Rilevato un nuovo tipo di esplosione magnetica sul Sole.


In questi giorni, grazie a delle osservazioni effettuate con il telescopio spaziale Solar Dynamic Observatory della NASA, (noto anche con la sigla SDO), i cui risultati sono stati pubblicati sull'Astrophysical Journal, un gruppo internazionale di ricercatori ha fatto sapere di aver osservato per la prima volta sulla parte più esterna del Sole, (ossia la corona), un'esplosione magnetica che finora prevista soltanto da diversi studi teorici. In pratica si tratta di un fenomeno chiamato "riconnessione magnetica forzata" ed è stato scatenato da un'eruzione solare: stando a quanto hanno spiegato gli scienziati, il classico pennacchio di materia, ricadendo verso il basso, ha, infatti, attraversato alcune linee di campo magnetico "aggrovigliate", facendole rompere e riallineare con una forte emissione di energia e particelle. Insomma, come già anticipato, è stata la prima volta che degli studiosi hanno rilevato qualcosa del genere: finora, infatti, era stata documentata solo la "riconnessione magnetica spontanea", vale a dire un evento che avviene quando due linee di campo magnetico, (incorporate nel plasma, cioè il caldo materiale che costituisce il 99% dell'Universo visibile), si rompono e si collegano tra di loro rilasciando grandi quantità di energia. Tuttavia, mentre per verificarsi quest'ultimo fenomeno richiede che ci sia una regione con determinate condizioni, (come ad esempio un sottile strato di gas ionizzato che conduce solo debolmente la corrente elettrica), il suddetto nuovo tipo di esplosione magnetica può avvenire in luoghi diversi, (come, per esempio, in un plasma con una resistenza ancora inferiore a condurre una corrente elettrica), solamente se esiste un qualche tipo di eruzione ad attivarla, (tra cui, ad esempio, i brillamenti e le espulsioni di massa coronale), poiché questa comprime il plasma ed i campi magnetici, inducendoli a riconnettersi. Al riguardo Abhishek Srivastava, esperto solare presso l'Indian Institute of Technology (Bhu), nonché uno dei principali autori dello studio, ha affermato: "Si tratta della prima osservazione di un driver esterno di riconnessione magnetica. Questa osservazione potrebbe essere molto utile per comprendere altri sistemi. Ad esempio, le magnetosfere terrestri e planetarie, altre fonti di plasma magnetizzato, inclusi esperimenti su scala di laboratorio in cui il plasma è altamente diffusivo e molto difficile da controllare". Ad ogni modo, sebbene il groviglio delle linee del campo magnetico sia invisibile, influenza il materiale che lo circonda: un miscuglio di particelle cariche ultra-caldo, (noto appunto con il termine di plasma), che i ricercatori hanno analizzato proprio tramite il suddetto telescopio spaziale della NASA, osservando nello specifico una lunghezza d'onda della luce che ha mostrato particelle riscaldate a 1-2 milioni di kelvin. Tra l'altro in questo modo è stato anche possibile vedere direttamente il suddetto fenomeno di riconnessione magnetica forzata: in una serie di immagini scattate nel corso di più di un'ora, si è vista, infatti, una protuberanza della corona ricadere nella fotosfera e, lungo il suo percorso di discesa, imbattersi in un groviglio di linee di forza del campo magnetico, le quali hanno causato un'evidente riconnessione a forma di "X". In ogni caso la riconnessione magnetica ha offerto una possibile spiegazione del perché l'atmosfera solare sia così calda: la corona è, infatti, milioni di gradi più calda degli strati atmosferici inferiori, e ciò ha rappresentato un enigma che ha portato la comunità scientifica a cercare per decenni quale meccanismo stia guidando tale calore. Non a caso gli scienziati hanno esaminato diverse lunghezze d'onda ultraviolette per calcolare la temperatura del plasma sia durante che dopo l'evento di riconnessione ed hanno scoperto che la protuberanza in questione, (che era abbastanza fredda rispetto alla corona), ha guadagnato calore a seguito di tale fenomeno; il che ha suggerito che la riconnessione magnetica forzata potrebbe essere un modo in cui la corona viene riscaldata localmente. Inoltre, anche se pure la riconnessione magnetica spontanea può riscaldare il plasma, questo nuovo evento sembra essere un riscaldatore molto più efficace, in quanto aumenta la temperatura di più, più rapidamente ed in modo più controllato. Comunque sia questa scoperta potrebbe spiegare alcuni misteri della corona solare, aiutando gli esperti a capire meglio il meteo spaziale ed i suoi effetti sulla Terra: considerando che questi tipi di fenomeni influenzano il tempo nello spazio, (le esplosioni di radiazioni solari, per esempio, possono danneggiare i satelliti), una migliore comprensione del fenomeno della riconnessione magnetica forzata può aiutare chi sviluppa modelli a prevedere quando le particelle di alta energia potrebbero arrivare sul pianeta. Per di più comprendere come una riconnessione magnetica possa essere innescata in modo controllato, potrebbe aiutare i fisici del plasma a riprodurla in laboratorio, con conseguenti ripercussioni positive nel loro ambito. Difatti gli studiosi stanno continuando a cercare eventi di riconnessione magnetica forzata poiché con maggiori osservazioni potrebbero comprendere meglio i meccanismi alla base dell'evento in questione. A tal proposito lo stesso Abhishek Srivastava ha, infine, concluso dichiarando: "Pensiamo che la riconnessione forzata sia ovunque. Ma dobbiamo continuare ad osservare e quantificare il fenomeno, se vogliamo dimostrare la nostra ipotesi».

Di seguito un video pubblicato dalla NASA:

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