Si sa, la preeclampsia è una delle principali cause di malattie e decessi tra le madri e i loro bambini a livello globale: secondo stime recenti, questo grave disturbo della gravidanza, (che è caratterizzato dall'elevata pressione sanguigna della madre ed a causa del quale spesso i bambini nascono pretermine e più piccoli della norma), si verifica fino al 5% di tutte le gravidanze nel mondo. Tuttavia, nonostante attualmente la preeclampsia sia curata dall'espulsione della placenta, il meccanismo che provoca tale patologia non è ancora del tutto chiaro; motivo per il quale recentemente alcuni ricercatori del Karolinska Institutet, (in collaborazione con tante altre istituzioni internazionali), hanno deciso di condurre un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista EBioMedicine, e che ha esaminato il ruolo di uno specifico gene, (ossia l'Antigene Leucocitario Umano-G o HLA-G), il quale è noto per proteggere la placenta dal sistema immunitario della madre. Al riguardo Juha Kere, uno dei principali autori, ha affermato: "Per una gravidanza di successo è necessario che il sistema immunitario della madre non reagisca troppo fortemente e respinga il feto, anche se metà dei suoi geni provengono dal padre e quindi estranei"; mentre Satu Wedenoja, altra principale responsabile della suddetta ricerca, ha aggiunto: "Il nostro studio rivela meccanismi di preeclampsia. Inoltre abbiamo dimostrato per la prima volta in qualsiasi specie che esiste un gene che influenza direttamente l'equilibrio di bambini e bambine nati". In pratica durante questo nuovo lavoro gli scienziati hanno analizzato i dati di ben 1,79 milioni di nascite raccolti nel Finnish Birth Registry, da una coorte nazionale di preeclampsia e da un gruppo di bambini nati morti: così facendo hanno scoperto che un numero minore di bambini, (rispetto alle bambine), erano nati da gravidanze preeclamptiche, soprattutto tra quelli prematuri e quelli più piccoli della media per la durata della gravidanza. In sostanza, secondo quanto emerso, alcune forme alternative del gene HLA-G sono collegate al rapporto maschio-femmina alla nascita, alla sopravvivenza dei feti ed, appunto, alla preeclampsia; anche se gli studiosi hanno sottolineato che la selezione naturale funziona ancora oggi sul gene in questione: sebbene le forme più antiche del gene HLA-G aumentano il rischio di morte fetale e preeclampsia, potrebbero anche proteggere il feto dalle infezioni durante la gravidanza, (come, ad esempio, la malaria). Tra l'altro i ricercatori hanno osservato che nei campioni di placenta raccolti da gravidanze preeclamptiche l'espressione genica del suddetto gene risultava essere bassa e che, al contrario, l'espressione dell'interferone-alfa-1, (ossia un gene coinvolto in disturbi autoimmuni e rigetto dei tessuti), era molto elevata. In merito a ciò la stessa Satu Wedenoja ha proseguito spiegando: "I risultati mostrano che la selezione naturale funziona attraverso il gene fetale HLA-G che influenza l'esito della gravidanza stessa e le sue complicanze. I risultati rafforzano ulteriormente le scoperte precedenti della vulnerabilità dei bambini maschi all'infiammazione della madre, aborti tardivi e preeclampsia". Ad ogni modo sulla base di quanto scoperto gli scienziati hanno proposto un noto farmaco utilizzato per i disordini autoimmuni come possibile candidato ai futuri test per prevenire o addirittura curare questa sindrome. A tal proposito Satu Wedenoja ha, infine, concluso sostenendo: "Il sistema immunitario della madre influisce sulla sopravvivenza del feto. Questo farmaco generalmente sicuro può anche essere usato durante la gravidanza e modula la reattività immunitaria, prevenendo potenzialmente la preeclampsia".
Si sa, la preeclampsia è una delle principali cause di malattie e decessi tra le madri e i loro bambini a livello globale: secondo stime recenti, questo grave disturbo della gravidanza, (che è caratterizzato dall'elevata pressione sanguigna della madre ed a causa del quale spesso i bambini nascono pretermine e più piccoli della norma), si verifica fino al 5% di tutte le gravidanze nel mondo. Tuttavia, nonostante attualmente la preeclampsia sia curata dall'espulsione della placenta, il meccanismo che provoca tale patologia non è ancora del tutto chiaro; motivo per il quale recentemente alcuni ricercatori del Karolinska Institutet, (in collaborazione con tante altre istituzioni internazionali), hanno deciso di condurre un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista EBioMedicine, e che ha esaminato il ruolo di uno specifico gene, (ossia l'Antigene Leucocitario Umano-G o HLA-G), il quale è noto per proteggere la placenta dal sistema immunitario della madre. Al riguardo Juha Kere, uno dei principali autori, ha affermato: "Per una gravidanza di successo è necessario che il sistema immunitario della madre non reagisca troppo fortemente e respinga il feto, anche se metà dei suoi geni provengono dal padre e quindi estranei"; mentre Satu Wedenoja, altra principale responsabile della suddetta ricerca, ha aggiunto: "Il nostro studio rivela meccanismi di preeclampsia. Inoltre abbiamo dimostrato per la prima volta in qualsiasi specie che esiste un gene che influenza direttamente l'equilibrio di bambini e bambine nati". In pratica durante questo nuovo lavoro gli scienziati hanno analizzato i dati di ben 1,79 milioni di nascite raccolti nel Finnish Birth Registry, da una coorte nazionale di preeclampsia e da un gruppo di bambini nati morti: così facendo hanno scoperto che un numero minore di bambini, (rispetto alle bambine), erano nati da gravidanze preeclamptiche, soprattutto tra quelli prematuri e quelli più piccoli della media per la durata della gravidanza. In sostanza, secondo quanto emerso, alcune forme alternative del gene HLA-G sono collegate al rapporto maschio-femmina alla nascita, alla sopravvivenza dei feti ed, appunto, alla preeclampsia; anche se gli studiosi hanno sottolineato che la selezione naturale funziona ancora oggi sul gene in questione: sebbene le forme più antiche del gene HLA-G aumentano il rischio di morte fetale e preeclampsia, potrebbero anche proteggere il feto dalle infezioni durante la gravidanza, (come, ad esempio, la malaria). Tra l'altro i ricercatori hanno osservato che nei campioni di placenta raccolti da gravidanze preeclamptiche l'espressione genica del suddetto gene risultava essere bassa e che, al contrario, l'espressione dell'interferone-alfa-1, (ossia un gene coinvolto in disturbi autoimmuni e rigetto dei tessuti), era molto elevata. In merito a ciò la stessa Satu Wedenoja ha proseguito spiegando: "I risultati mostrano che la selezione naturale funziona attraverso il gene fetale HLA-G che influenza l'esito della gravidanza stessa e le sue complicanze. I risultati rafforzano ulteriormente le scoperte precedenti della vulnerabilità dei bambini maschi all'infiammazione della madre, aborti tardivi e preeclampsia". Ad ogni modo sulla base di quanto scoperto gli scienziati hanno proposto un noto farmaco utilizzato per i disordini autoimmuni come possibile candidato ai futuri test per prevenire o addirittura curare questa sindrome. A tal proposito Satu Wedenoja ha, infine, concluso sostenendo: "Il sistema immunitario della madre influisce sulla sopravvivenza del feto. Questo farmaco generalmente sicuro può anche essere usato durante la gravidanza e modula la reattività immunitaria, prevenendo potenzialmente la preeclampsia".
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