Facebook: Una lettera spiega nel dettaglio come gli utenti vengono tracciati anche senza il loro consenso.
Che gli utenti di Facebook avessero di problemi di privacy non è di certo una novità assoluta, ma a quanto pare il Social Network in Blu può addirittura conoscere la posizione di ogni suo singolo iscritto anche quando questi hanno negato i permessi per farlo: la conferma non è arrivata da una semplice voce di corridoio ben informata che ha fatto trapelare i sistemi usati da Facebook per tracciare gli utenti, ma da una lettera di 8 pagine, (visibile a fine articolo), che la stessa società ha inviato in questi giorni ai senatori Christopher Coons e Josh Hawley, come risposta alle richieste fatte dai due lo scorso 19 Novembre proprio in merito alla questione. In pratica a spiegare il metodo per rintracciare la posizione di un utente, (anche con i servizi di localizzazione disattivati: tra cui il GPS ed il Wi-Fi), ci ha pensato Rob Sherman, Chief Privacy Officer del Social Network in Blu, che nella suddetta lettera ha fatto sapere che quando Facebook non riesce a risalire alla posizione dalla geolocalizzazione, entrano in campo altri due metodi abbastanza efficaci, seppur ovviamente meno precisi: il primo riesce a rintracciare la posizione dell'utente da ciò che pubblica sul suo profilo, (come, ad esempio, l'interessamento o la partecipazione ad un determinato evento), oppure dai post in cui viene taggato; mentre il secondo prevede l'impiego dell'indirizzo IP degli utenti, il quale, come già noto, riesce a fornire una posizione approssimativa che generalmente indica un'area generica, (come, ad esempio, la città da cui un dispositivo si connette). Difatti al riguardo nella lettera in questione si può leggere: «Facebook potrebbe comunque comprendere le informazioni sulla posizione in base alle informazioni che gli utenti ed altri forniscono attraverso le loro attività, tramite gli indirizzi IP e connessioni sui nostri servizi. Ad esempio, se qualcuno risponde ad un evento su Facebook per un festival musicale locale, carica un video con tag sulla posizione o viene taggato da un amico in un check-in in un ristorante, queste azioni ci forniscono informazioni sulla probabile posizione di quella persona». Ad ogni modo, secondo quanto spiegato dalla società, il tutto non avrebbe lo scopo di spiare gli utenti ignari, ma di consentire la visualizzazione di pubblicità mirate e di aumentare la loro sicurezza. A tal proposito nella lettera in questione lo stesso Rob Sherman ha, infine, precisato: «Quando riceviamo questo tipo di informazioni relative alla posizione, le utilizziamo per personalizzare l'esperienza delle persone, anche identificando la lingua appropriata in base alla loro posizione, mostrando annunci ed altri contenuti pertinenti all'area in cui si trovano e per conformarci con le norme legali, comprese quelle che ci vietano di mostrare determinati tipi di pubblicità in determinate giurisdizioni. È importante sottolineare che la posizione è anche un elemento significativo delle iniziative di sicurezza, protezione ed integrità di Facebook. Facebook utilizza le informazioni sulle posizioni per verificare gli account e l'attività degli account. Se qualcuno che normalmente accede da Londra, accede improvvisamente da Sydney, potrebbe essere un segno che l'account di quella persona è stato compromesso. I dati sulla posizione approssimativa sono anche una componente fondamentale della nostra capacità di identificare account falsi e rilevare e bloccare account, gruppi e pagine coinvolti in coordinati comportamenti non autentici».
Di seguito la suddetta lettera per intero:
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