Osservato che la bile viene prodotta anche dall'intestino.


Tutto ciò che attualmente si conosce sulla bile, (il noto liquido basico di colore giallo-verde secreto dal fegato), potrebbe cambiare, grazie alla scoperta di nuovi acidi biliari effettuata di recente da alcuni ricercatori della Michigan State University, (in collaborazione con diverse altre istituzioni statunitensi), i quali hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature. In pratica l'acido biliare fu scoperto per la prima volta nel 1848 e gli scienziati che rivelarono la struttura degli acidi biliari vinsero il Premio Nobel per la chimica nel 1928; il che corrisonde a molto tempo fa. Tuttavia gran parte della conoscenza sulla bile non è cambiata di tanto negli ultimi decenni: viene prodotta, appunto, dal fegato, è immagazzinata nella cistifellea e viene iniettata nell'intestino dopo i pasti per scomporre i grassi. Al riguardo Robert Quinn, uno dei principali autori, ha spiegato: "Da allora, la nostra comprensione della chimica della produzione biliare nel fegato era che la spina dorsale del colesterolo della struttura dell'acido biliare è collegata agli aminoacidi glicina o taurina per produrre i nostri acidi biliari primari. Sorge la domanda su come i nuovi acidi biliari che abbiamo scoperto siano rimasti nascosti negli ultimi 170 anni di ricerca chimica sugli acidi biliari". In sostanza gli scienziati hanno rilevato che questi nuovi acidi biliari non sono prodotti dagli enzimi epatici, ma vengono secreti da microbi nello stesso intestino: si tratta di una scoperta che, come già anticipato, potrebbe cambiere il modo in cui i libri di testo medici si rivolgono alla digestione e potrebbe contribuire ad un corpus sempre più crescente di conoscenze a sostegno dell'importanza del microbioma, della comunità collettiva di batteri e di altri microrganismi che vivono nelle viscere umane, (meglio noti come microbiota). Ad ogni modo entrando un po' più nei dettagli, durante la loro ricerca, gli studiosi hanno dimostrato che anche i microbi presenti, appunto, nell'intestino sono in grado di produrre acidi biliari unici coniugando la spina dorsale del colesterolo con una miriade di altri aminoacidi; il che rappresenta un quinto meccanismo del metabolismo degli acidi biliari da parte del microbioma che espande notevolmente la comprensione della bile dei mammiferi. Difatti mentre gran parte dello studio in questione è stato condotto sui topi, questi nuovi acidi biliari sono stati trovati anche nell'uomo e si sono mostrati essere particolarmente abbondanti nelle viscere delle persone che soffrono di malattie gastrointestinali, (come, ad esempio, il morbo di Crohn e la fibrosi cistica): cosa che potrebbe essere un punto di partenza per le ricerche future. In merito a ciò lo stesso Robert Quinn ha proseguito dichiarando: "Queste molecole possono alterare le vie di segnalazione nell'intestino umano che si traducono in una riduzione della produzione complessiva di acido biliare, rappresentando un nuovo meccanismo in cui i nostri batteri intestinali possono manipolare la nostra fisiologia". Comunque sia, sebbene la connessione con la malattia sia una linea di ricerca intrigante, si tratta soltanto di risultati ottenuti in laboratorio; non a caso a tal proposito Robert Quinn, ha, infine, concluso precisando: "Chiaramente la nostra comprensione di questi composti è solo agli inizi. Questa nuova entusiasmante scoperta porta con sé più domande che risposte su questi composti e sul loro ruolo nella nostra salute".

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