Recentemente uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology da alcuni i ricercatori dell'Università della California, Irvine, (in collaborazione con l'Università di Boston e l'Università dell'Indiana), ha rivelato in che modo la ketamina subanestetica, (la quale viene utilizzata sia per la gestione del dolore che come antidepressivo), possa essere efficace nel trattamento dell'ambliopia negli adulti, vale a dire una malattia cerebrale comunemente nota come "occhio pigro". In pratica si tratta di un
disturbo della vista in cui il cervello non riesce ad elaborare gli
input di un occhio, favorendo l'altro; il che può portare ad una diminuzione della vista nell'occhio interessato. Al riguardo Xiangmin Xu, uno dei principali autori, ha affermato: "La nostra ricerca dimostra come una singola dose di ketamina subanestetica riattiva la plasticità corticale visiva degli adulti e promuove il recupero funzionale dei difetti dell'acuità visiva derivanti dall'ambliopia". In sostanza, come già noto, il farmaco in questione è comunemente usato per trattare il dolore e la depressione in quanto evoca effetti rapidi e duraturi: ci sono prove che la ketamina può controllare il modo in cui il sistema nervoso produce cambiamenti strutturali in risposta a richieste interne ed esterne, (ossia un processo chiamato plasticità neurale), ma finora il modo in cui il farmaco funziona non era stato compreso fino in fondo. In merito a ciò Steven F. Grieco, altro principale responsabile della suddetta indagine, ha spiegato: "Il nostro team di ricerca ha dimostrato che la ketamina regola l'espressione del gene NRG1 nelle cellule inibitorie della parvalbumina, con il risultato di una prolungata disinibizione corticale per migliorare la plasticità corticale nella corteccia visiva degli adulti". Mentre Xin Qiao, altro principale autore dello studio, ha poi aggiunto: "Attraverso questo meccanismo basato sulla plasticità neurale la ketamina ha mediato il recupero funzionale dall'ambliopia negli adulti". Ad ogni modo, sebbene le azioni rapide e sostenute della ketamina siano promettenti per le applicazioni terapeutiche che si basano sulla riattivazione della plasticità corticale, gli scienziati hanno fatto sapere che sono necessari ulteriori test per determinare, infine, tutte le implicazioni di questa scoperta.
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