Dimostrato che l'inquinamento atmosferico può contribuire all'aumento del rischio di obesità e diabete.


Apparentemente respirare aria sporca potrebbe avere un pesante effetto sui batteri intestinali, aumentando il rischio di obesità, diabete, disturbi gastrointestinali ed altre malattie croniche; o almeno questo è quanto hanno rilevato di recente alcuni ricercatori dell'Università del Colorado a Boulder nel corso di un loro nuovo studio pubblicato sulla rivista Environment International. In pratica, secondo tale ricerca, (ossia la prima a collegare l'inquinamento atmosferico ai cambiamenti nella struttura e nella funzione del microbioma intestinale umano), l'ozono si è dimostrato essere particolarmente pericoloso soprattutto nei giovani adulti esposti, i quali sono esposti a livelli più elevati di tale gas e mostrano una minore diversità microbica e più di alcune specie associate all'obesità e ad altre patologie. Al riguardo Tanya Alderete, una delle principali autrici, ha spiegato: "Sappiamo da precedenti ricerche che gli inquinanti atmosferici possono avere tutta una serie di effetti negativi sulla salute, (come, ad esempio, il diabete mellito di tipo 2, l'aumento di peso e la malattie infiammatorie intestinali). Il risultato di questo documento è che alcuni di quegli effetti potrebbero essere dovuti a cambiamenti nell'intestino". In sostanza, anche se negli anni molta attenzione è stata prestata alla salute respiratoria, i precedenti studi degli stessi scienziati avevano dimostrato che l'inquinamento può anche compromettere la capacità del corpo di regolare la glicemia ed influenzare il rischio di obesità: altre ricerche avevano invece mostrato che le visite ai pronto soccorso per i problemi gastrointestinali sono in forte aumento nei giorni ad alto inquinamento e che i giovani con alta esposizione ai gas di scarico hanno un rischio maggiore di sviluppare la malattia di Crohn. Quindi adesso per indagare su cosa potrebbe accadere all'interno dell'intestino gli studiosi hanno deciso di utilizzare il sequenziamento all'avanguardia dell'intero genoma per analizzare campioni fecali di 101 giovani adulti. Inoltre i ricercatori hanno esaminato i dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio dell'aria vicino agli indirizzi dei soggetti per calcolare la loro esposizione all'ozono, (che si forma quando le emissioni dei veicoli sono esposte alla luce solare), al particolato, (ovvero particelle pericolose sospese nell'aria), ed all'ossido nitroso, (cioè un sottoprodotto tossico della combustione di combustibili fossili). Così facendo gli scienziati hanno osservato che, come già anticipato, tra tutti gli inquinanti misurati, l'ozono risultava avere di gran lunga il maggiore impatto sull'intestino, rappresentando circa l'11% della variazione vista tra i soggetti dello studio: quelli con una maggiore esposizione all'ozono avevano anche una minore varietà di batteri che vivevano nell'intestino. In merito a ciò la stessa Tanya Alderete ha proseguito affermando: "Questo è importante poiché la diversità inferiore di batteri è stata già collegata con l'obesità ed il diabete mellito di tipo 2". Tra l'altro è emerso anche che i soggetti maggiormente esposti all'inquinante in questione presentava nell'intestino una maggiore abbondanza di una specie specifica chiamata Bacteroides caecimuris; il che risulta essere importante perché alcuni studi hanno associato alti livelli di tale batterio proprio all'obesità. Ad ogni modo gli studiosi hanno identificato in totale 128 specie batteriche influenzate dall'aumento dell'esposizione all'ozono ed hanno visto come alcune di queste possono avere un impatto sul rilascio di insulina, mentre altre possono produrre metaboliti, (inclusi gli acidi grassi), che aiutano a mantenere l'integrità della barriera intestinale ed a scongiurare l'infiammazione. A tal proposito Tanya Alderete ha continuato aggiungendo: "Probabilmente l'ozono cambia l'ambiente dell'intestino per favorire alcuni batteri rispetto ad altri e ciò può avere conseguenze sulla salute". Comunque sia, anche se la suddetta ricerca è stata relativamente piccola ed ha presentato alcune limitazioni, (incluso il fatto che i campioni di feci sono stati prelevati una sola volta), i ricercatori hanno fatto sapere che attualmente stanno procedendo con degli studi più ampi sui giovani adulti, andando anche ad esplorare come l'esposizione prenatale o precoce all'inquinamento atmosferico influenzi la formazione del microbioma intestinale in 240 bambini. Al riguardo la stessa Tanya Alderete ha, infine, concluso dichiarando: "Spero che il nostro lavoro alla fine influenzerà i responsabili politici a prendere in considerazione lo spostamento di parchi, campi da gioco ed aree residenziali lontano da strade trafficate ed aree ad alto inquinamento, ed investire di più nel soddisfare o superare gli standard di qualità dell'aria. C'è ancora molto lavoro da fare, ma ciò si aggiunge ad un corpus crescente di letteratura che dimostra che l'esposizione all'inquinamento atmosferico può avere effetti duraturi e dannosi sulla salute".

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