Osservato che stare a contanto con un cane durante l'infanzia può ridurre il rischio di sviluppare la schizofrenia.


Sin da quando gli umani hanno addomesticato il cane, l'animale fedele, obbediente e protettivo ha fornito al suo proprietario compagnia e benessere emotivo, ed adesso uno studio, condotto da alcuni ricercatori del Johns Hopkins Medicine e pubblicato sulla rivista PLOS ONE, ha suggerito che stare a contatto con "il migliore amico dell'uomo" in tenera età può avere anche un beneficio per la salute, riducendo la possibilità di sviluppare la schizofrenia da adulto. Al riguardo Robert Yolken, uno dei principali autori, ha dichiarato: "Gravi disturbi psichiatrici sono stati associati ad alterazioni del sistema immunitario legate alle esposizioni ambientali nella prima infanzia, e poiché gli animali domestici sono spesso tra le prime cose con cui i bambini hanno uno stretto contatto, era logico per noi esplorare le possibilità di una connessione tra i due". Difatti per arrivare a tale conclusione gli scienziati hanno esaminato la relazione tra l'esposizione ad un gatto o un cane domestico durante i primi 12 anni di vita ed una possibile diagnosi futura di disturbo bipolare o schizofrenia: è stato proprio per quest'ultima patologia che gli studiosi sono stati sorpresi di vedere una riduzione statisticamente significativa del rischio nelle persone che erano state esposte ad un cane, appunto, nella prima infanzia; mentre in tutta la fascia d'età presa in esame non è stato riscontrato alcun legame importante tra il contatto con i cani e disturbo bipolare, oppure tra quello con i gatti ed entrambi i disturbi psichiatrici. Naturalmente i ricercatori hanno fatto sapere che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati, per cercare i fattori alla base di eventuali collegamenti fortemente supportati e per definire con maggiore precisione i rischi reali dello sviluppo di disturbi psichiatrici dall'esposizione di neonati e bambini di età inferiore ai 13 anni a cani e gatti domestici. Ad ogni modo precedenti studi avevano identificato le esposizioni nella prima infanzia a cani e gatti domestici come fattori ambientali che possono alterare il sistema immunitario in vari modi, tra cui: risposte allergiche, contatto con batteri e virus zoonotici, cambiamenti nel microbioma di una casa ed effetti di riduzione dello stress indotti dagli animali sulla chimica del cervello umano. In merito a ciò lo stesso Robert Yolken ha commentato: "Alcuni ricercatori sospettano che questa "modulazione immunitaria" possa alterare il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici ai quali una persona è geneticamente o altrimenti predisposta". Entrando un po' più nei dettagli durante la loro nuova ricerca gli scienziati hanno esaminato un totale di 1.371 uomini e donne, (per la precisione 396 persone con schizofrenia, 381 con disturbo bipolare e 594 sane che hanno formato il gruppo di controllo), di età compresa tra 18 e 65 anni: come già anticipato, a tutti è stato chiesto se avevano avuto un gatto o un cane domestico oppure entrambi durante i loro primi 12 anni di vita. Inoltre la relazione tra l'età dell'esposizione al primo animale domestico e la diagnosi psichiatrica è stata definita utilizzando un modello statistico che produce un rapporto di rischio, vale a dire una misura nel tempo della frequenza con cui si verificano eventi specifici, (in questo caso, l'esposizione ad un animale domestico e lo sviluppo di uno psichiatrico disturbo), in un gruppo di studio rispetto alla loro frequenza in un gruppo di controllo: un rapporto di rischio pari a 1 non suggerisce alcuna differenza tra i gruppi, mentre un rapporto maggiore di 1 indica una maggiore probabilità di sviluppare schizofrenia o disturbo bipolare; allo stesso modo, un rapporto inferiore a 1 mostra una probabilità ridotta. In ogni caso le analisi in questione sono state condotte per quattro fasce di età: da 0 a 3 anni; da 4 a 5 anni; da 6 ad 8 anni; e da 9 a 12 anni. A tal proposito Robert Yolken ha spiegato: "Sorprendentemente i risultati hanno suggerito che le persone che sono state esposte ad un cane prima del loro 13° compleanno hanno significativamente meno probabilità, (ovvero fino al 24% in meno), di essere successivamente diagnosticate con la schizofrenia. Il più grande effetto protettivo apparente è stato riscontrato per i bambini che hanno avuto un cane domestico alla nascita o sono stati esposti per la prima volta dopo la nascita ma prima dei 3 anni. Ci sono diverse spiegazioni plausibili per questo possibile "effetto protettivo" del contatto con i cani; forse qualcosa nel microbioma canino viene trasmesso all'uomo e rafforza il sistema immunitario o assoggetta una predisposizione genetica alla schizofrenia". Tra l'altro, sebbene, come già detto, non sono state rilevate associazioni positive o negative per quanto riguarda il disturbo bipolare, e complessivamente per tutte le età esaminate l'esposizione precoce ai gatti è risultata essere neutra, lo stesso Robert Yolken ha continuato precisando: "Abbiamo riscontrato un lieve aumento del rischio di sviluppare entrambi i disturbi per coloro che sono stati i primi a contatto con i gatti di età compresa tra i 9 ed i 12 anni. Ciò indica che il tempo di esposizione può essere fondamentale per modificare il rischio o meno". In sostanza un esempio di sospetto innesco trasmesso dagli animali per la schizofrenia è la toxoplasmosi, una condizione in cui i gatti sono i principali ospiti di un parassita trasmesso all'uomo attraverso le loro feci, e ben conosciuta soprattutto dalle donne in dolce attesa: da sempre a quest'ultime viene, infatti, consigliato di non cambiare i lettiere per gatti per eliminare il rischio che la malattia passi attraverso la placenta ai loro feti e causi un aborto spontaneomorte endouterina fetale o potenziali disturbi psichiatrici in un bambino nato con l'infezione. Non è un caso che in un articolo di revisione del 2003, Robert Yolken ed il collega E. Fuller Torrey avevano fornito prove di numerosi studi epidemiologici condotti dal 1953 che dimostravano l'esistenza anche di una connessione statistica tra un persona esposta al parassita Toxoplasma gondii ed un aumentato rischio di sviluppare la schizofrenia: a causa di questa scoperta e di altre simili, la maggior parte delle ricerche successive si è concentrata sullo studio di un potenziale legame tra l'esposizione precoce ai gatti e lo sviluppo di disturbi psichiatrici; mentre quello pubblicato di recente è stato tra i primi a considerare anche il contatto con i cani. Al riguardo lo studioso ha, infine, concluso affermando: "Una migliore comprensione dei meccanismi alla base delle associazioni tra esposizione agli animali domestici e disturbi psichiatrici ci consentirebbe di sviluppare adeguate strategie di prevenzione e trattamento".

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