Dimostrato che anche la durata della gravidanza può influire sul DNA dei neonati.


A quanto pare anche la durata della gravidanza può avere degli effetti sul DNA dei bambini; o almeno questo è quanto hanno rilevato alcuni ricercatori del Karolinska Institutet, (in collaborazione con un team internazionale), i quali nel corso di un loro studio, svolto nell'ambito del consorzio internazionale Pregnancy and Childhood Epigenetics, (noto anche con la sigla PACE), e pubblicato di recente sulla rivista Genome Medicine hanno mappato la relazione, appunto, tra la durata della gravidanza ed i cambiamenti chimici del DNA in oltre 6.000 neonati ed hanno scoperto che per ogni settimana in più rispetto al normale termine di gestazione, (che generalmente è di 40 settimane), nel sangue del cordone ombelicale si verificano variazioni della metilazione del DNA in migliaia di geni. In pratica, come già noto, le nascite pre-termine, (ovvero prima di 37 settimane consecutive di gravidanza), sono abbastanza comuni: secondo recente stime, infatti, tra il 5 ed il 10% di tutti i bambini nel mondo nascono prematuri. Tuttavia, sebbene la maggior parte di questi bambini si sviluppa e cresce in modo del tutto normale, una nascita prematura può portare anche allo sviluppo di malattie respiratorie e polmonari, problemi agli occhi e disturbi dello sviluppo neurologico; il che avviene soprattutto per quei bambini che nascono molto o estremamente prematuramente. In sostanza, come già risaputo, durante il periodo fetale i processi epigenetici, (ossia quelli che riguardano la modifica chimica del DNA), sono molto importanti per controllare lo sviluppo e la crescita del bambino: uno di questi fattori epigenetici è proprio la metilazione del DNA, che a sua volta influenza il grado di attivazione genica e la quantità di formazione di ogni singola proteina. Al riguardo Simon Kebede Merid, uno dei principali autori della suddetta ricerca, ha affermato: "I nostri nuovi risultati indicano che questi cambiamenti del DNA possono influenzare perfino lo sviluppo degli organi fetali". Tra l'altro gli scienziati hanno osservato che la maggior parte delle metilazioni del DNA riscontrate alla nascita tendevano a non persistere nell'infanzia, ma nel 17% dei casi i livelli erano completamente stabili dalla nascita fino all'adolescenza: ciò significa che i livelli di alcuni geni registrati nel bambino dopo il parto non cambiano, (com'è giusto che sia), con l'avanzare dell'età. A tal proposito a ciò Erik Melén, altro principale responsabile dello studio, ha, infine, spiegato: "Adesso dobbiamo indagare se i cambiamenti del DNA sono collegati ai problemi di salute dei nati prematuri. Speriamo che le nostre nuove scoperte forniranno preziose conoscenze sullo sviluppo del feto ed, a lungo termine, nuove opportunità per una migliore le cure dei bambini prematuri al fine di evitare complicazioni ed effetti avversi sulla salute".

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