da migliaia di guerrieri armati con armi di bronzo perfettamente funzionanti: negli anni sono stati recuperate dozzine di lance, lance, ganci, spade, grilletti e ben 40.000 teste di frecce. Tuttavia sebbene i componenti organici originali delle armi, (come le aste in legno, le faretre ed i foderi), siano per lo più decaduti negli ultimi 2.000 anni, i componenti in bronzo sono rimasti in condizioni straordinariamente buone. Difatti fin dai primi scavi effettuati negli anni '70, gli esperti hanno suggerito che l'impeccabile stato di conservazione visto sulle armi di bronzo deve essere dovuto al fatto che i produttori di armi dell'epoca svilupparono un metodo unico per prevenire la corrosione del metallo. Inoltre tracce di cromo scoperte sulla superficie di queste armi di bronzo hanno dato origine alla convinzione che gli artigiani di quei tempi avevano inventato una tecnologia precedente di rivestimento per la conversione del cromato, (una tecnica brevettata solo all'inizio del XX secolo ed in uso ancora oggi). Ad ogni modo adesso gli scienziati hanno mostrato come il cromo trovato sulle superfici di bronzo è semplicemente la contaminazione dalla lacca presente negli oggetti adiacenti, e non il risultato di una tecnologia antica: gli autori del suddetto studio hanno suggerito anche che l'eccellente conservazione delle armi di bronzo potrebbe essere stata aiutata dal pH moderatamente alcalino, dalle piccole dimensioni delle particelle e dal basso contenuto organico del terreno circostante. In merito a ciò Xiuzhen Li, coautore della ricerca in questione, ha dichiarato: "Alcune delle armi in bronzo, spade particolari, lance e alabarde, mostrano superfici lucenti quasi incontaminate e lame affilate dopo 2.000 anni sepolte con l'esercito di terracotta. Per questo un'ipotesi era che i costruttori di armi dell'imperatore Qin avrebbero potuto utilizzare una sorta di tecnologia anti-ruggine a causa del cromo rilevato sulla superficie delle armi, ma la conservazione delle armi ha continuato a lasciare perplessi gli scienziati per più di 40 anni. La composizione del bronzo, la tecnica di tempra e la particolare natura del suolo locale spiegano in qualche modo la loro notevole conservazione, ma è possibile che la Dinastia Qin abbia sviluppato un misterioso processo tecnologico e questo meriti ulteriori indagini". Comunque sia analizzando centinaia di artefatti, gli studiosi hanno anche scoperto che molte delle armi in bronzo meglio conservate non avevano cromo sulla superficie: per indagare sulle ragioni della loro conservazione ancora eccellente, hanno quindi simulato l'alterazione causata dalla presenza di bronzi in una camera ambientale. Così facendo hanno osservato che i bronzi sepolti nel suolo di Xi'an sono rimasti quasi incontaminati dopo 4 mesi di temperature e umidità estreme, in contrasto con la grave corrosione ottenuta in alcuni bronzi sepolti per confronto nel suolo britannico. A tal proposito Andrew Bevan, altro responsabile dello studio, ha, infine, commentato: "È sorprendente quante importanti e dettagliate intuizioni possano essere recuperate attraverso l'evidenza sia dei materiali naturali che delle complesse ricette artificiali trovate nel complesso del mausoleo: bronzo, argilla, legno, lacca e pigmenti per nominarne solo alcuni. Questi materiali forniscono trame complementari in un racconto più ampio di strategie di produzione artigianale all'alba del primo impero cinese".

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